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Il Piemonte rinvia lo stop ai Diesel Euro 5. FdI esulta, ma la questione rimane complessa

Rinvio accolto come vittoria del pragmatismo economico contro l’ambientalismo punitivo

Il Piemonte rinvia lo stop ai Diesel Euro 5. FdI esulta, ma la questione rimane complessa

Il Piemonte rinvia lo stop ai Diesel Euro 5. FdI esulta, ma la questione rimane complessa. Inquinamento (foto archivio)

Fratelli d’Italia canta vittoria sul rinvio del blocco dei veicoli diesel Euro 5 in Piemonte. In una nota congiunta, i vertici regionali del partito – Carlo Riva Vercellotti, capogruppo, Roberto Ravello, vicecapogruppo, e Daniela Cameroni, vicepresidente della Commissione Ambiente – celebrano la decisione come una “scelta di buonsenso” contro quella che definiscono “la deriva divietista del Green Deal europeo”.

"Il rinvio del blocco Euro 5 è una decisione che offre respiro reale a famiglie, imprese, artigiani e lavoratori. La transizione in atto, complessa e onerosa, non può essere fatta sulla loro pelle. L’ideologia è sempre nemica della crescita", scrivono i tre esponenti meloniani, tracciando una netta linea di demarcazione tra politiche ambientali punitive e il loro approccio che mira a coniugare sviluppo economico e sostenibilità.

Secondo Fratelli d’Italia, il rinvio ha “impatti diretti ed esiziali” sull’economia reale, liberando le imprese – e soprattutto le fasce più deboli – da un “peso normativo gravoso” che avrebbe rischiato di soffocare il tessuto produttivo locale.

Il rinvio del blocco, aggiungono, rappresenta “un passo avanti fondamentale” per un approccio “responsabile, intelligente e concreto” alla mobilità, rimettendo al centro delle decisioni le specificità territoriali e l’autonomia gestionale regionale.

"Non rinneghiamo la transizione ma la rendiamo sostenibile – affermano – per noi la tutela ambientale non fa necessariamente rima con desertificazione produttiva o impoverimento sociale".

Nel messaggio di Fratelli d’Italia, il blocco dei diesel Euro 5 viene quindi bollato come strumento ideologico più che misura utile, e il rinvio si trasforma in un cavallo di battaglia politico in difesa del sistema economico piemontese.

Carlo Riva Vercellotti

Pro e contro del blocco dei diesel Euro 5: tra salute pubblica e sostenibilità economica

Il dibattito sul blocco dei veicoli diesel Euro 5 si inserisce in un contesto complesso, dove le esigenze ambientali si confrontano con le realtà economiche e sociali. Da un lato, l'Unione Europea ha avviato procedure d'infrazione contro l'Italia per il superamento dei limiti di inquinamento atmosferico, in particolare per il biossido di azoto (NO₂) e il particolato fine (PM10), sostanze nocive per la salute umana.

Dall'altro, il blocco dei diesel Euro 5, previsto inizialmente per il 1° ottobre 2025 e ora rinviato al 1° ottobre 2026, coinvolge circa 7 milioni di veicoli in Italia, con un impatto significativo su famiglie, lavoratori e piccole imprese.

Le restrizioni, che si applicheranno prioritariamente nei comuni con oltre 100.000 abitanti, mirano a ridurre le emissioni inquinanti nelle aree più densamente popolate e trafficate. Tuttavia, le sanzioni previste per chi viola il divieto, che vanno da 168 a 679 euro, con la possibilità di sospensione della patente in caso di recidiva, sollevano preoccupazioni tra i cittadini.

Inoltre, il valore residuo dei veicoli diesel Euro 5 potrebbe diminuire, penalizzando economicamente i proprietari.

Per mitigare gli effetti del blocco, alcune regioni, come la Lombardia, hanno introdotto il sistema Move-In, che consente ai veicoli più inquinanti di circolare entro un certo limite chilometrico annuale, monitorato tramite una scatola nera installata sul veicolo.

La questione del blocco dei diesel Euro 5 rappresenta quindi un delicato equilibrio tra la necessità di tutelare la salute pubblica e l'ambiente e quella di garantire la sostenibilità economica e sociale per milioni di cittadini.

Inquinamento e classificazione Euro 1-5

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