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Restituiti i tesori rubati. Torino, tornano alla Spagna 65 opere d’arte trafugate

"Restituzione internazionale: sessantacinque opere d'arte rientrano in Spagna grazie all'alleanza italo-europea contro il traffico illegale di beni culturali"

Restituiti i tesori rubati

Restituiti i tesori rubati: a Torino tornano alla Spagna 65 opere d’arte trafugate

Un vero e proprio tesoro artistico è stato riconsegnato nei giorni scorsi alla Spagna, al termine di un’operazione internazionale partita da una villa affacciata sul Lago Maggiore. Si tratta di sessantacinque opere, tra cui un prezioso retablo del XVI secolo in legno intagliato, dorato e policromo, raffigurante scene della Passione di Cristo. Il tutto è avvenuto nel contesto di una cerimonia solenne a Palazzo Reale di Torino, dove i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno formalizzato la restituzione alle autorità del Regno di Spagna.

La maggior parte dei beni è stata rinvenuta a Lesa, in provincia di Novara, all’interno di una villa appartenuta a una coppia di coniugi ormai deceduti, già residenti in Spagna. Le autorità spagnole avevano negato il trasferimento delle opere in Italia, ma la coppia le aveva portate comunque oltreconfine, tra il 2018 e il 2023, violando le norme internazionali sull’esportazione di beni culturali. Una segnalazione ricevuta dai carabinieri nel 2023 ha dato il via all’indagine, culminata con il sequestro di numerosi beni, tra cui dipinti, arazzi, mobili antichi, specchiere e sculture.

Una parte del patrimonio, tra cui lo splendido retablo barocco, era originariamente custodita in una villa a Marbella, localizzata grazie alla collaborazione di Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria europea. Ma molti oggetti erano stati già messi sul mercato: alcune opere sono state recuperate presso commercianti privati e acquirenti inconsapevoli che le avevano acquistate da una casa d’aste genovese. È stato così ricostruito un traffico silenzioso ma molto attivo di opere d’arte che avevano trovato nuova sistemazione nel mercato italiano.

Il valore complessivo del patrimonio restituito è stimato attorno ai 3 milioni di euro, ma l’operazione ha un’importanza che va ben oltre il denaro. Lo ha spiegato il generale Francesco Gargaro, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, che ha sottolineato l’eccezionalità dell’operazione e il ruolo determinante della cooperazione tra le autorità giudiziarie italiane e spagnole, la Guardia Civil, Eurojust e i Ministeri della Cultura dei due Paesi.

Il procuratore capo di Torino Giovanni Bombardieri ha rimarcato che l’intervento è nato da un ordine di indagine europeo promosso dalla Spagna. «La cooperazione internazionale si conferma essenziale per ottenere risultati anche in settori delicati come il recupero delle opere d’arte», ha dichiarato. Le sue parole sono state rafforzate da quelle del procuratore capo di Verbania, Alessandro Pepè, che ha sottolineato come i carabinieri, appena ricevuta la segnalazione, siano entrati nella villa di Lesa e abbiano trovato un autentico museo privato, colmo di oggetti di straordinario valore.

Pepè ha anche evidenziato un aspetto poco discusso ma centrale nella vicenda: «L’Italia in questo caso è stato il Paese destinatario dei beni rubati, ma non dobbiamo dimenticare che spesso il nostro è il Paese d’origine delle opere trafugate. Questa volta siamo riusciti a restituire, come spesso vorremmo che altri facessero con noi». La cronologia dei fatti è chiara: nel 2018 le autorità spagnole avevano negato ufficialmente il permesso di trasferimento, ma la richiesta era stata ignorata. Solo nel 2023, grazie a un’indagine puntuale e a scambi informativi accurati, è stato possibile recuperare buona parte dei beni dispersi.

Alla cerimonia di Torino erano presenti alcune delle massime autorità culturali spagnole: Ángeles Albert De Leon, direttrice generale del Patrimonio e delle Belle Arti del ministero della Cultura, Alfonso Lopez Malo, comandante della Policia Judicial della Guardia Civil, e Álvaro Trejo Gabriel Y Galan, Console Generale di Spagna. Presenze che sottolineano il valore simbolico dell’iniziativa, ma anche la fiducia nella capacità delle istituzioni italiane di collaborare a livelli alti e con efficacia operativa.

Il caso ha riacceso l’attenzione su un tema troppo spesso ignorato: il traffico internazionale di beni culturali, una piaga alimentata da un mercato dell’arte sempre più opaco, che si muove spesso nelle zone grigie della legalità. Le case d’asta, pur agendo in modo legittimo, rischiano talvolta di diventare involontari strumenti di riciclaggio culturale, comprando e rivendendo opere senza un accurato controllo sulla provenienza.

In questo senso, l’operazione coordinata a Torino rappresenta un modello di intervento, non solo per il successo pratico dell’azione, ma per la capacità di mettere in rete forze di polizia, magistrature, organismi europei e autorità culturali. Un fronte comune che ha permesso di ribaltare il destino di decine di opere d’arte, riportandole là dove appartengono.

«Prosegue l’impegno dell’Italia per la tutela del patrimonio artistico, non solo nazionale ma globale», ha dichiarato uno dei rappresentanti del Ministero della Cultura, ricordando che anche nel nostro Paese continuano operazioni per riportare in patria reperti archeologici, dipinti, statue e documenti rubati in decenni di saccheggi. L’Italia, infatti, non è solo meta finale, ma spesso origine di un patrimonio culturale disperso nel mondo, che merita di tornare a casa.

Nel caso delle opere restituite alla Spagna, la soddisfazione è doppia: per aver garantito giustizia culturale e per aver rafforzato quel legame tra le nazioni che la bellezza e l’arte, più di ogni altro strumento diplomatico, possono cementare.

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