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27 Giugno 2025 - 17:37
Quando curarsi diventa un favore: a Caluso serve il Pd per accedere al diritto alla salute
Quando anche l’accesso alle cure diventa materia di iniziativa politica, c’è qualcosa che non torna. A Caluso, il Partito Democratico ha annunciato con orgoglio l’avvio di un servizio gratuito di assistenza per chi non riesce ad attivare il “percorso di tutela” previsto dal sistema sanitario pubblico. Un’iniziativa, sulla carta utile, ma che solleva domande scomode: davvero, nel 2025, bisogna affidarsi a un partito per ricevere cure mediche nei tempi giusti?
La risposta, purtroppo, è sì. In un Paese dove il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione, sono ormai decine di migliaia i cittadini che si ritrovano abbandonati nei labirinti delle liste d’attesa o spinti verso il privato. Oggi, ad accorgersene è il Pd, che trasforma una crisi sistemica in occasione politica, organizzando sportelli, volontari, banchetti e assistenza “a chilometro zero”. Tutto molto lodevole, se non fosse che questa non è beneficenza, ma un diritto. E non dovrebbe spettare né al Pd né a nessun altro partito occuparsi di garantire ciò che lo Stato, con le sue strutture, dovrebbe già assicurare.
Nella sala Magaton di Caluso, per tre martedì consecutivi, chi è solo, anziano o disorientato potrà farsi aiutare da volontari del circolo Pd per orientarsi tra i moduli, i portali online e le procedure Asl. Una piccola boccata d’ossigeno? Forse. Ma anche il segno evidente di un sistema sanitario che non funziona. Quando la sanità pubblica fallisce, il cittadino deve arrangiarsi. E, se ha fortuna, trova qualcuno che lo guida. Se no, aspetta. O rinuncia.
In Piemonte, secondo i dati più recenti, l’8,8% dei cittadini ha rinunciato alle cure nell’ultimo anno, contro una media nazionale già drammatica del 7,6%. A pagare sono sempre i più fragili: pensionati, disoccupati, malati cronici. Ma anche chi lavora, chi paga le tasse, chi fa la propria parte ogni giorno e si ritrova a scegliere se pagare una visita privata o aspettare sei mesi per un esame urgente.
Di fronte a tutto questo, il Pd si presenta con volantini e buoni propositi. Parla di “mettersi al fianco dei cittadini”, di “tutela del servizio sanitario nazionale”, e annuncia con enfasi l’attivazione di un servizio gratuito. Ma resta il nodo centrale: non dovrebbe servire l’intermediazione di un partito per accedere al diritto alle cure. I cittadini non dovrebbero chiedere aiuto alla politica di turno, né piegarsi a questa forma mascherata di assistenzialismo, che rischia di trasformare i diritti in concessioni.
La sanità non è una campagna elettorale. E quando un partito “offre” un servizio per garantire ciò che lo Stato non riesce più a fare, non si sta colmando un vuoto, si sta legittimando un fallimento. Il servizio sanitario pubblico dovrebbe funzionare per tutti, sempre. Senza colori politici, senza mediatori.
In Italia, ogni cittadino ha diritto all’assistenza sanitaria. Ma tra le leggi scritte e la realtà vissuta, si apre un abisso. Finché quel diritto verrà utilizzato come bandiera da sventolare o come favore da elargire, resteremo ostaggi di un sistema che tratta i doveri come favori e i diritti come promesse elettorali.
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