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Il Comune introduce il taser per i vigili: sicurezza o simbolo di militarizzazione urbana?

Il sindaco annuncia l'uso dei taser modello 10 per la polizia locale, tra consensi e critiche

Il Comune introduce il taser per i vigili

Il Comune introduce il taser per i vigili: sicurezza o simbolo di militarizzazione urbana?

Saranno i primi nella provincia di Cuneo a impugnarlo, e forse anche tra i primi in Piemonte: gli agenti della polizia locale di Fossano avranno presto in dotazione il taser modello 10, una pistola a impulsi elettrici destinata a essere utilizzata in via sperimentale per sei mesi. La notizia è stata ufficializzata dal sindaco Dario Tallone al termine del corso di formazione specifico, che ha coinvolto dieci agenti, tra ufficiali e sottufficiali.

Un primato operativo, certo, ma anche un segnale politico forte, che sta già facendo discutere. Il taser, introdotto con grande enfasi dal primo cittadino, viene descritto come uno strumento di deterrenza. In realtà, l’impiego operativo effettivo del taser è ancora vincolato al completamento di un iter tecnico-sanitario: le linee guida cliniche devono essere approvate dall’ASL, e resta ancora da concludere la parte normativa necessaria per l’autorizzazione definitiva. Ma nel frattempo, l’arma è già stata consegnata al comando di polizia municipale, in attesa del via libera finale.

La decisione del Comune ha suscitato prese di posizione contrastanti. A sollevare dubbi è stato in particolare il gruppo Cuneo Possibile, che ha bollato la misura come “una risposta sbagliata a un problema diverso”. 

Le critiche non sono isolate. Il tema del taser, già da anni oggetto di discussione a livello nazionale, resta divisivo. Da un lato, chi lo considera un mezzo utile per evitare il ricorso all’arma da fuoco, dall’altro chi lo vede come una deriva verso la militarizzazione dei corpi civici, in particolare nelle città medie e nei piccoli comuni dove gli episodi di violenza sono rari ma fortemente mediatici.

A Fossano, tuttavia, il dibattito si è acceso anche per un’altra ragione: la mancanza di un confronto pubblico. La sperimentazione è stata annunciata a fatto compiuto, senza passare da un percorso partecipato o da un passaggio in consiglio comunale aperto alla cittadinanza. Una scelta che molti hanno letto come un'imposizione unilaterale, tanto più su un tema che riguarda la percezione di sicurezza collettiva e la fiducia nelle istituzioni.

Dal punto di vista operativo, i taser saranno affiancati agli strumenti già in dotazione, tra cui pistole d’ordinanza e spray urticanti. Ma resta da capire in quali situazioni saranno effettivamente utilizzati. Le linee guida nazionali ne prevedono l’uso in casi di aggressione imminente o comportamenti pericolosi non contenibili con altri mezzi, ma la prassi concreta può variare molto da contesto a contesto.

Fossano diventa così un laboratorio locale, e il test che inizierà nei prossimi mesi sarà osservato con attenzione anche da altri comuni della provincia. Se da un lato l’iniziativa si inserisce in una strategia di rafforzamento del controllo del territorio, dall’altro rischia di innescare un clima di tensione permanente, in cui la polizia urbana assume funzioni sempre più simili a quelle delle forze dell’ordine statali.

In un periodo in cui il dibattito nazionale ruota attorno alla gestione della sicurezza urbana, al ruolo della polizia locale e al bilanciamento tra ordine pubblico e diritti individuali, la scelta di Fossano riapre una questione profonda: vogliamo città più sicure o città più armate? E, soprattutto, chi decide cosa davvero ci protegge?

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