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Borse Edisu in ritardo, studenti nel panico: chi non può permettersi l’università rischia di dover rinunciare al proprio futuro!

Slittamento delle borse di studio in Piemonte: studenti in difficoltà e rischio per l'attrattività universitaria regionale

Borse Edisu in ritardo

Borse Edisu in ritardo, studenti nel panico: chi non può permettersi l’università rischia di dover rinunciare al proprio futuro!

Il diritto allo studio in Piemonte è sotto pressione. Il rinvio dell’erogazione della seconda rata delle borse Edisu ha scatenato una nuova polemica politica, ma soprattutto ha riacceso la preoccupazione di centinaia di studenti universitari, in particolare fuori sede, che rischiano di non riuscire a sostenere i costi fondamentali della vita accademica.

L’allarme è stato lanciato dal consigliere regionale del Partito Democratico Mauro Calderoni, che ha depositato un’interrogazione urgente per chiedere chiarimenti alla Giunta. Il motivo è semplice e grave: l’accredito delle borse è stato posticipato, senza che siano state fornite date certe né spiegazioni puntuali.

«Posticipare l’erogazione della seconda rata significa mettere in difficoltà centinaia di studenti piemontesi», ha dichiarato Calderoni. «Soprattutto per chi viene da altre regioni, sostenere le spese di affitto, vitto, trasporti e materiali didattici senza il supporto della borsa è insostenibile. Il diritto allo studio è un principio costituzionale: non possiamo permettere che diventi un privilegio di pochi».

A rilanciare la denuncia è stata anche la consigliera regionale Simona Paonessa, che ha ricordato come i ritardi nei pagamenti non siano una novità ma «una prassi ormai consolidata». Secondo Paonessa, «la prima rata della borsa è già arrivata con tre mesi di ritardo, causando disagi enormi a studenti e famiglie». E ora, l’incertezza sulla seconda tranche rischia di far precipitare la situazione.

Ma cosa sono, esattamente, le borse di studio Edisu? E perché sono così cruciali per chi le riceve?

L’Edisu è l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario. Ha il compito di sostenere economicamente gli studenti meritevoli ma privi di mezzi, attraverso strumenti come borse di studio, posti letto, servizi mensa, contributi per l’alloggio e premi di laurea. La borsa di studio è l’intervento centrale: viene erogata in due rate nel corso dell’anno accademico e rappresenta per molti l’unico strumento per frequentare l’università senza pesare sulle famiglie o contrarre debiti.

Nel caso dei fuori sede, il contributo copre una parte sostanziale del canone d’affitto, delle spese quotidiane e dei materiali didattici. Parliamo spesso di studenti che vivono con 500 o 600 euro al mese, e che senza la borsa Edisu rischiano di dover interrompere gli studi o trasferirsi in atenei di altre regioni, dove la gestione dei fondi pubblici è più puntuale.

Lo scenario che si sta delineando in Piemonte è quindi preoccupante. Secondo Paonessa, «non erogare nei tempi le borse significa perdere capitale umano, allontanare giovani capaci e indebolire l’intero sistema universitario regionale».

La consigliera ha anche sottolineato le disuguaglianze interne al sistema: «Lo slittamento delle risorse crea disparità anche tra studenti dello stesso ateneo, in base ai corsi di laurea e alla struttura dell’organizzazione didattica. Non è tollerabile».

Al momento, dalla Regione non è arrivata una risposta ufficiale. Le comunicazioni agli studenti sono state scarne e frammentarie, alimentando un clima di frustrazione e incertezza. Le associazioni studentesche stanno seguendo con attenzione gli sviluppi e minacciano mobilitazioni se non verrà fissata a breve una data certa per il pagamento.

Non si tratta solo di un ritardo contabile. Per chi vive in affitto, attende i soldi per pagare la mensa o deve acquistare libri e materiale didattico, la borsa Edisu è una questione di sopravvivenza accademica.

Il tema tocca anche la tenuta del sistema universitario piemontese, che in questi anni ha faticato a mantenere attrattività. Le università di Torino e del Piemonte orientale, nonostante l’ampia offerta formativa, rischiano di perdere iscritti se la Regione non sarà in grado di garantire servizi certi, accessibili e puntuali.

E non è la prima volta che succede. Già negli anni scorsi, il Pd aveva denunciato tagli e ritardi nei fondi per il diritto allo studio, in una regione che, secondo i dati nazionali, ha livelli di investimento inferiori a quelli di Emilia-Romagna, Toscana e Veneto.

Il rischio ora è che, dietro le dichiarazioni ufficiali, si nasconda un problema strutturale di cassa, o peggio ancora, una sottovalutazione politica del problema.

«Garantire a studentesse e studenti la possibilità di studiare in Piemonte dovrebbe essere una priorità», ha concluso Paonessa. «Se non ci riusciremo, la nostra Regione non avrà più un futuro».

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