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Cuore a destra: intervento unico al mondo su paziente torinese di 51 anni

Intervento cardiologico pionieristico ad Asti: un caso quasi unico al mondo risolto con successo grazie all'elettroporazione e all'abilità dell'équipe piemontese

Cuore a destra

Cuore a destra: intervento unico al mondo su paziente torinese di 51 anni (foto di repertorio))

Un caso clinico ai limiti dell’impossibile, risolto con successo in un ospedale pubblico piemontese. Un paziente torinese di 51 anni, affetto da fibrillazione atriale e da una combinazione rarissima di condizioni anatomiche, è stato operato nei giorni scorsi all’ospedale Cardinal Massaia di Asti, in uno degli interventi più complessi mai documentati nella letteratura scientifica internazionale. Un risultato straordinario che mette in luce non solo l’altissima competenza della Cardiologia astigiana, ma anche il valore della rete sanitaria piemontese, capace di individuare e convogliare i casi più difficili verso i centri di eccellenza.

A eseguire l’intervento è stato il dottor Marco Scaglione, direttore della Struttura di Cardiologia del Massaia, con la sua équipe. L’operazione, durata oltre quattro ore, ha richiesto una preparazione minuziosa, un adattamento in corso d’opera e l’utilizzo di tecnologie avanzatissime, tra cui l’elettroporazione, disponibile in pochissimi centri in Italia. «Il quadro presentava tre diversi fattori di complessità», spiega Scaglione, evidenziando come si tratti di un caso clinico quasi unico al mondo.

Il primo ostacolo era l’assenza della vena cava inferiore a livello addominale. In quasi tutti gli interventi di ablazione cardiaca, il catetere viene fatto risalire dalle gambe fino al cuore, attraverso questa grande vena. Ma nel caso del paziente torinese questa via d’accesso era impraticabile. L’équipe ha quindi optato per la vena giugulare, nel collo, affrontando un percorso anatomico molto più difficile e meno lineare.

Come se non bastasse, l’uomo era affetto da destrocardia, una anomalia congenita rarissima in cui il cuore si sviluppa sulla parte destra del torace invece che sulla sinistra. A complicare ulteriormente la situazione, anche un caso di situs viscerum inversus, ovvero la disposizione “a specchio” di tutti gli organi interni rispetto alla loro posizione naturale. Di fatto, ogni manovra doveva essere eseguita con una mappatura mentale invertita, richiedendo massima precisione e una perfetta conoscenza dell’anatomia cardiaca.

L’intervento mirava a correggere la fibrillazione atriale, una delle più comuni forme di aritmia, ma che in questo caso si presentava resistente ai trattamenti standard. L’arma vincente è stata l’uso dell’elettroporazione, una tecnica innovativa che impiega impulsi elettrici ultrabrevi ad alta intensità, capaci di colpire selettivamente le cellule cardiache anomale responsabili del battito irregolare. A differenza delle tradizionali tecniche a calore – come la radiofrequenza o la crioablazione – l’elettroporazione non danneggia i tessuti sani circostanti, e permette un margine di sicurezza maggiore.

Fondamentale è stata anche la forma particolare del catetere, che ha consentito di raggiungere punti normalmente inaccessibili, proprio a causa del percorso tortuoso imposto dall’anatomia alterata del paziente. L’intervento è stato completato senza complicazioni, e ieri l’uomo è stato dimesso in buone condizioni, dopo il monitoraggio post-operatorio.

Il caso ha suscitato attenzione anche fuori dal Piemonte. Il paziente era stato infatti segnalato da colleghi di altri ospedali della Regione, che lo hanno indirizzato al Massaia proprio perché riconosciuto come centro di riferimento regionale e internazionale per l’elettrofisiologia avanzata. La Cardiologia di Asti, una delle poche strutture italiane dotate della nuova tecnologia, si conferma così all’avanguardia anche a livello europeo.

Un successo che non nasce per caso. Negli ultimi anni, l’ospedale Cardinal Massaia ha investito in formazione, innovazione tecnologica e qualità organizzativa, riuscendo a trattenere professionisti di alto livello e ad attrarre casi complessi anche da altre province. Un lavoro silenzioso e costante che oggi viene premiato da un intervento che – se documentato e pubblicato, come è probabile – potrebbe diventare caso di studio internazionale.

L’eccezionalità clinica dell’intervento non deve però oscurare un dato di fondo: questo successo è anche il frutto di un sistema sanitario che funziona, quando le competenze sono valorizzate e i pazienti vengono orientati correttamente. La collaborazione tra ospedali diversi, il ruolo della medicina territoriale, l’attenzione alla personalizzazione dei trattamenti sono elementi che fanno la differenza, specialmente in situazioni così rare.

Il paziente, tornato a Torino con il cuore in ritmo regolare e una nuova prospettiva di vita, è il simbolo di una sanità pubblica che sa essere d’eccellenza, anche lontano dai grandi centri universitari. E oggi, ad Asti, c’è un’équipe che può dire di aver vinto una delle sfide più ardue mai affrontate in ambito cardiologico.

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