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Il segretario è servito. Con contorno di melanzane e conflitto d’interessi

L'addio di Farinetto accende il palco del Pd settimese: l'ironia di candidati risarcitori e destini intrecciati

Il segretario è servito. Con contorno di melanzane e conflitto d’interessi

Elena Ruzza, Nicolò Farinetto e Matte Cantamessa

Politica in subbuglio a Settimo Torinese. Pare che Nicolò Farinetto, il segretario del Pd più evanescente della storia politica recente, stia per dimettersi. No, non per quella storia del coltello che svolazzava pericolosamente tra le salsicce e le costine alla Festa dell’Unità.

No, nemmeno per non aver denunciato l’episodio o per non aver rispedito in Congo il “papà di Chiara Gaiola”, novello "samurai". No. Si dimette – udite udite – perché aveva già pensato di farlo lo scorso anno. Come dire: non è pudore, è coerenza procrastinata.

E così, in un clima di giubilo generale, il Pd si prepara a eleggere un nuovo segretario.

E chi arriva?  Matteo Cantamessa. Perché lui? Perché – tenetevi forte – sarebbe considerato risarcitorio, nei confronti di Daniele Volpatto, il “morto mancato” della grigliata democratica.

Daniele Volpatto e Elena Piastra

Daniele Volpatto e Elena Piastra

Vero è che per lui (s'intende per Volpatto) da un anno a questa parte si dice che ci sarebbe un incarico da qualche parte e non solo di costinaro, un premio di consolazione, una poltroncina, ma non si è visto nulla. Niente incarichi, niente consulenze, nemmeno una commissione tecnica sul taglio delle melanzane e delle zucchine.

E così, per rimediare all'oblio e soprattutto all’onta, il partito avrebbe deciso di mandare avanti Cantamessa, suo fedelissimo, membro della stessa orbita, scelto più per “senso di colpa” che per “senso politico”.

Un capolavoro dice qualcuno, ma non tutto torna. Cantamessa è, infatti, contemporaneamente: marito della capogruppo Pd in consiglio comunale, lavoratore e consulente di Fondazione ECM, quindi, stringi stringi, un dipendente della sindaca Elena Piastra.

Ora: immaginiamo pure per assurdo che sia un genio della strategia, una mente raffinatissima, il Machiavelli del Freidano. Ma diteci voi: come potrà criticare l’operato politico della moglie? E ancora: come potrà mai esprimere un giudizio autonomo sull’azione amministrativa della sindaca con cui concorda il lavoro che c’è da fare?

È come chiedere a un pesce di recensire una friggitrice. 

Eppure quelli del Pd che la sanno lunga si dicono soddisfatti, anzi entusiasti. La verità? C’è che in questo partito la confusione dei ruoli non è un errore, è una strategia. Il conflitto di interessi? Roba vecchia. L’indipendenza? Un vezzo borghese. La dialettica interna? Roba da radical chic. E quindi ben venga Cantamessa, che potrà ascoltare le riunioni della segreteria e poi confrontarsi a letto con la capogruppo. “Amore… Oggi mi sei proprio piaciuta!”.

Si chiude un’epoca e se ne apre un’altra. Ma resta la sensazione che il Pd settimese sia diventato una sorta di telenovela con un copione che si rinnova. La farsa del potere, senza potere. Il dramma del comando, senza autorevolezza. Il sogno del rinnovamento, recitato da chi non ha mai cambiato nemmeno il telecomando. Il “piastrismo” che si rinnova “piastricamente”.

La morale sta tutta in Farinetto che quando c’era nessuno se ne accorgeva, e ora che se ne va nessuno lo trattiene, neanche la sindaca Elena Piastra 

Melanzane e meritocrazia

Succede, a Settimo Torinese, che un partito – il Pd – abbia vissuto l’ultimo anno con una calma così piatta che persino il Rio Freidano pareva impetuoso. E quando finalmente succede qualcosa, non è politica, non è amministrazione, non è visione del mondo. È un quasi accoltellamento nella zona "costine a 13 euro" della festa dell'Unità.

Naturalmente nessuno denuncia. Nessuno espelle. Nessuno esclama nemmeno un timido “ma insomma”. Siamo pur sempre nel Pd di Settimo, dove l’unità è sacra e l’autorità è opzionale. Un metro sotto il cielo e due piani sopra la rassegnazione.

Che si fa, allora? Si aspetta, si sorride, si cambia segretario.
Uno con idee? Uno con indipendenza? Uno che magari non conviva con la capogruppo o non prenda ordini dalla sindaca?
Macché. Troppo moderno.

Meglio uno che pareggia i conti. Con chi? Con Daniele Volpatto, ex assessore, ex consigliere, mancato martire della politica alla griglia. Da un anno a questa parte non ha ottenuto nulla: né incarichi, né commissioni, né un buono sconto al Carrefour. Solo uno spavento da tramandare ai nipoti.

E allora largo all'amico: Cantamessa segretario....
Che, coincidenza delle coincidenze, è pure  marito della capogruppo e "dipendente" della sindaca

Come si dice? Due cuori e una segreteria.
Una storia di fedeltà, riconoscenza e parentela.

Ecco cos’è la politica, oggi, a Settimo: non Berlinguer, non le sezioni, non il popolo.

La chiamano meritocrazia... Nel senso che qualcuno, da qualche parte, un merito doveva pur averlo. Anche solo per essere rimasto vivo.

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