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Cronaca
03 Luglio 2025 - 11:15
Un morso fatale di pipistrello: il virus lyssavirus colpisce ancora (foto archivio)
Un morso di pipistrello ha trasformato una semplice ferita in una condanna a morte. È accaduto nel nord del Nuovo Galles del Sud, in Australia, dove un uomo sulla cinquantina è deceduto dopo essere stato infettato da una variante letale del virus della rabbia: il lyssavirus australiano dei pipistrelli. A confermare la notizia sono state le autorità sanitarie locali, che hanno reso noto come si tratti del terzo caso umano mai registrato nel Paese. Anche gli altri due si erano conclusi con un esito fatale.
La vittima, la cui identità non è stata resa pubblica, era stata morsa mesi fa da un pipistrello infetto. Nonostante le cure, le sue condizioni sono peggiorate rapidamente fino a un quadro irreversibile. Inizialmente, i sintomi erano simili a quelli di una normale influenza: febbre, stanchezza, cefalea. Ma l’infezione è presto degenerata in paralisi, confusione mentale, convulsioni e, infine, morte. Una progressione tipica del lyssavirus, che colpisce il sistema nervoso centrale in modo devastante.
Scoperto nel 1996, il lyssavirus australiano è un parente stretto della rabbia, virus con cui condivide molte caratteristiche biologiche. Si trasmette attraverso la saliva dei pipistrelli, generalmente a seguito di un morso o di un graffio. A differenza della rabbia, però, i casi documentati nell’uomo sono pochissimi, e questo ha reso la conoscenza e la risposta clinica ancora più complicate. Non esiste una cura efficace una volta che i sintomi compaiono: l’unica possibilità è intervenire immediatamente dopo l’esposizione, prima che il virus entri nel sistema nervoso.
Le autorità australiane insistono sull’importanza della prevenzione. Chiunque venga a contatto con un pipistrello – anche solo toccandolo – deve lavare subito la ferita con acqua e sapone per almeno 15 minuti, applicare un antisettico antivirale e rivolgersi a un pronto soccorso. Il trattamento di emergenza prevede la somministrazione di immunoglobuline antirabbiche e vaccino antirabbico, una procedura che può salvare la vita se avviata in tempo. Tuttavia, pochi conoscono questi protocolli e molti, come probabilmente accaduto in questo caso, sottovalutano il rischio iniziale.
Ma il caso australiano si inserisce in un contesto più ampio e allarmante: quello delle malattie zoonotiche emergenti, ovvero i virus che saltano dall’animale all’uomo. I pipistrelli, da tempo sotto osservazione da parte della comunità scientifica, sono serbatoi naturali di decine di virus, alcuni dei quali potenzialmente pandemici. Nello Yunnan, in Cina, una recente ricerca ha identificato 20 nuove specie virali nei pipistrelli locali, due delle quali con potenziale zoonotico. Lo spettro di nuove emergenze sanitarie globali non è dunque un’ipotesi remota, ma una realtà in evoluzione.
La morte dell’uomo australiano rappresenta un campanello d’allarme: anche virus rari e localizzati possono trasformarsi in minacce concrete se ignorati. In un mondo sempre più interconnesso, la salute pubblica non può permettersi di sottovalutare i segnali. È necessaria una sorveglianza costante, ma anche una diffusione capillare di informazioni chiare: sapere come comportarsi dopo un contatto con un pipistrello, ad esempio, può significare la differenza tra la vita e la morte.
Intanto, le autorità australiane hanno intensificato le campagne di sensibilizzazione: evitare il contatto diretto con i pipistrelli, non toccare animali feriti o a terra, e segnalare eventuali esposizioni ai servizi sanitari. In particolare, si rivolgono a chi lavora in aree rurali, agli escursionisti e agli operatori della fauna selvatica.
Questa tragedia personale, che ha spezzato una vita apparentemente sana, ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio tra uomo e natura. Un morso può sembrare un dettaglio. Ma quando contiene un virus letale, può aprire la porta a un incubo senza ritorno.
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