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09 Maggio 2025 - 20:07
Doveva essere una grande occasione per il paese, un riconoscimento prestigioso per una comunità che ha fatto del ciclismo un punto d’identità.
E invece, la candidatura di San Francesco al Campo a Capitale Europea del Ciclismo 2026 è naufragata nel silenzio, tra scelte rinviate, promesse non mantenute e un'amministrazione che ha alzato bandiera bianca. A far discutere, ora che siamo a maggio, è soprattutto il modo in cui tutto è stato gestito. L’ultimo Consiglio comunale, convocato ad aprile su pressione delle opposizioni, ha affrontato l’argomento con toni tutt’altro che distesi.
Le minoranze, che da settimane chiedevano chiarimenti, hanno portato in aula tutte le domande che finora erano rimaste senza risposta: quali passi sono stati compiuti per portare avanti la candidatura? Perché si è deciso di rinunciare? Sono stati investiti soldi pubblici? E se sì, dovranno essere restituiti? Le risposte dell’amministrazione non hanno convinto del tutto.
Il sindaco Giuseppe Demaria ha ricostruito l’intero iter, dall’entusiasmo seguito alla partenza del Giro d’Italia dal Velodromo Francone alla constatazione che, nei fatti, non c’erano le condizioni per reggere l’urto organizzativo.
Le richieste imposte dal bando – come l’obbligo di organizzare almeno venti eventi sportivi nel 2026 – sono state considerate troppo impegnative per una struttura comunale già al limite. A questo si è aggiunto, secondo quanto riferito in aula, il silenzio della Regione Piemonte: nonostante le rassicurazioni iniziali, non sarebbe arrivato alcun sostegno concreto, né sul piano economico né su quello organizzativo. Si è parlato di contatti tentati e mai andati a buon fine, di risposte attese e mai arrivate.
Per sopperire alla carenza di personale, si era anche valutata l’ipotesi di coinvolgere realtà esterne, come la ciclistica Francone. Ma i costi aggiuntivi – tra gestione, logistica e promozione – hanno reso impraticabile anche questa via.
Così, a poche settimane dalla prevista visita della commissione europea incaricata di valutare il progetto, è arrivato il passo indietro definitivo. Una rinuncia che la Giunta ha definito “sofferta”, ma necessaria.
Dall’altra parte, l’opposizione ha parlato apertamente di occasione mancata e di responsabilità politiche. C’è chi ha ricordato il precedente del 2000, quando – proprio grazie al Velodromo Francone – San Francesco aveva ospitato la Coppa del Mondo di ciclismo su pista. Allora, le difficoltà non mancavano, ma la determinazione permise di superarle. Oggi, invece, si è preferito mollare la presa. Tra i più critici, l’ex sindaco Sergio Colombatto, che non ha risparmiato stoccate all’attuale maggioranza. Secondo lui, il progetto è stato portato avanti con troppa leggerezza, senza una figura di riferimento, senza un piano preciso, senza la volontà reale di arrivare in fondo. Ha anche criticato il fatto che il Consiglio fosse stato coinvolto solo a giochi fatti, quando ormai la decisione era già stata presa.
A preoccupare, adesso, è il futuro del Velodromo Francone. Il Comune ha promesso che i lavori di riqualificazione andranno avanti comunque, grazie a un bando regionale per il rifacimento della pista e della cabina elettrica. Ma senza il traino della candidatura, è lecito chiedersi se quei fondi basteranno. La sensazione, tra molti cittadini e consiglieri, è che si sia persa un’occasione irripetibile. Dopo la visibilità ottenuta con il Giro d’Italia, San Francesco aveva tutte le carte in regola per giocarsi questa partita. Ma la macchina si è inceppata. Forse per mancanza di coraggio, forse per limiti strutturali, forse per scelte politiche discutibili.
Resta una comunità che guarda con amarezza a quello che poteva essere. E un titolo – quello di Capitale Europea del Ciclismo – che andrà altrove. Mentre San Francesco al Campo torna ai suoi ritmi abituali, con una pista ciclabile appena rifatta e già sotto accusa. Anche quella, a sentire molti, non proprio un capolavoro.
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