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Regione Piemonte: lavoro al sole vietato nelle ore più calde

Difesa dal caldo estremo: in Piemonte stop al lavoro sotto il sole per proteggere i lavoratori da gravi rischi sanitari

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Regione Piemonte: lavoro al sole vietato nelle ore più calde

Dal 2 luglio al 31 agosto in Piemonte sarà vietato lavorare sotto il sole cocente tra le 12.30 e le 16 per alcune categorie di lavoratori. L’ordinanza firmata dal presidente della Regione, Alberto Cirio, impone uno stop temporaneo alle attività fisiche intense in campo agricolo, florovivaistico edile e affini, ma solo nei giorni in cui il livello di rischio da calore sarà classificato come “alto”. Una misura che nasce per prevenire i colpi di calore e altri eventi sanitari gravi sempre più frequenti con l’innalzamento delle temperature.

Il provvedimento regionale, che ricalca quanto già sperimentato nel 2023, arriva in un momento in cui il Piemonte ha già sperimentato punte di 38-40 gradi e si prepara ad affrontare una delle estati più roventi degli ultimi anni. Il testo dell’ordinanza specifica che il divieto entrerà in vigore “ove non sia possibile introdurre misure di riduzione del rischio”, lasciando dunque margini di adattamento alle singole realtà lavorative. In altre parole: se non ci sono soluzioni alternative per proteggere i lavoratori dal caldo estremo, allora bisognerà fermarsi.

I settori interessati sono quelli in cui il lavoro fisico all’aperto comporta uno sforzo intenso, aggravato dall’esposizione solare diretta. Si tratta di lavoratori nei campi, nei cantieri, nei vivai, ma anche di alcune figure impiegate nei trasporti o nella manutenzione urbana. Le fasce orarie colpite sono proprio quelle più critiche, quando il sole raggiunge il suo picco e il rischio di patologie da calore aumenta sensibilmente.

Secondo Cirio, l’ordinanza è frutto di un percorso condiviso: “È una misura di buonsenso, concertata con sindacati e associazioni di categoria. Mettere la salute prima della produttività, in condizioni estreme, è un dovere”. Anche l’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha sottolineato che la misura non è automatica né generalizzata, ma “scatta solo quando la salute è davvero a rischio”, secondo le previsioni aggiornate giornalmente dal sito della Regione.

L’ordinanza invita anche i Comuni piemontesi a modificare temporaneamente i regolamenti sul rumore, permettendo alle imprese di anticipare o posticipare l’orario di lavoro nelle giornate critiche. Un dettaglio tutt’altro che secondario: lavorare dalle 6 alle 12 e poi riprendere dalle 16.30 potrebbe salvare vite, evitando il blocco delle attività ma proteggendo al contempo i lavoratori.

La questione non è solo climatica, ma anche sociale. L’anno scorso, un rapporto Inail ha registrato un incremento del 13% delle malattie professionali legate al caldo estremo, tra cui disidratazioni, collassi e complicazioni cardiovascolari. La gran parte dei casi ha riguardato lavoratori agricoli stagionali e operai edili, due categorie spesso già soggette a condizioni occupazionali difficili.

E mentre il dibattito nazionale sull’obbligatorietà di misure simili si riaccende, il Piemonte sceglie ancora una volta di muoversi con anticipo. Una decisione che potrebbe fare da apripista per altre regioni, specialmente ora che l’Italia è in allerta per l’ondata africana prevista a luglio.

Con questa ordinanza, la Regione non solo pone un argine temporaneo ai rischi da calore, ma lancia anche un messaggio culturale: la sicurezza sul lavoro non è negoziabile, nemmeno in nome della produzione. Un segnale forte, in tempi in cui il cambiamento climatico impone nuove regole anche nel mondo del lavoro.

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