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Lupi sulle Alpi piemontesi: 45 comuni segnati dalla loro presenza

Tracce, escrementi, video e avvistamenti confermano la diffusione nel territorio montano. Studio approfondito su oltre 600 km

 Lupi sulle Alpi piemontesi

Lupi sulle Alpi piemontesi: 45 comuni segnati dalla loro presenza

Il lupo è tornato. Non è uno slogan, ma una certezza scientifica che si consolida di anno in anno. E l’ultima campagna di monitoraggio condotta nel Verbano-Cusio-Ossola tra l’inverno 2024 e la primavera 2025 lo conferma con forza: sono ben 45 i comuni in cui si registrano "indizi di presenza certa o probabile" del predatore, a testimonianza di una distribuzione sempre più capillare nelle valli alpine piemontesi.

A renderlo noto sono l’Ente di gestione delle aree protette dell’Ossola e il Parco nazionale della Valgrande, che da anni si occupano di coordinare le attività di monitoraggio faunistico su tutto il territorio montano della provincia. Un lavoro certosino, fatto di chilometri a piedi nella neve, notti insonni, attrezzature hi-tech e una rete solida di 45 operatori esperti. Il risultato? Un database accurato, costruito con metodo, che ci restituisce la fotografia più aggiornata della presenza del lupo sul nostro versante alpino.

Nel dettaglio, sono stati percorsi circa 600 chilometri alla ricerca di tracce e segni di presenza, rinvenendo 148 escrementi e 22 piste con uno sviluppo complessivo di 23 chilometri. A questo si aggiungono le immagini raccolte tramite 42 fototrappole, attive per un totale di 4.821 notti, da cui sono emersi 489 video che mostrano singoli lupi o interi branchi in movimento. A queste prove si affiancano otto avvistamenti diretti, documentati con foto o filmati da escursionisti, allevatori o semplici cittadini.

Non si tratta quindi più di un ritorno occasionale o di passaggio, ma di una presenza stabile, strutturata e radicata, con punte massime di nove esemplari ripresi contemporaneamente sia in Val Bognanco che in Valle Antrona, due delle zone storicamente più selvagge e isolate del VCO. È qui che il lupo ha trovato un habitat ideale, ricco di prede selvatiche, scarsamente antropizzato e in grado di offrire copertura vegetale e rifugi naturali.

Non mancano però le ombre: due lupi sono stati trovati morti in Valle Vigezzo, anche se non sono ancora state chiarite le cause del decesso. Saranno le analisi necroscopiche e tossicologiche a stabilire se si è trattato di incidenti naturali, bracconaggio o avvelenamento. Il timore è concreto, perché la presenza del lupo, per quanto affascinante, non è mai neutra: suscita paure, opposizioni e talvolta reazioni violente.

Lupi sulle Alpi

Negli ultimi anni, la convivenza tra lupi e attività umane ha generato non poche tensioni, soprattutto nel settore dell’allevamento. Alcuni pastori denunciano predazioni sempre più frequenti, difficoltà nel proteggere il bestiame e un senso di abbandono da parte delle istituzioni. Dall’altra parte, naturalisti ed esperti ricordano che il lupo svolge un ruolo ecologico essenziale nel contenere le popolazioni di ungulati, in particolare cinghiali e cervi, il cui eccesso compromette boschi e colture.

La chiave sta nella gestione. E il monitoraggio presentato in questi giorni va proprio in questa direzione: conoscere per decidere, raccogliere dati certi per pianificare politiche sostenibili, che evitino sia la demonizzazione sia l’abbandono di chi vive e lavora in montagna. È necessario rafforzare le misure di prevenzione, incentivare l’uso di recinzioni elettrificate, cani da guardiania, rimborsi rapidi e trasparenti in caso di danni. Ma è altrettanto urgente fare cultura, informare, spiegare, per superare la narrazione da “cattivo delle favole” che accompagna da secoli la figura del lupo.

Il progetto di monitoraggio del VCO si inserisce in un contesto più ampio, che riguarda tutte le Alpi italiane e transfrontaliere. In Piemonte, secondo i dati ISPRA, si stima la presenza di oltre 300 lupi suddivisi in una quarantina di branchi, con una tendenza all’espansione verso l’Appennino ligure e la pianura. Un successo di ricolonizzazione che, però, impone nuove responsabilità.

Il lupo non va idealizzato, ma nemmeno abbattuto. È un simbolo di resilienza della natura, che reclama spazi, dignità, rispetto. E se torna a vivere nelle nostre montagne, forse ci sta dicendo che qualcosa può ancora essere salvato.

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