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18 Luglio 2025 - 12:24
Un solo taglio invisibile salva l’ovaio e la maternità: così Candiolo sta riscrivendo la chirurgia oncologica
Un’incisione di appena 3 centimetri può cambiare la storia di una paziente oncologica. A Candiolo, nel Torinese, è stato compiuto uno dei più significativi avanzamenti chirurgici degli ultimi anni nel trattamento del carcinoma ovarico. Non si tratta soltanto di un’evoluzione tecnica, ma di una vera e propria rivoluzione culturale e medica nella gestione della malattia, in particolare per le donne giovani.
L’intervento, eseguito all’IRCCS di Candiolo, ha visto l’impiego del sistema robotico Da Vinci SP — una piattaforma avanzatissima che consente l’intera operazione attraverso una singola incisione ombelicale. Questo approccio, definito a "porta singola", riduce i punti d’accesso da quattro a uno solo, con evidenti benefici in termini di dolore post-operatorio, cicatrici visibili e tempi di recupero. Ma la vera forza di questa metodologia sta nell’equilibrio che riesce a ottenere: la massima efficacia oncologica si sposa con un impattamento minimo sulla qualità della vita e, in alcuni casi, con la possibilità di preservare la fertilità.
Il caso clinico emblema di questa innovazione riguarda una paziente di 30 anni, colpita da un carcinoma ovarico a cellule chiare in stadio iniziale. L’équipe chirurgica ha rimosso l’ovaio colpito e ha condotto un’accurata esplorazione dell’addome — tutto attraverso una sola apertura sull’ombelico. Un intervento che fino a poco tempo fa avrebbe richiesto una laparotomia più invasiva, o almeno quattro accessi laparoscopici.
Il direttore del centro oncologico ovarico dell’IRCCS, Luigi Carlo Turco, ha sottolineato come questa tecnica offra nuove prospettive alle giovani donne colpite dalla malattia. Parole che trovano un forte riscontro anche nei dati epidemiologici italiani.
Secondo i dati più aggiornati dell’Istituto Superiore di Sanità, il carcinoma dell’ovaio rappresenta la settima causa di tumore femminile in Italia, ma è tra i primi per mortalità, a causa della difficoltà nella diagnosi precoce. Nel nostro Paese, ogni anno si registrano circa 5.200 nuove diagnosi. È un tumore subdolo, che in oltre il 70% dei casi viene scoperto quando è già in stadio avanzato, perché i sintomi sono vaghi o facilmente attribuibili ad altri disturbi.
L’incidenza è più elevata tra le donne tra i 50 e i 69 anni, ma esistono forme più rare che colpiscono anche in giovane età, come appunto il carcinoma a cellule chiare. Proprio per questo motivo, le strategie di conservazione della fertilità diventano centrali in pazienti al di sotto dei 40 anni, dove il trauma oncologico si somma all’angoscia per la perdita di una possibile maternità.
Dal punto di vista della sopravvivenza, si registra un graduale miglioramento grazie ai progressi terapeutici. Tuttavia, la sopravvivenza a 5 anni resta ancora intorno al 38% nelle forme avanzate, mentre nelle forme iniziali supera il 90%. La differenza, quindi, la fa la diagnosi precoce e l’efficacia del trattamento iniziale. In questo contesto, tecniche mini-invasive come quella adottata a Candiolo diventano un’arma preziosa.
L’operazione condotta a Candiolo non rappresenta solo una svolta tecnologica, ma anche un esempio di chirurgia personalizzata, capace di rispondere ai bisogni medici e umani della paziente. Se fino a pochi anni fa il binomio “tumore e fertilità” significava quasi sempre un addio alla maternità, oggi si aprono nuovi scenari. L’equipe medica piemontese dimostra come l’alta tecnologia possa essere messa al servizio della vita, non solo per salvarla ma anche per restituirle dignità e prospettiva.
La riduzione del trauma chirurgico comporta inoltre un minor ricorso ad analgesici, una degenza più breve e una ripresa psicofisica accelerata, che può fare la differenza nell’affrontare i successivi passaggi della terapia, come la chemioterapia o il follow-up oncologico. Non da ultimo, incide positivamente sull’immagine corporea e sull’equilibrio emotivo delle pazienti, spesso segnate da anni di cure e cicatrici invisibili.
L’IRCCS di Candiolo si conferma tra i centri di eccellenza a livello europeo, capace di unire ricerca, innovazione clinica e attenzione alla persona. Il successo dell’intervento “a porta singola” è il risultato di un lavoro di squadra, multidisciplinare, che coinvolge chirurghi oncologi, anestesisti, infermieri, psicologi e ricercatori.
Ma è anche un messaggio forte al sistema sanitario nazionale: investire in tecnologie chirurgiche all’avanguardia e in formazione medica continua significa rispondere concretamente ai bisogni di una società in evoluzione. Dove curare il cancro non basta: bisogna anche curare la vita che viene dopo.
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