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Allarme PFAS in Piemonte: pericolo per i Vigili del Fuoco. Mentre il Comune di Chivasso tace...

Il Movimento 5 Stelle porta in Regione tre mozioni sul PFAS: salute dei pompieri, controlli ambientali e leggi più severe

Allarme PFAS in Piemonte: pericolo per i Vigili del Fuoco. Mentre il Comune di Chivasso tace...

Allarme PFAS in Piemonte: pericolo per i Vigili del Fuoco. Mentre il Comune di Chivasso tace...

PFAS: il Movimento 5 Stelle batte un colpo, anzi tre. Parliamo dei consiglieri regionali del Movimento, non di quello chivassese. Il M5S di Chivasso non interviene su nessuna delle questioni che possono interessare gli abitanti della nostra città.

Eppure Marco Marocco è stato eletto responsabile del gruppo territoriale 5 Stelle di “Torino – Provincia Nord Est”, che comprende Chivasso e altri 13 Comuni della zona (da Settimo a San Mauro a Montanaro e ai Comuni della collina). Ed è pure entrato a far parte del Consiglio di amministrazione di Seta, una carica ovviamente retribuita.

Altra aria si respira a Torino in Regione. Alla fine di giugno tre consiglieri regionali del Movimento 5 StelleAlbero Unia, Pasquale Coluccio e Sarah Disabato – hanno presentato in Consiglio regionale tre interventi sul Pfas (mozioni ed emendamenti alla legge regionale “omnibus”) tutti approvati dal consiglio.

Il primo sollecita il Governo ad approvare una legge che regoli in modo uniforme su tutto il territorio nazionale la produzione e l’uso di prodotti contenenti Pfas. Una legge all’altezza di quella della Regione Piemonte. Sì, perché la nostra Regione quattro anni fa ha approvato una legge sui Pfas (Legge Regionale 25/2021, in particolare l’articolo 74) all’avanguardia, la migliore di quelle di tutte le altre Regioni italiane. Ora si tratta di applicarla, e le resistenze sono forti.

La seconda chiede l’istituzione di un “osservatorio tecnico-scientifico”, che ogni sei mesi presenti al Consiglio una relazione sull’implementazione della legge e sulle condizioni effettive del territorio: dove e quanto Pfas sia presente nelle acque, nell’aria e nel suolo.

La terza riguarda i Vigili del Fuoco.

I consiglieri 5 Stelle citano studi autorevoli che mostrerebbero che le tute usate dai pompieri, e forse anche la schiuma sparsa sugli incendi, contengono Pfas in misura pericolosa per la loro salute. Al riguardo i tre consiglieri hanno presentato la “mozione n. 200”, approvata da tutti i colleghi di tutti i partiti, che impegna la giunta regionale a “predisporre tempestivamente, attraverso gli organi competenti, un biomonitoraggio sangue e urine, su base volontaria, sui livelli di pfas nell’organismo dei Vigili del Fuoco professionisti e volontari anche in quiescenza”.

PFAS: UN PERICOLO ANCHE PER I VIGILI DEL FUOCO

Con la “mozione n. 200” i consiglieri del M5S toccano un aspetto del Pfas meno noto, del quale finora si è parlato troppo poco sui media. Oltre al controllo costante su sangue e urine dei Vigili del Fuoco che si prestino volontariamente, i consiglieri 5 Stelle chiedono che i controlli di sangue e urine vengano inclusi nelle visite periodiche previste dalla medicina del lavoro, e che l’INAIL riconosca ai Vigili “lo status di categoria di lavoratori sottoposti ad impieghi altamente e particolarmente usurante e invalidante”.

Nella mozione gli esponenti del Movimento illustrano le ragioni delle loro istanze. Gli indumenti indossati dai Vigili del Fuoco al lavoro contengono Pfas (Politetrafluoroetilene - Ptfe): e lo contengono perché a sua volta il Pfas è presente nel teflon, uno dei componenti delle tute. Il teflon è un composto chimico di fluoro e carbonio che ha una caratteristica importante: resiste a temperature molto elevate. Per questo lo troviamo in molti prodotti e luoghi, ai quali non avremmo nemmeno pensato. Ne troviamo un lungo elenco in un articolo di giugno de “Il Manifesto”, citato dai 5 Stelle: “pentole [antiaderenti], carta da forno, cosmetici, imballaggi alimentari, prodotti per le pulizie. E poi tappeti, vernici, scarpe, tessuti, mobili imbottiti, sigillanti, adesivi e molto altro. Il Teflon contenente Pfas va poi a riempire le nostre case – comprese le camerette dei bambini – uffici e tutti i luoghi chiusi, dai musei ai cinema passando per gallerie, ospedali, case di riposo, scuole e università”.

I consiglieri Cinque Stelle osservano che il Teflon fino a qualche anno fa conteneva Pfoa – una delle tante sottospecie di Pfas. Però riconoscono che una legge del 2013 ha vietato il Pfoa. Ma il Pfoa rimane nei prodotti a base di teflon fabbricati prima del 2013, tute dei vigili compresi. Inoltre i Vigili del Fuoco anziani hanno indossato a lungo tute di teflon, e ciò potrebbe avere consentito al Pfas di depositarsi nell’organismo per anni.

Palazzo Santa Chiara, sede del Comune di Chivasso

GLI STUDI SUL PERICOLO PER I POMPIERI

I tre militanti 5 Stelle in Regione richiamano studi che sostengono o ipotizzano danni alla salute prodotti dal Pfas.
Ad esempio:
A) Secondo uno studio del 2017 dell’associazione no profit americana “firefightercancersupport.org” i Vigili del Fuoco assorbono attraverso la pelle sostanze chimiche nocive, compresi gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), in misura da tre a più di cinque volte la quantità di sottoprodotti degli IPA nelle loro urine dopo un incendio rispetto a prima dell'incendio.
B) Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Science & Technology”, un team di epidemiologi dell'Università di Yale ha individuato cellule di cancro al colon a livelli di PFAS comparabili a quelli presenti nel sangue dei Vigili del Fuoco.
C) A luglio 2022 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha riclassificato la lotta antincendio dei Vigili del Fuoco come occupazione ad alto rischio per il cancro.

Ecco perché in Regione i 5 Stelle hanno presentato queste mozioni riguardanti il Pfas. C’è da sperare che i provvedimenti che essi chiedono vengano concretizzati al più presto e non si perdano nei cassetti della Regione o vengano rallentati dalla pressione delle lobby. Ci dice Alberto Unia: “Grazie ai nostri atti la Regione ha fatto un passo avanti sulla lotta ai Pfas anche se ora dovrà dimostrarlo coi fatti”.

LA PROTESTA DEI GESTORI DELLE DISCARICHE

A proposito di pressioni sulla Regione, Paolo Foietta, presidente della neocostituita “Autorità Rifiuti Piemonte”, ha esposto le difficoltà nelle quali si trovano le discariche: la legge regionale “virtuosa” del Piemonte ha introdotto limiti a suo avviso troppo stringenti per le emissioni di Pfas. La questione riguarda anche il percolato (che contiene Pfas) che le discariche rilasciano e che viene inviato ai depuratori.

Ma i depuratori non vogliono più accogliere il percolato delle discariche che contiene Pfas in misura superiore a quanto consentito dalla legge regionale. Non vogliono e non possono, perché i depuratori esistenti non dispongono delle costose tecnologie per trattare il Pfas.

Per conseguenza le discariche sono costrette a cercare modi alternativi di smaltire il percolato. Uno di questi è di mandarlo in altre Regioni, che hanno leggi di manica più larga. Ma spedire il percolato fuori Regione rappresenta un costo molto alto per le discariche: un costo che finirà per scaricarsi sulla TARI.

La richiesta implicita nella protesta di Foietta è la seguente: la Regione Piemonte deve modificare la legge e renderla più permissiva, più simile a quelle delle altre Regioni. Così, mentre i 5 Stelle esigono che tutte le altre Regioni si adeguino al maggior rigore della legge regionale piemontese, Foietta finisce per chiedere il contrario, cioè che il Piemonte addolcisca la sua stringente normativa sul Pfas e si adegui alle maniche più larghe delle altre Regioni.

A CHIVASSO IL COMUNE TACE

Recentemente l’assessore chivassese all’ambiente Fabrizio Debernardi ha rilasciato alla stampa locale una lunga intervista sulla questione Pfas. Una intervista interessante e che fornisce molte informazioni utili.

Peccato che Debernardi nulla dica del problema che interessa proprio Chivasso. Come ci ha confermato in maggio Città Metropolitana, SMAT ha protestato perché non è in grado di trattare e smaltire, nel suo depuratore di Regione Arianasso, il percolato che riceve dalle discariche chivassesi. SMAT ha rivolto la protesta a Città Metropolitana perché è proprio l’ex Provincia ad autorizzare e regolamentare le attività di discarica.

Perciò Città Metropolitana ha deciso di convocare un tavolo tecnico per affrontare la questione: un tavolo al quale debbono partecipare il Comune di Chivasso, SMAT, la società delle discariche, la Regione e ARPA.

Ma queste informazioni che abbiamo ottenuto da Città Metropolitana risalgono a maggio, e siamo arrivati a luglio: questo tavolo tecnico si è tenuto? Quale è stata la posizione del nostro Comune? Quali percentuali di Pfas sono state rilevate a Chivasso? Quali provvedimenti ha eventualmente assunto il tavolo tecnico? Il tavolo tornerà a riunirsi, forse periodicamente, e quando? Manco a dirlo, il Comune non ha informato i cittadini sullo stato della questione.

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