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Cronaca
19 Luglio 2025 - 12:55
Marcia NO TAV
È accaduto di nuovo, nel cuore della notte, nel cuore della Valle di Susa. Lungo il perimetro del cantiere Tav di San Didero, nella notte tra giovedì e venerdì, un gruppo di attivisti No Tav è riuscito a superare una delle recinzioni esterne “attraverso un buco”, come affermano fonti vicine al movimento. Una volta raggiunta la zona più vicina alla cancellata, i manifestanti hanno dato vita a una battitura rumorosa: un’azione simbolica, diventata storica, con cui da anni si esprime la protesta contro la realizzazione della Torino-Lione. Anche questa volta non sono mancati momenti di tensione: le forze dell’ordine, presenti in assetto antisommossa, hanno monitorato la situazione da vicino e hanno utilizzato un idrante per disperdere i presenti.
La scena, ripresa in un breve filmato circolato sul web e rilanciato dagli stessi No Tav, mostra il getto dell’acqua che investe i manifestanti, in un contesto notturno già carico di nervosismo e simbolismi. L’azione, infatti, non arriva in un momento qualsiasi: è il prologo polemico al festival “Alta Felicità”, che si aprirà ufficialmente tra pochi giorni, da giovedì 25 a sabato 27 luglio, nella stessa Valle di Susa. Un evento che, ogni estate, catalizza l’energia collettiva del movimento e che anche quest’anno promette di essere al tempo stesso spazio culturale, musicale e politico.
Il presidio permanente di San Didero si trova nei pressi del nuovo autoporto in costruzione, infrastruttura destinata a sostituire quella di Susa, che verrà smantellata per far spazio all’imbocco del tunnel di base della linea ad alta velocità. Da anni, il progetto ha generato aspre proteste locali, sia per l’impatto ambientale che per la militarizzazione del territorio. Il sito è diventato simbolo di una resistenza quotidiana, fatta di assemblee, turni di guardia, e azioni dimostrative, come quella avvenuta l’altra notte. Le recinzioni, le telecamere, le barriere jersey e i cordoni di forze dell’ordine delimitano un’area che – agli occhi degli attivisti – rappresenta la ferita aperta di una valle che si oppone da trent’anni.
Il movimento No Tav non è nato ieri. Dalla fine degli anni ’90, gruppi spontanei di cittadini, amministratori locali, tecnici e ambientalisti hanno dato vita a una delle più longeve e organizzate forme di opposizione popolare infrastrutturale in Europa. Dapprima considerato un fenomeno locale, ha saputo costruire nel tempo una rete intergenerazionale e trasversale, che ha coinvolto sindaci, agricoltori, studenti e attivisti da tutta Italia. I motivi della contestazione sono molteplici: l’impatto ambientale, la scarsa utilità dell’opera, i costi miliardari e la presenza crescente di forze militari in una zona abitata da famiglie e piccoli comuni.
A rendere il movimento ancor più longevo è stata la sua capacità di reinventarsi: dalle marce di massa ai presidi permanenti, dai ricorsi legali all’attività di controinformazione. E poi le iniziative culturali, le pubblicazioni, le relazioni internazionali, e – soprattutto – l’auto-organizzazione diffusa. È in questo contesto che si inserisce il festival Alta Felicità, evento che negli anni è diventato un punto di riferimento nazionale per la militanza ecologista e sociale.
Dal 25 al 27 luglio, la Valle di Susa tornerà a ospitare concerti, incontri, dibattiti, cene popolari, mostre e laboratori all’aperto, nel quadro del festival Alta Felicità, giunto ormai alla sua ottava edizione. L’evento – gratuito e interamente autofinanziato – è nato con l’intento di celebrare la bellezza del territorio e il diritto collettivo a decidere sul proprio futuro. Ogni edizione richiama migliaia di persone da tutta Italia, in un clima di condivisione e partecipazione.
Se da un lato il palco vede la presenza di artisti, cantautori, gruppi musicali e performer, dall’altro le giornate sono attraversate da momenti di riflessione politica, su grandi temi come la giustizia climatica, le disuguaglianze sociali, la militarizzazione dei territori, il diritto alla casa, alla salute, alla scuola pubblica. Non manca mai un momento dedicato alla situazione giudiziaria degli attivisti sotto processo o sottoposti a misure cautelari, con appelli alla solidarietà e raccolte fondi per le spese legali.
Nel tempo, Alta Felicità è diventato molto più di un festival musicale: è un rito di comunità, un atto politico, un presidio culturale, una festa popolare. È il contraltare diretto della grande opera contestata: mentre i cantieri si espandono sotto protezione militare, il festival ribadisce il valore della partecipazione orizzontale e del vivere collettivo.
L’azione della notte scorsa si inserisce dunque in un clima già carico di tensione. La sorveglianza militare nei pressi dei cantieri è stata ulteriormente rafforzata, anche in vista del festival. E se da parte del movimento si rivendica il carattere simbolico e pacifico delle azioni dimostrative, le autorità non abbassano la guardia. Le forze dell’ordine continuano a presidiare ogni accesso strategico, e non si esclude che ulteriori episodi possano verificarsi nei giorni del festival.
Il nodo, come sempre, resta l’irriducibilità del conflitto: due visioni del territorio, due idee di futuro, due linguaggi inconciliabili che continuano a scontrarsi sullo stesso suolo. Da una parte le ruspe e i blindati, dall’altra i tamburi della battitura, i canti, le tende e i furgoni attrezzati. Il movimento No Tav ha fatto del tempo una risorsa, della coerenza una bandiera. E anche in questa estate 2025, la valle torna a farsi teatro di una resistenza che non smette di far rumore.
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