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10 Luglio 2025 - 15:26
Laurearsi al Politecnico di Torino: stop ai festeggiamenti che inquinano!
Ogni anno, settemila studenti si laureano al Politecnico di Torino, e con loro migliaia di amici e familiari si riversano in piazze, cortili, locali e strade per festeggiare un traguardo atteso, sudato e, spesso, esplosivo. Ma dietro i coriandoli, i fumogeni e le bottiglie stappate si nasconde un’altra faccia della medaglia: tonnellate di rifiuti da smaltire, danni agli spazi pubblici, impatti ambientali significativi.
In un contesto in cui il 40% degli studenti è fuori sede e quasi uno su quattro proviene dall’estero, la dimensione delle proclamazioni diventa anche un fatto urbano. Ogni sessione è un piccolo festival spontaneo, con carico ecologico tutt’altro che secondario. A questo ha deciso di mettere mano lo stesso Politecnico, che insieme al Comune di Torino e ad Amiat, ha lanciato una campagna ambiziosa: “Joyful Green Together!”, ovvero “felici sì, ma con criterio”.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che la sostenibilità non è solo questione di ricerca o edilizia green, ma anche di comportamenti quotidiani, soprattutto nei momenti di festa. Così è nato un decalogo di buone pratiche che propone un modo diverso di celebrare la laurea: niente coriandoli o spray coloranti, meglio bolle di sapone, festoni riutilizzabili, stoviglie compostabili, buffet con prodotti locali e magari un brindisi plastic-free.
La campagna, attivata ufficialmente durante le sessioni di primavera, sta già dando risultati concreti. Dai dati raccolti, in nove proclamazioni su dieci si è registrata una diminuzione significativa dell’uso di coriandoli e oggetti non biodegradabili, mentre sei su dieci hanno mostrato maggiore cura degli spazi pubblici. Un passo avanti che sembra piccolo, ma che in termini ambientali equivale a tonnellate di rifiuti in meno ogni anno.
Il decalogo va oltre l’estetica delle celebrazioni. Invita anche a usare i mezzi pubblici, in linea con le politiche del mobility manager dell’ateneo, e a preferire materiali riutilizzabili o compostabili, riducendo al minimo l’impatto. L’invito si estende anche ai genitori e ai parenti, spesso ignari delle regole locali, e punta a creare una cultura della festa più consapevole, capace di coniugare allegria e responsabilità.
Non si tratta solo di pulizia, ma di cultura civica. In un momento storico in cui i grandi cambiamenti climatici si combattono anche con le piccole scelte quotidiane, l’idea che una festa possa essere sostenibile diventa simbolica. Non è necessario rinunciare alla gioia per essere ecologici. Anzi: si può festeggiare meglio, con più intelligenza e senza lasciare dietro di sé uno scenario da post-conflitto urbano.
L’iniziativa del Politecnico ha già attirato l’interesse di altre università italiane, e potrebbe diventare un modello replicabile. D’altra parte, il Politecnico stesso non è nuovo a queste sfide: da anni investe su edifici a basso consumo, mobilità sostenibile, progetti europei sul clima, ed è tra i primi atenei italiani a dotarsi di un piano strategico per la sostenibilità.
Ma questa volta, a essere coinvolti sono direttamente gli studenti, non come destinatari di policy astratte ma come protagonisti di un cambiamento culturale. E se è vero che il giorno della laurea rappresenta una soglia simbolica, forse è proprio da lì che ha senso partire per ridisegnare un modo nuovo di stare insieme, senza rinunciare alla gioia ma mettendo da parte l’usa e getta.
Per ora, non è prevista alcuna sanzione per chi non aderisce. L’approccio è quello della sensibilizzazione, non della repressione. Ma nei prossimi mesi, con l’arrivo delle sessioni autunnali e la mole crescente di laureati, il Politecnico valuterà l’efficacia dell’iniziativa, anche in termini logistici e organizzativi. Intanto, un primo risultato è stato raggiunto: far riflettere migliaia di giovani sul senso delle loro azioni, anche quando si tratta di festeggiare.
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