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Pista ciclabile vietata alle bici: a Caluso e Mazzè è tutta colpa delle radici degli alberi

Pista ciclo-pedonale tra Caluso e Mazzè: divieto per ciclisti a causa di radici pericolose, mentre pedoni e runner restano benvenuti

Pista ciclabile vietata alle bici

Pista ciclabile vietata alle bici: a Caluso e Mazzè è tutta colpa delle radici degli alberi (foto archivio)

Una pista ciclo-pedonale immersa nel verde del Canavese, incorniciata dai filari dell’Erbaluce e pensata per collegare Caluso e Mazzè in sicurezza, oggi non può più essere percorsa in bicicletta. La decisione, formalizzata con nuova segnaletica, è frutto di una serie di criticità strutturali che da anni affliggono il tracciato che corre parallelo alla Strada Provinciale 595, tra la rotatoria all’ingresso di Mazzè e il cimitero di Caluso.

A causare il divieto non è la volontà di escludere i ciclisti, ma una questione di sicurezza irrisolta: le radici degli alberi hanno sollevato in più punti l’asfalto, creando delle cuneette pericolose che in passato sono già state all’origine di alcuni incidenti. L’intervento di riqualificazione completato la scorsa primavera, pur avendo rinnovato tratti di pavimentazione e restituito decoro al percorso, non è bastato a garantire un transito sicuro su due ruote.

La pista ciclabile non è. sicura

La Città metropolitana di Torino, dopo aver finanziato i lavori, ha deciso di procedere al divieto di circolazione per le biciclette, con il supporto dei Comuni coinvolti. Un cartello vieta ora esplicitamente l’accesso ai ciclisti lungo tutto il percorso. È un paradosso in un'epoca in cui si promuove la mobilità dolce, ma la motivazione è chiara: l’unica soluzione definitiva sarebbe l’abbattimento degli alberi, un'opzione che nessuno ha voluto per ora considerare.

Nel frattempo, è stata firmata una convenzione trentennale tra i Comuni di Caluso e Mazzè e la Città metropolitana. Il documento, approvato nei rispettivi consigli comunali, definisce proprietà e competenze: la manutenzione straordinaria resterà in capo alla Città metropolitana, mentre la gestione ordinaria – inclusi la segnaletica, il verde, il controllo degli alberi e la pulizia delle aree di sosta – spetterà ai Comuni.

Gli alberi lungo il tracciato, protagonisti involontari della vicenda, sono ora sotto osservazione: i Comuni dovranno monitorarne la stabilità, controllare la salute fitosanitaria delle piante, evitare che i rami invadano la pista o la carreggiata stradale, e soprattutto rispettare le distanze minime previste dal Codice della strada in caso di nuove piantumazioni.

Quella che doveva essere una passeggiata tra natura e sicurezza, progettata all’inizio degli anni Duemila per offrire una connessione alternativa tra due paesi vicini, rischia ora di diventare un percorso monco, dove pedoni e runner sono benvenuti, ma i ciclisti vengono deviati sulla trafficata provinciale.

Il tema era stato sollevato proprio dai due sindaci, Maria Rosa Cena per Caluso e Marco Formia per Mazzè, preoccupati dal degrado progressivo del tracciato e dai disagi per i cittadini. La firma della convenzione e l’intervento della Città metropolitana sono stati passi importanti per restituire dignità alla pista, ma non hanno risolto tutto.

Nel frattempo, gli uffici tecnici della Città metropolitana continueranno a fornire consulenza tecnica per eventuali nuovi investimenti, anche in ottica di un possibile potenziamento del collegamento. Ma per ora le biciclette devono restare a margine.

Un segno di contraddizione, in un territorio che si fregia del turismo lento e della valorizzazione del paesaggio vitivinicolo, ma che si scontra con problemi concreti di manutenzione, di cui le radici degli alberi diventano simbolo e ostacolo insieme.

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