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Lanzo, banconote da 50 euro usate per ingannare baristi e negozianti

Individuati i responsabili di camminanti siciliani. La truffa è nota alle forze dell'ordine

Lanzo, banconote da 50 euro

Lanzo, banconote da 50 euro usate per ingannare baristi e negozianti

È una vecchia truffa, ma funziona ancora: quella del “resto dei 50 euro”, tanto semplice quanto efficace, praticata con astuzia e faccia tosta da chi la conosce bene. A Lanzo Torinese, nelle ultime settimane, è tornata a colpire grazie a due donne e un uomo, tutti sui quarant’anni, appartenenti – secondo quanto riferito dagli inquirenti – a una comunità seminomade siciliana legata al fenomeno dei cosiddetti camminanti di Noto, noti per muoversi in gruppi e per vivere di truffe itineranti in giro per l’Italia.

Il meccanismo è sempre lo stesso: si entra in un bar o in un piccolo negozio, si consuma un prodotto da pochi euro, si paga con una banconota da 50 euro e poi, con grande naturalezza, si finge un ripensamento. Le truffatrici rimettono la banconota nel portafoglio – "forse ho delle monete…", dicono – mentre il commerciante, distratto, consegna il resto come se i 50 euro fossero stati incassati. E in pochi secondi il gioco è fatto: bottino di 45-48 euro per ogni colpo, senza dover nemmeno correre.

A Lanzo, il trio è riuscito a mettere a segno almeno tre raggiri, prima che due tentativi andati a vuoto insospettissero i titolari dei negozi, che hanno segnalato l’anomalia ai carabinieri della stazione locale, coordinati dal maresciallo Paolo Spataro. Gli investigatori, incrociando le descrizioni fornite dai commercianti e i filmati delle telecamere di videosorveglianza, sono riusciti a individuare i responsabili.

Le due donne e l’uomo – quest’ultimo con funzioni di “palo” all’esterno, pronto a segnalare eventuali rischi – arrivavano in paese a bordo di una Lancia Y, che ora è al vaglio dei militari per verificare eventuali collegamenti con altri episodi analoghi nella zona.

Le truffatrici sono state denunciate per truffa, ma l’indagine resta aperta. I carabinieri non escludono che il gruppo abbia colpito anche in altri comuni della zona, con modalità analoghe. La tecnica, infatti, si presta a passare inosservata nei piccoli esercizi, dove spesso i titolari gestiscono da soli la cassa e sono più vulnerabili a questo tipo di inganno. Nessuna violenza, nessuna minaccia, solo un’apparente normalità che inganna il prossimo.

La truffa del resto fittizio non è una novità nei fascicoli giudiziari italiani: già in passato i camminanti siciliani sono stati coinvolti in inchieste su raggiri seriali, in particolare in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, spesso ai danni di negozi di alimentari, tabaccherie e bar di provincia. Sono truffe che si ripetono a ciclo, con piccoli bottini che però, sommati su vasta scala, diventano una vera fonte di reddito illecito per chi ne fa una professione.

Il fenomeno dei camminanti – storicamente documentato e oggetto di indagini anche sociologiche – coinvolge famiglie e clan che vivono ai margini della legalità e si spostano continuamente lungo la penisola, con una conoscenza raffinata delle strategie di raggiro. Le forze dell’ordine, da tempo, seguono le tracce di questi gruppi, ma la loro mobilità e il ricambio dei componenti rendono complesso fermarli in modo definitivo.

A Lanzo, però, grazie alla prontezza degli esercenti e al lavoro capillare dei carabinieri, qualcosa si è rotto nel meccanismo. Le denunce sono state formalizzate e ora si attendono gli sviluppi giudiziari, mentre proseguono le verifiche su eventuali altri colpi in zona.

Intanto, il maresciallo Spataro invita i commercianti della zona a fare attenzione a questi episodi e a non esitare a segnalare qualsiasi anomalia, anche se si tratta di pochi euro: "Ogni truffa è una ferita alla fiducia quotidiana", ha spiegato in via informale, "e anche i piccoli inganni vanno presi sul serio". Un messaggio chiaro, che punta non solo a colpire chi ha frodato, ma anche a rafforzare la rete di collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine.

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