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22 Luglio 2025 - 22:38
Portici ostaggio del caos: a Gassino esplode la rabbia dei residenti (foto di repertorio)
La denuncia è chiara: il centro storico, un tempo punto di riferimento quotidiano per residenti e commercianti, oggi è teatro di un coprifuoco rovesciato. I portici diventano ritrovo fisso di gruppetti di adolescenti che, complice la totale assenza di controlli nelle ore serali, trasformano la zona in una piazza di disturbo permanente.
Un commento dopo l’altro, la rabbia cresce. «Purtroppo siamo allo sbando. Se chiami i carabinieri, ti dicono che prima di arrivare da Chivasso i ragazzi se ne sono già andati. Oltre al danno, la beffa», scrive un’altra residente. Qualcuno ironizza amaramente: «Facciamo così: armiamoci e partiamo».
Il punto dolente è sempre lo stesso: assenza di controlli. I cittadini lamentano la mancanza di una presenza costante e capillare delle forze dell’ordine, specie nelle ore in cui il disagio esplode. «I carabinieri sono più che informati, passano di giorno e prendono nominativi, ma quelli più disturbanti arrivano alla sera», si legge in uno dei tanti commenti. Il risultato? Una spirale di impunità che alimenta menefreghismo e sfiducia nelle istituzioni.
Tra le accuse più forti, quella rivolta alle autorità locali: «I vigili non si vedono mai girare in centro a piedi, ma sono attentissimi a multare chi sfora l’orario del parcheggio. Intanto la piazzetta del Municipio, dove vige il divieto di sosta, è sempre piena di auto».
Il centro storico, oltre ad essere travolto dal caos notturno, appare sempre più come uno scenario di incuria e degrado, vittima del disinteresse e dell’assenza di interventi strutturali: «Spazzatura, ragnatele ovunque, deiezioni canine, edifici lasciati al degrado. È questa l’immagine che Gassino vuole offrire di sé?»
Le parole si fanno sempre più dure: «Siamo una comunità allo sbando. Tutti fanno quello che vogliono, senza rispetto per niente e nessuno. Finché non si farà nulla, sarà solo peggio. E la colpa è anche nostra, se continuiamo a tacere».
Mentre la politica resta in silenzio, la protesta online si trasforma in un atto di resistenza civica. Ma la vera domanda è: chi raccoglierà questo grido prima che si perda nel disinteresse generale? Le istituzioni locali intendono intervenire, o lasceranno che a parlare siano solo i clacson e i decibel?
La speranza è che queste voci, cariche di frustrazione e desiderio di cambiamento, non si dissolvano nel solito ronzio dell’indifferenza.
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