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Abusi sotto il ponte a Caselle: scarichi illeciti a raffica, la politica chiede telecamere

Rifiuti abbandonati sotto l'autostrada Torino-Caselle: la mancanza di videosorveglianza facilita scarichi abusivi e degrado ambientale

Abusi sotto il ponte

Abusi sotto il ponte a Caselle: scarichi illeciti a raffica, la politica chiede telecamere

Sotto il ponte dell'autostrada Torino-Caselle, all’altezza di strada del Villaretto, si consuma una storia ormai nota ai residenti ma ancora priva di soluzione concreta: quella degli scarichi abusivi. Tre episodi in dieci giorni, l’ultimo registrato domenica 29 giugno, a distanza ravvicinata dai casi del 25 e 19 giugno. Uno scenario che si ripete con allarmante regolarità, in un angolo di periferia dimenticato, dove mancano presidi, controlli e, soprattutto, videosorveglianza.

A sollevare il caso è Roberta Braiato, consigliera comunale di Fratelli d’Italia, che in un post pubblicato sui social ha denunciato l’ennesimo scarico abusivo. Ironica e amara la sua riflessione: «Uno splendido biglietto da visita per chi arriva dai comuni limitrofi… e non solo». Braiato punta il dito contro l’assenza di telecamere, sottolineando come basterebbe un solo dispositivo per fungere da deterrente e fornire prove concrete contro i responsabili: «Basterebbe posizionare una telecamera per dissuadere questi delinquenti e documentare i reati ambientali che quotidianamente devastano i nostri territori».

A farne le spese è, come spesso accade, l’ambiente. Materiali ingombranti, rifiuti edili, vecchi mobili e rifiuti elettronici vengono abbandonati in aree strategicamente nascoste, ma di facile accesso. Il punto sotto il ponte della tangenziale nord è diventato, negli anni, una discarica a cielo aperto, nonostante i ripetuti interventi dell’Amiat, la società incaricata della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Ogni volta che un camion libera l’area, a distanza di poche ore altri sacchi, bidoni e materassi ricompaiono. Un ciclo infinito. 

Il problema, però, è più ampio. Le periferie torinesi sono da anni teatro di episodi simili: aree industriali dismesse, zone poco frequentate o strade isolate vengono scelte per l’abbandono illecito di rifiuti. Il costo per la collettività è doppio: ambientale da un lato, economico dall’altro. Ogni intervento di bonifica ha un costo, pagato con le tasse dei cittadini. Eppure, nonostante l’evidente emergenza ambientale, manca ancora una strategia chiara per contrastare il fenomeno in modo strutturale.

Il nodo centrale resta quello della videosorveglianza, invocata da tempo non solo da esponenti politici, ma anche dai residenti della zona, esasperati. Le promesse si rincorrono a ogni tornata elettorale, ma gli occhi elettronici continuano a scarseggiare proprio dove servirebbero di più. A fronte di zone centrali ipercontrollate, le aree suburbane restano invisibili, con il risultato che l’illegalità trova terreno fertile e, soprattutto, impunità.

A livello normativo, esistono già strumenti per punire chi abbandona rifiuti: multe salate e, nei casi più gravi, anche denunce penali. Ma senza prove – e senza immagini – è praticamente impossibile risalire ai responsabili. Un paradosso che sfavorisce proprio chi rispetta le regole e genera un senso di abbandono nei quartieri più fragili.

Nel frattempo, la politica locale tenta di sollevare il caso, ma senza un reale supporto operativo da parte dell’amministrazione centrale, le parole rischiano di restare tali. Perché senza telecamere, senza pattugliamenti, senza un piano coordinato tra Comune, polizia locale e Amiat, ogni denuncia diventa un eco destinato a spegnersi tra gli alberi e l’asfalto del Villaretto.

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