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Coldiretti lancia l’allarme: "Serve più verde contro il caldo che soffoca Torino"

Le piante possono salvare la città, ma il 46% del suolo urbano è ancora grigio e rovente

Coldiretti lancia l’allarme: "Serve più verde contro il caldo che soffoca Torino"

Coldiretti lancia l’allarme: "Serve più verde contro il caldo che soffoca Torino". Immagine di repertorio

Torino affoga nel caldo e il verde non basta più. Lo dice senza mezzi termini Coldiretti Torino, che chiede alla Città e ai comuni della prima cintura di fare di più contro le isole di calore che rendono invivibili interi quartieri. Serve una strategia immediata, concreta, radicale, per trasformare il cemento in ossigeno e restituire un po’ di sollievo ai cittadini.

Che Torino sia una città “verde” è vero solo in parte. Con 19,5 km² di verde pubblico e 150.000 alberi, il capoluogo piemontese vanta un primato a livello nazionale. Ma la distribuzione è squilibrata, e i quartieri operai e le ex aree industriali restano desolatamente aridi. Secondo Coldiretti, il 46% della superficie urbana presenta “isole di calore” a rischio medio o alto.

“A Torino abbiamo tanto verde ma è mal distribuito”, denuncia l’associazione, sottolineando che solo il 35,6% delle superfici verdi è rapportato al totale del territorio comunale. Troppe zone sono rimaste indietro. E mentre le temperature salgono, la politica sonnecchia.

“Le zone senza verde sono quelle dove il caldo diventa insopportabile”, afferma il presidente Bruno Mecca Cici, che chiede a gran voce di attuare finalmente il Piano verde della Città. Un documento che è rimasto sulla carta, ma che potrebbe diventare lo strumento per cambiare volto a Torino: alberi nelle vie, piante nei parcheggi, verde sulle rotonde, alberature in vaso e cassoni negli spazi angusti.

Secondo i dati diffusi da Coldiretti, un ettaro di vegetazione può sottrarre fino a 20.000 kg di CO₂ all’anno e una pianta adulta assorbe fino a 250 grammi di polveri sottili. In altre parole: il verde urbano salva la salute. E non è nemmeno un problema di reperibilità, perché 470 aziende florovivaistiche operano nel Torinese con oltre 730 addetti pronti a intervenire.

“Siamo a disposizione della Città per aprire una nuova stagione di diffusione del verde urbano”, afferma Mecca Cici, invocando una rivoluzione verde a base di farnia, carpino bianco, acero campestre, tiglio, rosa canina, alloro, ligustro, corniolo e biancospino. Tutte specie autoctone padane, resistenti e funzionali.

In un contesto in cui le ondate di calore sono sempre più frequenti, l’alternativa non c’è: o si piantano alberi, o si condanna la città all’invivibilità. E i costi sociali, avverte Coldiretti, stanno diventando insostenibili.

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