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Maserati scappa da Torino. Mirafiori affonda

Fine del fantasma del Polo del lusso. Stellantis smonta tutto, il governo dorme, la Regione finge, e i lavoratori restano col cerino in mano

Maserati lascia Torino, AVS attacca

Maserati lascia Torino, AVS attacca: “Altro schiaffo all’automotive. Nessun piano, nessuna tutela” (foto di repertorio)

L’addio è ufficiale: Maserati abbandona Torino e sposta tutta la produzione a Modena. Una scelta che decreta, di fatto, la fine – mai realmente cominciata – del Polo del lusso torinese, l’ambizioso progetto rilanciato a più riprese e rimasto sulla carta. La conferma arriva direttamente da Stellantis, che annuncia il trasferimento, entro la fine del 2025, delle linee di produzione della GranTurismo e della GranCabrio dal sito di Mirafiori alla storica sede modenese.

Una decisione già nell’aria, ma che ora prende forma concreta, riaccendendo l’ennesimo allarme sul futuro del settore automotive piemontese, da anni in sofferenza. E non si fanno attendere le reazioni: tra le più dure, quella dell’Alleanza Verdi Sinistra, che con una nota congiunta firmata dal deputato Marco Grimaldi, dalla consigliera regionale Valentina Cera e dalla presidente del gruppo consiliare Alice Ravinale, denuncia un disimpegno industriale sempre più preoccupante.

«È l’ennesima gravissima perdita per l’industria dell’auto torinese – scrivono – e non bastano certo le rassicurazioni sull’impiego dei dipendenti Maserati nella produzione della 500 ibrida. Il piano industriale Stellantis per Torino si regge su un solo modello e non garantisce né piena occupazione né futuro».

Le rassicurazioni dell’azienda, infatti, parlano di una ricollocazione della maggior parte dei lavoratori Maserati sulla linea della nuova Fiat 500 ibrida, ma il timore dei sindacati è che si tratti di una soluzione tampone che non affronta la questione di fondo: la mancanza di nuove produzioni a Mirafiori, fondamentali per saturare il plant e garantire l’occupazione a lungo termine.

«Le ricadute saranno positive per la fabbrica emiliana – commentano Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri – la sportiva Maserati è una vettura di nicchia capace di dare un contributo significativo all’officina di Modena, che occupa 180 persone, oggi pesantemente colpite dalla cassa integrazione. A Mirafiori però è urgente la necessità di produzioni di massa per poter saturare il plant».

Anche la Fiom interviene con toni allarmati: «Lo spostamento non risolve i problemi e segna la fine definitiva del progetto immaginifico del polo del lusso torinese», affermano, chiedendo un intervento immediato da parte del governo. La richiesta è diretta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: convocare le parti a Palazzo Chigi e affrontare una situazione che rischia di trasformarsi in un nuovo, pesantissimo colpo per l’occupazione a Torino.

Nel frattempo, Stellantis cerca di rassicurare, ribadendo che «Torino e Modena rappresentano due punti di riferimento di eccellenza dell’impronta industriale del Paese e sono tra i pilastri del piano di Stellantis per l’Italia». A Mirafioriresteranno attive la lastratura e la verniciatura delle Maserati, oltre alla produzione meccanica del nuovo cambio Edct, dei cambi C514 e alle attività legate alla Circular Economy.

A difendere la scelta è anche Santo Ficili, responsabile di Maserati, che definisce il ritorno a Modena «una decisione orgogliosa e strategica che unisce il nostro patrimonio industriale con le capacità del futuro, per il quale è doveroso anche ringraziare i colleghi di Mirafiori per lo straordinario lavoro fatto nella prima fase di produzione negli ultimi anni».

Ma intanto il fronte politico si infiamma. L’AVS non risparmia nessuno. Nel mirino finiscono il governo Meloni, il ministro Urso, la Giunta Cirio e perfino John Elkann, descritto polemicamente come impegnato in «visite in Arabia Saudita al seguito di Trump» mentre Stellantis è ancora senza amministratore delegato e i lavoratori torinesi restano senza prospettive.

A peggiorare ulteriormente il quadro è la denuncia sul fondo di sostegno al reddito annunciato l’11 febbraio scorso in Consiglio regionale: «Non ha mai erogato un euro né avviato un’ora di formazione», accusano i rappresentanti di AVS.

Per questo il gruppo annuncia una interrogazione urgente nel prossimo Consiglio regionale e iniziative parlamentari mirate per capire «quali misure urgenti intenda adottare la destra di governo di fronte a questo nuovo atto di disimpegno da parte di Stellantis».

La partita del futuro industriale di Torino è tutt’altro che chiusa. E ogni giorno che passa, lo scenario si fa più incerto.

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