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01 Luglio 2025 - 10:27
Il presidente Natale Giovanni Tos
A Ivrea la Società di San Vincenzo de’ Paoli non ha mai smesso di esserci. Da ben 167 anni, dai tempi della fondazione della prima “Conferenza di Carità” nella parrocchia della cattedrale nel lontano 1858, c’è sempre stato un gruppo di donne e uomini, confratelli e consorelle, che silenziosamente si è preso cura degli ultimi. Famiglie in difficoltà, anziani soli, giovani in crisi, chiunque bussasse a quella porta riceveva ascolto, aiuto, presenza. Oggi quella porta resta aperta, ma cambia la targa.
Dopo mesi di riflessione e confronto con i vertici nazionali e regionali dell’organizzazione, l’Associazione Consiglio Centrale di Ivrea, l’ente che ha rappresentato per decenni il cuore operativo dell’organizzazione in città e in parte del Canavese, si prepara a chiudere formalmente i battenti. Una scelta non facile, maturata per necessità più che per convinzione. Una scelta, però, che non segna la fine, bensì una nuova fase di vita per la presenza vincenziana nella Diocesi eporediese.
“Non possiamo più andare avanti da soli”, ammette con franchezza il presidente Natale Giovanni Tos. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo calo di energie. I confratelli e le consorelle invecchiano, e nonostante gli sforzi per coinvolgere nuove leve, i giovani non arrivano. È una difficoltà comune a molte realtà associative e caritative, ma per noi è diventata strutturale”.
Il colpo di grazia è arrivato con le dimissioni per motivi di salute del presidente in carica, e con l’impossibilità di rinnovare un consiglio direttivo. Nessuno si è fatto avanti per assumersi la responsabilità del nuovo Ufficio di Presidenza. Così, nel confronto con la Federazione Nazionale e con l’Associazione Consiglio Centrale di Torino, si è trovata una soluzione condivisa: le tre conferenze attive sul territorio eporediese non chiuderanno, ma verranno integrate nel Consiglio Centrale torinese.
Le conferenze coinvolte sono tre presìdi storici della solidarietà: la Conferenza San Grato e San Lorenzo, frutto della fusione di due precedenti gruppi (San Grato-San Maurizio e San Lorenzo-San Giovanni), attiva nella parrocchia di San Lorenzo; la Conferenza Sant’Eusebio Vescovo, che continua a operare nel comprensorio di Montalto e Borgofranco; la Conferenza Beato Angelo Carletti a Chivasso, punto di riferimento per l’area sud-orientale della diocesi.
“Non si tratta di una chiusura dell’attività. Al contrario. Continueremo a svolgere il nostro servizio con rinnovato slancio, con l’aiuto di una struttura più ampia e stabile come quella torinese”, sottolinea ancora Tos. “La carità non va in pensione. Ma per restare viva, ha bisogno di nuove forme organizzative, di collaborazione, di reti che tengano insieme le risorse”.
La trasformazione formale è già in corso, e si prevede che sarà completata entro la fine del 2025. Nell’attesa, tutto resterà come la comunità eporediese lo conosce: stessi riferimenti, stessi punti di contatto, stesse persone. Nessun servizio sarà interrotto. Nessun bisognoso verrà lasciato solo.
Ma resta, forte, un grido d’allarme rivolto alla cittadinanza, e in particolare ai laici cattolici, da sempre linfa vitale delle conferenze vincenziane. “Se nessuno si avvicina, se nessuno decide di dedicare anche solo un po’ del proprio tempo all’altro, il rischio è quello dell’estinzione. E noi questo non possiamo permettercelo”, dice Tos con tono accorato. “Abbiamo bisogno di energie nuove, di mani e cuori pronti a mettersi in gioco”.
Oggi l’associazione eporediese non è più una Onlus, ma è formalmente iscritta al Terzo Settore, con tutti i requisiti giuridici e organizzativi che questo comporta. La San Vincenzo di Ivrea, come tutte le conferenze italiane, fa parte della Confederazione Internazionale con sede a Parigi, nata nel 1833 per volontà del Beato Federico Ozanam. Un progetto globale, che continua ad adattarsi ai tempi per restare fedele al proprio spirito originario.
E i tempi, oggi, chiedono proprio questo: flessibilità, collaborazione, umiltà. “Abbiamo preferito fare un passo di lato piuttosto che cadere nell’autoreferenzialità o nell’inerzia”, aggiunge Tos. “Questa non è una resa. È una scelta coraggiosa e realistica. E soprattutto è una scelta che garantisce continuità a chi ha bisogno”.
In un momento in cui le povertà materiali e relazionali si moltiplicano, in cui tante famiglie fanno fatica, in cui gli anziani si sentono sempre più soli, e i giovani sempre più smarriti, la presenza silenziosa e concreta della San Vincenzocontinua a rappresentare un’ancora di salvezza. Cambierà la forma, ma non la sostanza.
Ivrea, dunque, non perde la San Vincenzo. Semplicemente, le conferenze locali entrano in una nuova stagione. Più sobria, forse. Meno strutturata, apparentemente. Ma con la stessa determinazione, e con il desiderio di non lasciare indietro nessuno.
“Aiutateci a non spegnere questa luce”, conclude Tos. “Basta poco: un gesto, una visita, una parola, un’ora della propria settimana. È così che si costruisce una comunità più giusta e più umana”.
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