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14 Luglio 2025 - 18:14
Allarme povertà minorile in Italia: un futuro incerto per un bambino su quattro (immagine di repertorio)
Secondo i dati diffusi oggi, la crisi sociale italiana ha un volto minorenne, e troppo spesso straniero. Tra i bambini con cittadinanza non italiana, quasi uno su due si trova in condizioni economiche e abitative precarie, con un tasso di rischio pari al 43,6%, esattamente il doppio rispetto ai coetanei italiani (23,5%).
Il quadro peggiora nelle regioni del Sud e nelle Isole, dove la percentuale di minori a rischio sale oltre il 43%. È un’Italia a due velocità che penalizza i più piccoli già dalla culla, tracciando una diseguaglianza destinata a moltiplicarsi con l’età.
Non è soltanto una questione geografica. A fare la differenza è anche il titolo di studio dei genitori. I bambini che vivono con adulti fermi alla licenza media o addirittura privi di istruzione formale sono esposti al rischio povertà nel 51,8% dei casi. Un dato impietoso, cinque volte superiore rispetto a chi ha almeno un genitore laureato (10,3%). L’istruzione, ancora una volta, si conferma una barriera o una trappola, a seconda del contesto familiare.
In queste famiglie, già schiacciate dai bassi redditi, si sommano mutui o affitti troppo pesanti, che colpiscono il 22,7% e il 23,6% delle famiglie con minori, percentuali ben più alte rispetto alla media nazionale. E mentre l’inflazione colpisce i beni di prima necessità, sempre più famiglie devono scegliere tra pagare le bollette e mandare i figli in gita scolastica.
Un dato positivo, almeno sul piano statistico, c’è: rispetto al 2021, la quota complessiva di minori a rischio è scesa di 3 punti percentuali. Ma è una finta boccata d’ossigeno: la riduzione riguarda quasi esclusivamente il Nord, mentre nel resto del Paese la situazione è rimasta ferma o addirittura peggiorata. E se il numero totale di minori a rischio è sceso, è raddoppiata la quota dei bambini stranieri in difficoltà.
Non si tratta solo di dati economici. La povertà minorile ha effetti devastanti anche sul futuro educativo e lavorativo dei bambini. Come ricorda l’Istat, la situazione finanziaria della famiglia in cui un minore cresce è uno dei principali fattori predittivi della sua condizione da adulto. Tradotto: chi nasce povero, in Italia, ha altissime probabilità di restare povero anche da grande.
Eppure il dibattito politico continua a ignorare la questione. Nessun grande piano nazionale per l’infanzia, nessun investimento strutturale contro la povertà educativa. Anzi, i tagli al welfare e all’inclusione scolastica rischiano di peggiorare il quadro, soprattutto per i figli delle famiglie migranti.
In questo contesto, il silenzio è complice. Ogni percentuale nasconde volti e storie reali, bambini che crescono senza libri in casa, senza una cameretta, senza un medico pediatra di riferimento, senza l’accesso a una mensa scolastica decente.
In un Paese che invecchia, lasciare milioni di bambini ai margini significa minare il proprio stesso futuro. Eppure, nonostante i report, le denunce e le analisi, la questione minorile continua a non far notizia, salvo qualche sporadico titolo. Come se la povertà, quella vera, dovesse rimanere invisibile.
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