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10 Luglio 2025 - 18:46
Protesta silenziosa alla Maturità: studenti boicottano l'orale, il ministro li boccia
In un clima già acceso attorno all’esame di Maturità, esplode un nuovo caso che scuote il dibattito nazionale sulla scuola. In Veneto, due studenti hanno deciso di non sostenere il colloquio orale, non per impreparazione ma come forma deliberata di protesta o di rifiuto. La loro scelta ha provocato la reazione immediata del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che è intervenuto con parole dure: "Chi boicotta l’orale sarà bocciato, senza eccezioni".
Il gesto dei due maturandi, avvenuto in due istituti diversi ma nella stessa regione, ha assunto rapidamente un valore simbolico. In entrambi i casi, gli studenti si sono regolarmente presentati alla prova, ma una volta seduti davanti alla commissione hanno rifiutato di rispondere alle domande dei professori, dichiarando apertamente la volontà di non collaborare. Un comportamento che non ha precedenti recenti nel contesto di un esame statale tanto importante e che ha fatto scattare un campanello d’allarme a livello istituzionale.
Secondo le prime ricostruzioni, i due studenti avrebbero motivato la loro scelta come forma di opposizione silenziosa a un sistema scolastico giudicato obsoleto e privo di ascolto. Nessuna dichiarazione ufficiale da parte loro, ma fonti interne parlano di un gesto “di rottura”, più vicino a un atto di disobbedienza civile che a un’azione goliardica o irresponsabile.
Il ministro Valditara, intervistato da Rai News 24, ha condannato duramente l'accaduto: “Fra le riforme che stiamo per varare c’è anche una riforma della Maturità. Comportamenti come questi non saranno più possibili. Se un ragazzo non si presenta all’orale o decide volontariamente di non rispondere alle domande non perché non è preparato, ma per non collaborare, dovrà ripetere l’anno”.
Le parole del ministro hanno generato reazioni contrastanti. Se da un lato molti dirigenti scolastici e docenti hanno espresso solidarietà per una linea dura che difende il valore dell’esame, dall’altro sono emerse anche critiche dal mondo studentesco e da alcune forze politiche. Secondo l’Unione degli Studenti, la scelta dei due maturandi, per quanto estrema, segnala un disagio reale. "Non si può derubricare tutto a capriccio o ribellione immotivata. Serve chiedersi perché due giovani decidano, nel momento più importante del loro percorso scolastico, di tacere davanti a una commissione".
Anche alcuni psicologi scolastici sottolineano come il gesto possa riflettere una frattura profonda tra le aspettative del sistema e la realtà vissuta dai ragazzi. “La Maturità è un momento altamente simbolico e carico di pressione. Quando uno studente sceglie il silenzio come forma di espressione, dobbiamo ascoltarlo prima di giudicarlo”, afferma la dottoressa Marisa Pellegrini, esperta in psicologia dell’età evolutiva.
La questione riapre il dibattito più ampio sul senso dell’esame di Stato. Da anni, molti esperti invocano un ripensamento del formato, giudicato troppo rigido e poco aderente alle competenze reali degli studenti. La pandemia ha già messo alla prova il modello tradizionale, portando a modifiche temporanee che però non hanno mai avviato una riforma strutturale.
Ora Valditara annuncia che una revisione dell’esame è in arrivo, con l’obiettivo – dice – di rafforzarne il valore formativo e di responsabilizzare gli studenti. Ma non è chiaro se questa riforma porterà a un modello più dialogico o a un irrigidimento delle regole. Le sue dichiarazioni sembrano indicare la seconda ipotesi.
Nel frattempo, i due studenti veneti andranno incontro a una bocciatura automatica. Non avranno il diploma, e dovranno ripetere l’intero anno scolastico. Un destino che solleva interrogativi su come la scuola italiana affronti la devianza non violenta, i gesti di dissenso, e il bisogno sempre più evidente di una scuola che ascolti, oltre che valutare.
L’episodio riporta inoltre l’attenzione sul clima emotivo con cui molti studenti affrontano la Maturità. Negli ultimi anni si è registrato un incremento delle richieste di supporto psicologico durante l’ultimo anno scolastico. Lo stress da prestazione, unito all’incertezza post-pandemica e a un contesto sociale sempre più instabile, genera fragilità diffuse tra i giovani, spesso inascoltate.
Che si tratti di provocazione, di protesta o di richiesta di aiuto, il gesto dei due maturandi veneti impone una riflessione più profonda. E apre un interrogativo cruciale: la scuola ha ancora la forza di parlare ai suoi studenti, o è diventata un monologo?
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