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Le farmacie piemontesi si evolvono, trasformandosi in "mini" ambulatori sotto casa

Il ruolo crescente delle farmacie piemontesi: nuovi servizi diagnostici e screening per una sanità più vicina e accessibile

Le farmacie piemontesi

Le farmacie piemontesi si evolvono, trasformandosi in "mini" ambulatori sotto casa

Le farmacie piemontesi si preparano a fare un nuovo salto di qualità, trasformandosi sempre di più in presidi sanitari di prossimità. Entro la fine del 2025 verranno attivati nuovi servizi diagnostici, tra cui l’analisi della retina per i pazienti diabetici, lo screening per le apnee notturne e la spirometria per la misurazione della capacità respiratoria. Si tratta di esami già eseguibili nei centri specialistici, ma spesso con tempi di attesa molto lunghi.

A spiegarlo è stato Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, secondo il quale le richieste per queste prestazioni saranno numerose. Mana ha evidenziato come, ad esempio, l’esame della retina sia obbligatorio per il rinnovo della patente nei pazienti diabetici, che costituiscono circa il 5% della popolazione piemontese. Questi pazienti devono sottoporsi periodicamente a controlli visivi, ma la rete sanitaria pubblica non sempre riesce a rispondere con tempestività.

Le farmacie, ha sottolineato Mana, hanno dimostrato di poter colmare questi vuoti di sistema grazie alla loro capillarità e alla vicinanza fisica ai cittadini, soprattutto in quelle zone dove i distretti sanitari sono carenti o lontani.

Non si tratta dei primi servizi sanitari attivati in farmacia, né – con tutta probabilità – degli ultimi. Da giugno 2024 a maggio 2025 sono stati effettuati 46.000 esami in telemedicina, tra cui 21.500 elettrocardiogrammi (Ecg), 17.500 holter cardiaci e 6.800 holter pressori. A questi si aggiungono 188.000 screening del colon-retto, realizzati nell’ambito del programma regionale Prevenzione Serena: 106.000 dei quali svolti entro la scorsa primavera.

Proprio quest’ultimo dato evidenzia un aspetto interessante: mentre il Piemonte, secondo l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), presenta valori inferiori alla media nazionale nella copertura degli screening per il tumore del colon-retto, le farmacie si sono rivelate un canale privilegiato per la loro realizzazione.

Lo stesso assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha ammesso che su questo fronte esistono ampi margini di miglioramento. Ha inoltre anticipato che sono già in fase di pianificazione iniziative con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, per rafforzare l’adesione allo screening. Non ha escluso che anche le farmacie continueranno a giocare un ruolo importante, visti i risultati ottenuti finora.

Il valore aggiunto delle farmacie risiede nella loro diffusione capillare, che consente di raggiungere anche aree decentrate, montane o rurali, dove i poliambulatori sono rari o inesistenti. Questa vicinanza consente di intercettare precocemente pazienti a rischio e favorire un accesso più rapido alle diagnosi, soprattutto per le fasce di popolazione più anziana o con difficoltà motorie.

I dati raccolti negli ultimi anni lo confermano: 8,8 milioni di tamponi eseguiti in farmacia dal 2021, 450.000 vaccinazioni anti-Covid, 58.000 vaccinazioni antinfluenzali nel solo 2024, e una crescente domanda di esami specialistici. Servizi che inizialmente erano partiti come sperimentali, ma che, grazie all’alto gradimento dei cittadini, sono diventati parte integrante dell’offerta sanitaria territoriale.

Secondo un’indagine del Censis, nove italiani su dieci vedono positivamente l’evoluzione delle farmacie verso un modello sanitario più integrato, in grado di alleggerire la pressione sui Pronto soccorso e sugli ambulatori specialistici.

A sostenere questo processo di trasformazione sono le campagne di informazione congiunte di Federfarma e Assofarm, che puntano a far conoscere ai cittadini i nuovi servizi disponibili. Tuttavia, resta il nodo dei costi e del finanziamento. Questi servizi hanno un prezzo, e i fondi pubblici – statali e regionali – sono limitati.

La sfida per il futuro sarà dunque quella di rendere strutturali queste prestazioni, garantendo accessibilità economica per tutti e qualità clinica degli esami, anche attraverso la formazione continua del personale farmacista e la collaborazione con i medici di base e le Asl.

Le farmacie si candidano così a diventare la prima porta d’ingresso nel sistema sanitario, soprattutto per la prevenzione e il monitoraggio delle patologie croniche. Se sostenuto da risorse adeguate e da un quadro normativo chiaro, questo modello potrebbe rappresentare una vera svolta per la sanità italiana, riducendo le disuguaglianze territoriali e avvicinando la medicina ai cittadini, nel senso più concreto del termine.

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