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A Settimo un’area giochi intitolata a Rachel Corrie, attivista per i diritti umani

L'area giochi di Via Montesilvano dedicata a Rachel Corrie: un tributo al coraggio e alla lotta per la dignità umana e la solidarietà internazionale.

A Settimo un’area giochi intitolata a Rachel Corrie, attivista per i diritti umani

A Settimo un’area giochi intitolata a Rachel Corrie, attivista per i diritti umani

L’Associazione Culturale Due Fiumi ha annunciato con orgoglio che, grazie a una sua proposta inoltrata tempo fa alla Commissione Toponomastica del Comune di Settimo Torinese, è stato compiuto un passo significativo sul fronte della memoria attiva e dell’educazione ai diritti umani. La Giunta Comunale, nella seduta del 24 giugno 2025, ha deliberato l’intitolazione dell’area giochi di via Montesilvano alla figura di Rachel Corrie, giovane attivista statunitense diventata un simbolo mondiale dell’impegno nonviolento per la giustizia e la pace, in particolare nel drammatico contesto del conflitto israelo-palestinese.

Rachel Corrie nasce a Olympia, nello stato di Washington (USA), il 10 aprile 1979. Sin da giovanissima, si distingue per un'acuta sensibilità verso i temi della povertà, dell’emarginazione e della responsabilità globale. Durante gli anni universitari si avvicina all’International Solidarity Movement (ISM), un’organizzazione pacifista che opera nei Territori Palestinesi Occupati attraverso azioni dirette nonviolente a fianco della popolazione civile.

Nel gennaio 2003, Rachel si reca come volontaria nella Striscia di Gaza, a Rafah, uno dei luoghi più martoriati del conflitto, allora sotto intensi bombardamenti e demolizioni da parte dell’esercito israeliano. Lì, insieme ad altri attivisti internazionali, si impegna in attività di interposizione pacifica per tentare di impedire la distruzione di abitazioni palestinesi, spesso senza preavviso e con famiglie ancora all’interno.

Il 16 marzo 2003, mentre si trovava davanti a una casa minacciata di abbattimento, Rachel viene travolta da un bulldozer corazzato dell’IDF (Israel Defense Forces). Secondo i testimoni, era visibile, indossava un giubbotto fluorescente e gridava. L’autista del mezzo ha sostenuto di non averla vista. Rachel morì poche ore dopo per le ferite riportate, a soli 23 anni. La sua morte suscitò indignazione e commozione a livello internazionale, generando un acceso dibattito sulle responsabilità dell’esercito israeliano e sulla presenza internazionale nei territori occupati.

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Le indagini e i processi successivi non portarono mai al riconoscimento ufficiale di responsabilità da parte delle autorità israeliane. Nel 2012, un tribunale israeliano stabilì che la sua morte era avvenuta in “zona di guerra” e che quindi l’esercito non poteva essere ritenuto colpevole. Anche la Corte Suprema, nel 2015, confermò questa posizione. Tuttavia, per l’opinione pubblica globale, Rachel Corrie è rimasta – e rimane – un simbolo di resistenza nonviolenta, di vicinanza ai più deboli e di sacrificio civile.

Nel comunicato diffuso dall’Associazione Due Fiumi, è stata ricordata una delle riflessioni più potenti tratte dai suoi scritti personali, parole che ancora oggi risuonano con forza:

“Sto scoprendo una forza straordinaria e una straordinaria capacità elementare dell’essere umano di mantenersi umano anche nelle circostanze più terribili – anche di questo non avevo mai fatto esperienza in modo così forte. Credo che la parola giusta sia dignità.”Rachel Corrie

Dopo la sua morte, i genitori, Cindy e Craig Corrie, fondarono a Olympia la Rachel Corrie Foundation for Peace and Justice, un’organizzazione che continua il suo impegno attraverso progetti di cooperazione, testimonianza, educazione e promozione della giustizia sociale, in particolare a sostegno della causa palestinese e dei principi della nonviolenza. La Fondazione rappresenta oggi uno dei lasciti più significativi di Rachel, mantenendo viva la sua voce e i suoi ideali. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito: https://rachelcorriefoundation.org.

L’intitolazione dell’area giochi di via Montesilvano è molto più di un atto simbolico. È un gesto forte e necessario, un segnale rivolto soprattutto alle nuove generazioni, un invito a ricordare che il coraggio civile, la difesa dei diritti umani e la solidarietà non sono concetti astratti, ma valori concreti da coltivare nella quotidianità, anche nei luoghi destinati all’infanzia e alla comunità.

In un tempo segnato da guerre, disumanità e crescente indifferenza, Settimo Torinese sceglie di dare un nome alla speranza: un nome scomodo, coraggioso, che impone domande, che apre prospettive, che accende la memoria. La città, grazie all’impegno tenace dell’Associazione Due Fiumi, ha deciso di non dimenticare. Di raccontare. Di schierarsi, in modo semplice ma netto, dalla parte della pace, della dignità umana, della verità.

Perché ricordare Rachel Corrie non è solo un tributo. È una responsabilità. E un messaggio che resterà scolpito nel gioco dei bambini, nel nome di un luogo, nella coscienza di chi lo attraverserà.

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