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Olivetti delle meraviglie

Favorisca patente e libretto

Un viaggio tra storia e innovazione: Federico Faggin, genio del microchip e cuore Olivetti, racconta Ivrea e la Silicon Valley.

Favorisca patente e libretto

John Lomas con Federico Faggin

Una nuova rubrica: “Olivetti delle meraviglie”. A firmarla saranno John Lomas e Tonina Scuderi, due voci autorevoli, appassionate e profondamente legate al mondo Olivetti. Un viaggio tra storie, memorie, incontri e invenzioni che hanno segnato non solo Ivrea, ma il mondo intero. Racconteremo ciò che l’Olivetti è stata, ma anche ciò che continua a essere nel cuore di chi la ricorda, la studia e la tramanda. Una rubrica per chi crede che certi patrimoni non vadano archiviati, ma vissuti.

***

24 maggio 2025. Quel pomeriggio di sabato, a Ivrea, c'è una manifestazione pro-Palestina che blocca tutte le strade intorno alla città. Due signori di una certa età vengono considerati una minaccia: la loro auto viene fermata dalla polizia.

"Favorisca patente e libretto", ordina il giovane poliziotto. Il conducente obbedisce. "Anche lei", dice al passeggero, un italo-americano di 84 anni. Anche lui obbedisce. Ma subito il poliziotto aggiunge: "Non va bene, questa patente è scaduta. Ma lei chi è?"

L’italo-americano allora spiega che la patente è ancora valida fino al 1° dicembre 2025, perché negli Stati Uniti si usa il formato mese-giorno-anno, non giorno-mese-anno come in Italia. "Va bene, per questa volta la lasciamo andare", conclude il poliziotto.

Nel frattempo, insieme a Flavio Serughetti, sto aspettando di incontrare l’italo-americano nel suo albergo a Ivrea. Sono al telefono con lui: mi racconta di stare rischiando le manette. In hotel, chiedo alla giovane receptionist se il mio amico sia già arrivato. "Faggin, nome strano", dice la ragazza. "No, non è ancora arrivato".

Le faccio notare che è proprio grazie al signor Faggin se può "giocare" (come sta facendo) con il suo smartphone. Federico Faggin è l’inventore non solo del microchip, oggi onnipresente nei telefonini e nei computer, ma anche dell'interfaccia touchscreen, che ci permette di toccare e puntare le cose con un dito. L'espressione della ragazza cambia subito: dallo svogliato al sorpreso.

il libro

Faggin, nato a Vicenza e diplomato perito radiotecnico, lavora per un breve periodo alla Olivetti di Borgolombardo, poi nel 1961 si iscrive all'università per studiare fisica, affascinato dalla nascente tecnologia dei transistor. Sono i primissimi anni Sessanta. Ricordo anch'io, da ragazzo, il passaggio dalla costruzione di radio a valvole a quelle con transistor al germanio e poi al silicio.

Quando vado a studiare Ingegneria Elettronica all'’Imperial College di Londra, nel 1966 (le radio mi appassionano), un docente racconta che il germanio è sensibile alla temperatura: un difetto per i circuiti normali, ma ottimo per un termometro elettronico. Ne ha appena brevettato uno, ci dice.

Dopo la laurea in Fisica, Faggin fa uno stage alla Fairchild (poi ST Micro) in California. Da allora non tornerà più a vivere stabilmente in Italia. Proprio alla Fairchild inventa il Silicon-Gate, tecnologia che porta con sé alla Intel.

Nel 1971 tutto il mondo cerca di realizzare una CPU su un solo chip. Grazie al Silicon-Gate, Faggin ci riesce: nasce il primo microprocessore. Nel 1974 fonda la Zilog, e il suo chip Z80 ha un successo planetario, restando in produzione fino al 2024.

Il suo chip a 16 bit Z8000 viene adottato dalla Olivetti nel 1979 per la sua Nuova Linea Sistemi, montato prima sul PC M20, poi integrato con il sistema operativo innovativo MOS della Linea 1.

Il 29 maggio scorso, è in programma una conferenza per parlare dell’Olivetti e delle sue meraviglie tecnologiche degli anni ’80. Saputo che Federico Faggin sarà a Ivrea il 24 maggio per presentare il suo nuovo libro, capisco che non posso perderlo. A marzo e poi in aprile gli scrivo a vari indirizzi trovati online.

Alla fine risponde: "Certo John, quando sarò a Ivrea sarò felice di parlare con te dell’Olivetti e di quando scelse il mio chip per i suoi prodotti".

Ci sentiamo al telefono e fissiamo l’incontro un paio d’ore prima della presentazione. Ma il contrattempo con il poliziotto rovina i nostri piani: quando Federico arriva in hotel, deve correre a cambiarsi e andare alla conferenza. "Nessun problema", gli dico. "Ti accompagno io".

E così eccomi lì, in macchina con colui che molti considerano il più grande scienziato italiano vivente, secondo solo a Marconi e Fermi. Che onore! Parliamo di tutto, un po' in inglese, un po' in italiano. Dopotutto lui è un italiano che vive in California da 50 anni, io un inglese che vive in Italia da altrettanti. Nessun problema di comunicazione!

Mi dice: "Perché non venite tu e Flavio a fare colazione con me domattina? Possiamo fare un’intervista seria per la tua conferenza".

La mattina dopo preparo videocamera e cavalletto. Ma un gruppo rumoroso di ospiti rovina l’atmosfera, così usciamo in giardino. Solo il cinguettio degli uccellini e le campane in sottofondo. Un estratto dell’intervista è disponibile su www.nexture.it.

Federico è gentilissimo. Racconta della sua amicizia con Enzo Torresi, all'epoca responsabile dell’Olivetti Advanced Technology Center a Cupertino, e delle loro chiacchierate a bordo piscina. Lavoravo anch’io a Cupertino nel 1980, ricordo quel giardino.

Gli ricordo che lungo la stessa strada, a Cupertino, si trovava l’Olivetti, con il grande architetto software Sandro Osnaghi (c’ero anch’io!), accanto all'edificio della Apple, con Steve Jobs. Diversi ingegneri lavorarono per entrambe le aziende. Uno di loro, proveniente da Olivetti, diventò assistente personale di Jobs. Poco più in là c’era Zilog, con Faggin.

Non ci siamo mai incontrati allora, ma abbiamo vissuto esperienze simili. Di sicuro non al supermercato: Fagginlavorava giorno e notte, senza sosta.

Bill Gates ha detto con ironia che, prima di Faggin, la Silicon Valley si chiamava semplicemente "la Valley". Un genio modesto che ha cambiato il mondo. E noi, allora, non potevamo immaginare quanto.

Federico incontrò più volte Sandro Osnaghi, di solito nella casa di Enzo Torresi.

Mi sento un privilegiato. Ho conosciuto entrambi questi uomini geniali. E anche Bill Gates, tra l'altro. Ma quella è un’altra storia.

John Lomas, in Olivetti dal 1976 al 1995

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