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08 Maggio 2025 - 22:27
Stop ai diesel Euro 5: da ottobre 2025 a Torino, Settimo, Venaria ... migliaia di auto ferme
Dal 1° ottobre 2025, Torino e tutti i Comuni piemontesi con più di 30.000 abitanti (tra cui Moncalieri, Collegno, Rivoli, Settimo Torinese, Grugliasco, Nichelino, Chieri, Venaria Reale e molti altri) daranno il via a un cambiamento radicale nella gestione della mobilità urbana: scatta il divieto permanente di circolazione per le auto diesel Euro 5. Una misura prevista dal Piano regionale della qualità dell’aria 2024–2030 che punta a ridurre le emissioni inquinanti e allinearsi agli standard europei. Un passo deciso verso la transizione ecologica, che però rischia di lasciare indietro migliaia di cittadini. Perché se la direzione è giusta, la strada imboccata rischia di essere un vicolo cieco per chi oggi non ha alternative praticabili.
L’annuncio è arrivato durante un question time in Consiglio regionale, in risposta a un’interrogazione dell’esponente dell’Alleanza Verdi Sinistra, Alice Ravinale. La consigliera ha chiesto conto alla Regione sulle intenzioni relative alle restrizioni in arrivo e ha ottenuto una risposta inequivocabile: nessuna proroga, il blocco scatterà puntuale. Una doccia fredda per chi sperava in un ulteriore rinvio come accadde nel 2023, quando un intervento del governo aveva congelato il provvedimento a poche settimane dalla sua entrata in vigore. La notizia ha diviso l’opinione pubblica. Da una parte c’è chi applaude al coraggio di una misura impopolare ma necessaria per la salute dei cittadini. Dall’altra, c’è chi denuncia la totale mancanza di pianificazione e l’assenza di alternative reali per chi vive lontano dal centro, lavora su turni o semplicemente non ha i mezzi economici per rottamare l’auto.
A puntare il dito contro la giunta Cirio è ancora una volta Alice Ravinale, che ha criticato apertamente l’operato dell’amministrazione: “La necessaria transizione ecologica va accompagnata e programmata, non fatta subire ai cittadini”. Ravinale denuncia la totale assenza di informazione istituzionale e soprattutto di misure concrete per accompagnare il cambiamento. Nessun rafforzamento del trasporto pubblico, nessun sostegno reale a chi dovrà cambiare veicolo, solo generiche promesse e una montagna di incertezza. Il timore è che si ripeta quanto accaduto nel settembre 2023, quando migliaia di piemontesi vennero colti di sorpresa da un provvedimento che avrebbe cambiato radicalmente la loro quotidianità. Allora arrivò la sospensione in extremis. Stavolta no. Stavolta si parte.
A tentare di calmare le acque è stato l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, che ha citato il progetto Move-In come una delle soluzioni disponibili. Il sistema, già attivo in Lombardia e Piemonte, consente agli automobilisti di “contare” i chilometri percorsi piuttosto che subire un divieto assoluto. Ma per accedere al programma servono iscrizioni, burocrazia e, soprattutto, tempo. E poi ci sono le campagne di sensibilizzazione, promesse senza date né dettagli, che più che informare rischiano di confondere.
Nel frattempo, il trasporto pubblico rimane al palo. Nessun aumento delle corse, nessuna integrazione capillare tra treni, bus e tram, soprattutto nei territori extraurbani dove l’auto privata è ancora oggi l’unica via d’uscita dalla marginalità. Il paradosso è evidente: si chiede ai cittadini di abbandonare il diesel Euro 5, ma non si offre nulla in cambio. Nemmeno uno sconto, nemmeno un abbonamento agevolato, nemmeno una corsa in più.
Il conto alla rovescia è iniziato. Mancano meno di cinque mesi all’inizio dell’autunno 2025, quando migliaia di automobilisti piemontesi dovranno decidere se parcheggiare l’auto per sempre, cercare una soluzione alternativa o rischiare la multa. Il futuro si chiama transizione ecologica, ma rischia di diventare sinonimo di transizione sociale imposta, vissuta come una penalizzazione e non come un’opportunità. Perché se è vero che l’ambiente va salvaguardato, è altrettanto vero che la sostenibilità deve essere anche sociale ed economica. E finché la Regione Piemonte non metterà sul piatto investimenti concreti, piani dettagliati e soluzioni eque, la rivoluzione verde rischia di tingersi di grigio. Come lo smog.
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