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Velodromo addio: l’associazione Francone restituisce le chiavi al Comune

Dietro la rottura, accuse di immobilismo e scarsa visione condivisa: una frattura che rischia di spegnere un hub sociale e sportivo

Il Velodromo Francone

Il Velodromo Francone

Dopo anni di impegno costante, investimenti e passione, il Velodromo Francone ASD getta la spugna. Dal prossimo 30 settembre, l’associazione sportiva di San Francesco al Campo restituirà le chiavi del Centro Polisportivo Comunale all’Amministrazione, ponendo fine a una convenzione che, almeno nei suoi intenti originari, doveva garantire sviluppo, manutenzione e promozione dell’intera area sportiva.

La decisione, comunicata già ad aprile e ufficializzata con un comunicato diffuso il 15 luglio, arriva dopo mesi di tentativi falliti di confronto con il Comune. Il tono, seppur misurato, è amaramente polemico. Il presidente Davide Francone non usa giri di parole: «Abbiamo sempre avuto fiducia nel Comune. Ma questa fiducia oggi non la sentiamo più». Il nodo centrale è l’assenza di visione condivisa e di un progetto concreto per il futuro del Centro, che secondo l’associazione necessiterebbe di programmazione a medio-lungo termine e garanzie economiche solide. Garanzie che, stando alla loro ricostruzione, l’Amministrazione non è stata in grado – o non ha voluto – offrire.

La rottura, definita “sofferta ma inevitabile”, non è solo una questione burocratica. In ballo c’è il futuro di una struttura che, negli anni, è diventata molto più di un semplice velodromo. Lì convivono e collaborano realtà come la World on Bike Free Time per il ciclismo giovanile, la Ludotella con il suo centro estivo, i gruppi di tennis, calcetto, bocce, la Pro Loco e molte altre associazioni locali. Un microcosmo sportivo e sociale che, secondo il Francone, rischia ora di essere messo in discussione da una gestione poco chiara e scarsamente partecipata.

Proprio sulla mancanza di coinvolgimento si concentra una delle accuse più nette: «Non abbiamo alcuna intenzione di entrare nel merito delle decisioni progettuali del Comune», si legge nel comunicato, «ma la totale esclusione della nostra esperienza nei processi di ampliamento e sviluppo è una prova ulteriore della scarsa fiducia nei nostri confronti». Parole dure, che mostrano quanto il rapporto tra il Velodromo e il Comune si sia incrinato ben oltre il piano amministrativo.

Il comunicato, per quanto firmato in modo sobrio, è un atto di denuncia. Dietro ogni passaggio traspare la frustrazione per mesi di dialoghi rimasti sulla carta, per la sensazione di essere diventati ospiti sgraditi in una casa costruita con anni di lavoro volontario e dedizione. L’ASD Francone sottolinea come l’assenza di “coraggio” da parte del Comune sia stata determinante. Mentre le associazioni, spiegano, si espongono, investono e rischiano, la macchina comunale sarebbe rimasta paralizzata da calcoli e timori.

Eppure, nonostante la rottura, l’associazione non chiude i ponti. Promette di continuare a operare nel settore della promozione sportiva dilettantistica, di difendere la vocazione ciclistica del velodromo – riconosciuto a livello nazionale – e si dichiara, ancora una volta, disponibile al dialogo. Un’apertura finale che suona però più come un invito a riflettere sul passato che una reale fiducia in un futuro condiviso.

Nel frattempo, resta da capire come l’Amministrazione comunale intenda gestire la transizione e, soprattutto, quale sia la sua idea di Centro Polisportivo. Chi si occuperà della manutenzione? Come verranno gestite le attività sportive e associative? Verrà indetto un nuovo bando o si procederà con una soluzione provvisoria? Interrogativi tutt’altro che secondari, considerato il ruolo centrale che l’impianto ricopre nella vita della comunità.

Il rischio – concreto – è che, senza una regia forte e una visione chiara, quel polo sportivo costruito negli anni con passione e competenze finisca per svuotarsi di senso, trasformandosi in un contenitore vuoto, in balia di scelte occasionali e di bilanci fragili. Un paradosso doloroso per un Comune che da decenni si fregia del suo velodromo come simbolo identitario e attrattivo.

Intanto, a San Francesco al Campo, la stagione estiva prosegue tra tornei e centri estivi, mentre sullo sfondo si consuma una frattura politica e culturale destinata a lasciare il segno. Perché il vero problema, come spesso accade, non è l’assenza di risorse, ma la mancanza di volontà condivisa. E quando anche la fiducia – valore fondativo di ogni alleanza civica – viene meno, non restano che le chiavi. Da consegnare. E voltare pagina.

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