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25 Giugno 2025 - 11:28
Italia, cresce la povertà sanitaria: +8,4% in un anno
In Italia ci sono oltre 463.000 persone che nel 2024 non sono riuscite a pagarsi farmaci o cure mediche e hanno dovuto chiedere aiuto. Non si tratta solo di poveri assoluti, ma di indigenti, migranti, senzatetto, disoccupati e famiglie monoreddito che vivono nell’ombra di un sistema sanitario universale sempre più fragile. Il dato, allarmante, è stato pubblicato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria del Banco Farmaceutico e fotografa un fenomeno in crescita: rispetto al 2023, il numero di persone che hanno richiesto supporto è salito dell’8,43%.
Sette italiani su mille non riescono ad acquistare neppure i medicinali essenziali, come antipiretici, antibiotici, integratori e terapie per patologie croniche. Questo vuol dire che quasi mezzo milione di cittadini – 463.176 per la precisione – si è rivolto a una delle 2.011 realtà socioassistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico. L’anno scorso erano 427.177. La tendenza non solo cresce, ma si amplia anche il profilo di chi ha bisogno.
La maggioranza sono uomini (54%), ma le donne in difficoltà sono il 46%. Il gruppo più colpito è quello degli adulti tra i 18 e i 64 anni, che rappresentano il 58% del totale. A seguire ci sono i minori (22%), circa 102.000 bambini e ragazzi, e infine gli anziani (19%), che in numeri assoluti equivalgono a 88.000 persone. La nazionalità non è più discriminante: gli italiani sono il 49%, mentre gli stranieri il 51%. In molti casi si tratta di migranti senza permesso di soggiorno, che vivono completamente esclusi dal circuito sanitario pubblico.
I numeri diventano ancora più significativi se si considera che il 65% dei richiedenti ha malattie acute, spesso legate a condizioni di vita precarie, mentre solo il 35% soffre di patologie croniche. Eppure anche chi ha malattie croniche come il diabete, pur avendo diritto alla gratuità delle cure tramite il Servizio Sanitario Nazionale, spesso non riesce ad accedere alla terapia, perché vive fuori da qualsiasi rete, senza un medico di base, senza documenti, senza fissa dimora.
Per rispondere a questa emergenza silenziosa, Banco Farmaceutico ha avviato il Progetto Vulnerabili, che nel 2025 fornirà forniture annuali di insulina a otto realtà socioassistenziali sparse sul territorio nazionale. Le associazioni coinvolte sono: Fondazione Fratelli di San Francesco e Opera San Francesco per i poveri a Milano; Medicina e Assistenza ai Margini e Comunità di Sant’Egidio a Roma; Sermig e Camminare Insieme a Torino; Cesaim a Verona; e Centro Astalli a Palermo. Tutte le strutture sono dotate di personale medico e infermieristico, e di frigoriferi speciali per conservare l’insulina. La distribuzione dei farmaci sarà garantita direttamente dal Banco Farmaceutico.
Ma mentre la rete del volontariato e del privato sociale cerca di colmare le lacune, le istituzioni restano in affanno. Il problema non è solo economico, ma strutturale e culturale: si moltiplicano i casi di persone che evitano di curarsi per paura di non poter pagare, oppure che non si recano in pronto soccorso per timore di essere respinte o di accumulare debiti. Un meccanismo perverso che aggrava la malattia e il costo sociale.
L’Italia è ancora lontana da un sistema che garantisca davvero l’universalità del diritto alla salute. I dati del Banco Farmaceutico sono lo specchio di una povertà crescente, che non si vede ma colpisce duramente. Chi vive sotto la soglia dell’indigenza non chiede l’ultimo farmaco alla moda, ma un antipiretico per il figlio con la febbre, una crema antibiotica per una ferita, un antidiabetico per evitare il coma.
Eppure, in un Paese che spende quasi 130 miliardi l’anno per la sanità pubblica, continuano a esistere malati invisibili, cure negate, emergenze coperte da fondazioni e parrocchie. Di fronte a tutto questo, la politica tace, salvo risvegliarsi brevemente a ogni nuova “Giornata della Raccolta del Farmaco”.
Mentre la Sanità pubblica è sotto pressione, tra tagli, carenze di personale e aumento dei costi, la povertà sanitaria si estende silenziosa, infiltrandosi nei quartieri popolari, nelle mense, nei dormitori, ma anche in case dignitose dove un licenziamento o una separazione possono bastare a far saltare l’equilibrio.
Non è solo una questione di farmaci: è una questione di dignità, di accesso ai diritti fondamentali, di equità sociale.
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