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Le fontane di Torino sono a secco: 33 fontane non verranno più ripristinate

 Torino, l’arte pubblica si sfalda tra incuria e bilanci vuoti

Fontana Igloo di Mario Merz

Fontana Igloo di Mario Merz: un simbolo dell'arte dimenticata tra degrado e speranze di rinascita

A Borgo San Paolo, nell’area di corso Mediterraneo, c’è una grande vasca di cemento che un tempo si animava di zampilli d’acqua e riflessi in movimento. Oggi è solo un corpo muto, vuoto, annerito dalla fuliggine e dalla disattenzione. È la Fontana Igloo di Mario Merz, artista simbolo dell’arte povera italiana, inaugurata nel 2002 per accompagnare la riqualificazione della Spina 2. Da maggio 2023, quell’opera è spenta. Un guasto tecnico, causato da un acquazzone che ha allagato i locali sottostanti, ha mandato in tilt il quadro elettrico. Da allora, tutto si è fermato.

Il Comune, dopo l’emergenza, si è limitato a mettere in sicurezza l’area, ma senza pianificare alcun intervento strutturale. Intanto l’impianto è rimasto lì, esposto alle intemperie e al degrado. Il quadro restituito è quello di una fontana dimenticata, in uno spazio urbano che avrebbe dovuto essere vitale e simbolico.

Beatrice Merz, figlia dell’artista, ha dichiarato di essere profondamente rammaricata. Secondo lei, le opere d’arte pubbliche sono parte integrante del patrimonio collettivo e dovrebbero essere curate con maggiore attenzione. Parole che suonano come una denuncia velata, ma anche come un appello.

Eppure, secondo i tecnici comunali, riattivare l’Igloo costerebbe circa 90 mila euro. Ne basterebbero 30 mila per farla tornare operativa a livello basilare, ma per un intervento completo servirebbe il triplo. Lo ha ammesso lo stesso assessore alla Cura della Città, Francesco Tresso, che ha definito la fontana una “spina nel fianco”, proprio perché trattasi di un’opera d’arte. Tresso ha spiegato che il Comune è alla ricerca di sponsor privati e sta tentando la via del crowdfunding.

Ma la fontana di Merz è solo l’esempio più evidente di una situazione molto più ampia. A oggi, 53 fontane su 80 nel territorio cittadino risultano inattive. Alcune da mesi, molte da anni. Spente per guasti, per mancanza di manutenzione, o semplicemente per assenza di fondi.

Fontana Igloo di Mario Merz

La mappa delle fontane secche si estende soprattutto in periferia, dove le installazioni nate per abbellire piazze e giardini si sono trasformate in elementi decorativi vuoti, spesso ricoperti da scritte, foglie marcite e moscerini. È il caso della “Quattro Stagioni” sotto il Monte dei Cappuccini, o della fontana all’Italia ’61.

L’ultima in ordine di tempo a essersi fermata è la Fontana Angelica, in piazza Solferino. Si è bloccata a inizio anno per colpa di infiltrazioni. Il Comune aveva annunciato un intervento entro maggio, ma la scadenza non è stata rispettata. L’assessore ha spiegato che i lavori inizieranno a breve, rientrando nella più ampia campagna di pulizia dei monumenti lanciata ad aprile.

La fotografia attuale è desolante: 33 fontane non verranno nemmeno più ripristinate, secondo quanto stabilito dai piani tecnici. Sono considerate ormai arredo urbano, nulla più. Una scelta dettata da tagli imposti già nel 2012, all’epoca della spending review, che ancora oggi lascia strascichi su un patrimonio urbano fragile.

Ci sono tuttavia delle eccezioni. La fontana monumentale del parco della Tesoriera sarà riattivata entro la primavera del 2026, grazie ai fondi PNRR destinati alla riqualificazione dell’intera area. Lo stesso discorso potrebbe valere per la Fontana Luminosa del Valentino, se verrà trovato un piano sostenibile.

Nel frattempo, alcune fontane sono state riconvertite in giochi d’acqua per i più piccoli. È successo nei giardini Don Gnocchi, nel parco Di Vittorio e in quello dedicato a Peppino Impastato. Scelte intelligenti, apprezzate dai residenti, ma che non risolvono il vuoto simbolico e culturale lasciato dalle grandi fontane spente.

Per quelle del parco Europa, ferme da anni, il Comune punta invece a una trasformazione in aiuole fiorite. Tresso ha raccontato che sono già stati avviati colloqui con alcune fondazioni disponibili a sostenere i costi. L’obiettivo è lanciare un progetto partecipato, che coinvolga anche i cittadini attraverso donazioni dal basso.

Intanto, la Fontana Igloo di corso Mediterraneo resta lì, immobile. È il simbolo di una città che progetta molto ma conserva poco, dove l’arte rischia di svanire sotto la polvere dell’abbandono.

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