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10 Luglio 2025 - 14:58
Sessanta giovani sauditi nei musei torinesi per imparare a innovare la cultura
Sessanta giovani professionisti dall’Arabia Saudita hanno trascorso quattro settimane a Torino, tra sale espositive, laboratori e archivi. Non da turisti, ma da protagonisti di un progetto formativo ambizioso e internazionale: l’International Training Program in Museums, promosso dalla Museum Commission del Ministero della Cultura saudita e ospitato dalla Fondazione Torino Musei. Un’iniziativa che ha coinvolto anche due partner di primo piano nel panorama mondiale: il Victoria and Albert Museum di Londra e il Grand Egyptian Museum del Cairo.
Gli allievi – studenti universitari, curatori, operatori museali – hanno lavorato a stretto contatto con i team della GAM, del MAO e di Palazzo Madama, entrando nel vivo della gestione museale torinese: dalla conservazione delle collezioni all’educazione del pubblico, fino alla progettazione di mostre e percorsi espositivi. A fine percorso, ciascun gruppo ha elaborato una proposta progettuale concreta, frutto dell’esperienza diretta e delle competenze acquisite sul campo.
Alla guida scientifica del programma, la museologa Mariachiara Guerra, che ha impostato il lavoro come un modello internazionale di capacity building, ovvero di crescita professionale e sviluppo di competenze specialistiche in ambito culturale. Il progetto si inserisce pienamente nel nuovo Piano Strategico della Fondazione Torino Musei, che mira a rafforzare il profilo internazionale dell’ente, già riconosciuto per la qualità delle sue collezioni e la vocazione alla sperimentazione.
“Questa collaborazione rappresenta una conferma importante del ruolo della Fondazione come centro di eccellenza nella formazione museale” ha dichiarato Massimo Broccio, presidente della Fondazione Torino Musei. Un riconoscimento che non arriva per caso, ma che si basa su anni di investimenti nella valorizzazione del patrimonio culturale, nella cura delle collezioni e nella capacità di innovare senza perdere radici e identità.
Bandiera dell'Arabia Saudita
Dal lato saudita, il progetto si inserisce in un contesto ancora più ampio: il piano Vision 2030, con cui il Regno si propone di trasformare la propria economia aprendola a nuovi settori strategici, tra cui quello culturale. In quest’ottica, la formazione del capitale umano diventa una priorità. "Stiamo investendo nelle competenze delle nuove generazioni saudite per sviluppare in modo sostenibile il nostro sistema museale", ha commentato Taghreed Alsaraj, general manager of Education & Talent Development della Museum Commission.
Negli ultimi anni, infatti, il numero di musei in Arabia Saudita è aumentato in modo esponenziale, parallelamente alla crescita del turismo culturale e al recupero del patrimonio storico. Ma se le strutture si possono costruire con fondi e architetti, a mancare è spesso il personale qualificato, in grado di interpretare il ruolo dei musei nel XXI secolo come spazi dinamici, educativi e inclusivi.
Per questo, programmi come quello torinese risultano centrali: offrono ai giovani sauditi un’esperienza immersiva in contesti culturali avanzati, dove la gestione museale è già da tempo orientata verso la partecipazione attiva del pubblico, la cura dell’accessibilità, il dialogo interculturale e l’uso intelligente delle tecnologie digitali.
Durante il loro soggiorno, i partecipanti hanno potuto osservare e partecipare alle attività quotidiane dei musei, analizzare le politiche educative, studiare gli strumenti di comunicazione, osservare il lavoro dietro le quinte nei depositi e nei laboratori di restauro. Ma soprattutto, hanno potuto confrontarsi con professionisti esperti, acquisire metodi di lavoro e comprendere la complessità del sistema museale italiano.
Quello della Fondazione Torino Musei, in questo senso, si configura come un modello replicabile, capace di generare impatto a lungo termine. Perché non si limita a esportare know-how, ma attiva relazioni durature, che fanno di Torino una piattaforma per il dialogo tra culture attraverso la formazione. Un risultato non scontato, in un panorama culturale spesso chiuso su sé stesso e poco aperto alla dimensione globale.
A rendere possibile tutto questo è stata anche l’alleanza istituzionale e scientifica tra soggetti internazionali, che garantisce una qualità formativa alta e la possibilità per i partecipanti di portare le competenze acquisite nei musei sauditi, adattandole ai propri contesti locali. Un investimento sulla lunga distanza, che guarda a una generazione di nuovi professionisti capaci di traghettare il sistema culturale arabo verso una gestione più autonoma, sostenibile e professionale.
Nel frattempo, la Fondazione Torino Musei rafforza il suo ruolo non solo come gestore di tre importanti poli espositivi cittadini, ma come centro di formazione permanente nel settore dei beni culturali. E chissà che questa esperienza, oltre a consolidare un legame con il mondo arabo, non apra nuove opportunità anche per i giovani museologi italiani, spesso costretti a emigrare per trovare percorsi strutturati di formazione e lavoro.
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