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23 Luglio 2025 - 23:53
Beppe Sala
Un’ondata di inchieste giudiziarie sta scuotendo le fondamenta della politica locale in tutta Italia. Da Nord a Sud, nessuna area del Paese sembra risparmiata. E nessun partito escluso. La magistratura accende i riflettori su presunti reati che si annidano nelle stanze del potere, attraversando trasversalmente ogni colore politico. Le accuse vanno dalla corruzione alla gestione opaca delle risorse pubbliche, passando per scambi di favori, affidamenti pilotati e dichiarazioni false. Il quadro che ne emerge è quello di un’Italia in cui la fiducia nei confronti delle istituzioni locali è messa ancora una volta a dura prova.
Tutto parte dal capoluogo lombardo, Milano, dove il sindaco Beppe Sala ha deciso di restare al suo posto nonostante l’inchiesta sull’urbanistica lo abbia travolto con due ipotesi di reato pesanti: false dichiarazioni su qualità personali proprie o di terzi e concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma è l’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, a rischiare di più: per lui la Procura ha chiesto i domiciliari con le accuse di corruzione, induzione indebita e falso. Il cuore economico del Paese si scopre improvvisamente vulnerabile e permeabile a interessi privati che, secondo l’accusa, avrebbero inquinato le politiche urbanistiche della giunta.
Matteo Ricci
Ma basta un’ora di treno per scoprire un altro fronte incandescente. A Torino, la procura ha chiuso le indagini sul caso Rear, la società che si occupa di vigilanza e sicurezza e che da anni opera con la pubblica amministrazione. Gli indagati sono otto, per reati che spaziano dalla malversazione all’infedeltà patrimoniale. Tra i nomi spiccano figure di primo piano del centrosinistra torinese: il deputato Pd Mauro Laus, l’assessore allo Sport e Grandi Eventi Mimmo Carrettae la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo. Ma non finisce qui: l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni è indagato a Milano, sempre nell’ambito delle inchieste sull’urbanistica, in una sorta di cortocircuito giudiziario che collega le due città simbolo del Nord Italia.
Spostandoci verso il mare, in Liguria, riaffiora un’altra ferita: a Genova la sindaca Silvia Salis è finita in un’inchiesta per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, insieme all’ex assessore Sergio Gambino, esponente di Fratelli d’Italia. Un’inchiesta che riporta alla mente quella, ancora più clamorosa, che nel 2023 ha portato all’arresto dell’ex governatore Giovanni Toti, travolto da accuse di corruzione che hanno fatto tremare la giunta ligure e la politica nazionale.
Anche il Veneto non è esente. A Venezia, il sindaco Luigi Brugnaro è tra i 34 indagati per corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Palude”, che ha scoperchiato un sistema di gestione poco limpido degli affari comunali. Per l’ex assessore alla Mobilità Renato Boraso è già scattata la misura degli arresti domiciliari.
Dal centro Italia arrivano altre scosse. A Prato, l’ex sindaca Ilaria Bugetti è indagata in un’inchiesta che ipotizza uno scambio di favori con l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci. Il fascicolo, ancora aperto, alimenta dubbi su una delle amministrazioni che più avevano scommesso sul rilancio industriale del distretto.
Nelle Marche, invece, si complica la corsa alla presidenza della Regione per il candidato Pd Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro. Sull’ex primo cittadino pende un avviso di garanzia per presunte irregolarità negli affidamenti gestiti dal Comune. La procura ipotizza violazioni nei criteri di assegnazione che avrebbero favorito soggetti legati da rapporti stretti con l’amministrazione.
E al Sud? La Campania ha il suo scandalo in piena regola. A Sorrento, l’ex sindaco Massimo Coppola è stato arrestato in flagranza per aver ricevuto una mazzetta da un imprenditore. Era il 21 maggio. Ma non è finita: il 15 luglio è arrivata un’altra misura cautelare nell’ambito di un’inchiesta più ampia sugli appalti pubblici assegnati con modalità sospette.
Non mancano le ombre neanche in Puglia, dove l’ormai ex assessore regionale allo sviluppo economico Alessandro Delli Noci è accusato di corruzione e gestione illecita di fondi pubblici. Secondo i pm, avrebbe elargito favori e contributi ad alcuni imprenditori in cambio di sostegni politici e ritorni personali.
Infine, in Basilicata, il governatore di Forza Italia Vito Bardi è stato rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in induzione a dare o promettere utilità. L’indagine si inserisce in un più ampio filone che riguarda presunti episodi di malaffare nel settore sanitario lucano, uno dei più colpiti dal dissesto e dalle polemiche negli ultimi anni.
Nemmeno la Sicilia sfugge a questo lungo elenco. L’ex assessora regionale allo Sport Elvira Amata è indagata per corruzione, insieme al presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno. Il fulcro dell’inchiesta sono i contributi concessi a fondazioni ed enti culturali in cambio – secondo la procura – di consulenze e incarichi distribuiti ad amici e membri dello staff.
In un’Italia sempre più frantumata tra emergenze amministrative, bilanci in rosso e sfiducia crescente, la giustizia continua il suo cammino. Le inchieste sono tante, complesse, in alcuni casi clamorose, e toccano ogni partito, da destra a sinistra. Ma una cosa è certa: i cittadini stanno osservando. E aspettano risposte. Da Nord a Sud, da Sala a Bardi, passando per Ricci, Toti, Brugnaro e Coppola, si compone una mappa dell’Italia politica sotto assedio, dove la trasparenza sembra spesso un optional e il confine tra interesse pubblico e tornaconto privato appare sempre più labile.
Sarà ora la magistratura a stabilire verità e responsabilità. Ma intanto, la politica locale è già in crisi profonda.
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