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Cronaca
04 Luglio 2025 - 11:20
Si ferma per una sosta, viene sbranato da un orso: tour motociclistico finisce in tragedia
Quello che doveva essere un viaggio di piacere tra curve panoramiche e paesaggi mozzafiato, si è trasformato in un incubo di sangue e paura. È morto così Omar Farang Zin, 48 anni, motociclista originario di Samarate, in provincia di Varese, aggredito da un orso nei boschi della Transfăgărășan, in Romania, una delle strade montane più famose e spettacolari d’Europa.
La tragedia si è consumata nella giornata di giovedì 3 luglio, nei pressi di Arefu, a circa 500 metri dalla diga di Vidraru, nel pieno del tour motociclistico che Omar stava affrontando con un gruppo di amici bikers italiani. Appassionato di motori, tifosissimo della Juventus, e impiegato come autista all’aeroporto di Malpensa, Omar era partito pochi giorni prima per un tour sulle grandi strade dei Carpazi, affascinato dalla natura e dai paesaggi selvaggi della regione.
Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo di motociclisti si era fermato per una pausa in una piazzola lungo la strada. Pochi minuti per bere, fare qualche foto, scambiarsi commenti sul viaggio. In quel momento, un orso bruno si è avvicinato. Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco. L’animale si è scagliato su Omar, lo ha aggredito violentemente e trascinato in un burrone, scomparendo tra gli alberi. Il suo corpo è stato ritrovato senza vita proprio dove il segnale del suo cellulare si era fermato. Una scena terribile, alla quale i compagni non hanno potuto far nulla se non lanciare l’allarme.
Solo il giorno prima, il 2 luglio, Omar aveva pubblicato su Facebook alcune foto di orsi bruni incontrati lungo il percorso, accompagnate da un commento entusiasta ma inconsapevole: “Oggi i protagonisti sono stati gli orsi bruni, ma paesaggi da favola. Dopo la Transalpina al passo Urdele, ho percorso la Transfagarasan, chiamata anche ‘La Follia di Ceausescu’.”
Parole che oggi assumono un sapore amarissimo, perché mostrano l’entusiasmo genuino di un uomo che amava viaggiare e raccontare le sue esperienze, ignaro del pericolo imminente. La Transfăgărășan è nota per la sua bellezza scenografica, ma anche per la presenza stabile di fauna selvatica, in particolare orsi, che spesso vengono attirati dal passaggio dei turisti.
Omar era molto conosciuto nella sua comunità, stimato e benvoluto. In queste ore, i suoi profili social sono stati invasi da messaggi di cordoglio, dolore e incredulità. Amici, colleghi e semplici conoscenti lo ricordano come una persona solare, gentile, sempre pronta a condividere passioni ed esperienze.
La sua morte riapre inevitabilmente una ferita mai rimarginata, quella del Trentino, dove nel 2023 era stato Andrea Papi a morire sotto i colpi di un orso, mentre correva nei boschi della Val di Sole. Anche in quel caso, si parlò a lungo del delicato equilibrio tra conservazione della fauna e sicurezza umana.
L’aggressione di Arefu riporta alla ribalta il dibattito sulla gestione degli orsi in Europa, e in particolare sulle modalità di convivenza tra uomo e grandi predatori. In Romania, gli orsi sono una presenza costante, spesso alimentata involontariamente dall’uomo, tra rifiuti lasciati incustoditi e aree turistiche non adeguatamente protette.
Sul caso è stata aperta un’inchiesta dalle autorità romene. Si dovrà stabilire se l’area fosse segnalata correttamente, se fossero state rispettate tutte le norme di sicurezza, e soprattutto se ci siano responsabilità nella mancata prevenzione del contatto tra orsi e turisti. Una dinamica complessa, che vede da un lato la tutela di una specie protetta, e dall’altro il diritto dei cittadini a vivere e viaggiare senza rischiare la vita per una foto o una passeggiata nel bosco.
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