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Cronaca

Esplosione di una bicicletta elettrica a Torino: il caldo sotto accusa

In corso Racconigi, una batteria al litio esplode sotto il sole cocente di 42 gradi

Esplosione di una bicicletta elettrica a Torino

Esplosione di una bicicletta elettrica a Torino: il caldo sotto accusa

Un boato improvviso, un buco sull’asfalto e un principio d’incendio che poteva avere conseguenze ben più gravi. È quanto accaduto nel pomeriggio del 29 giugno 2025 in corso Racconigi, a Torino, all’incrocio con corso Peschiera, dove una bicicletta elettrica è esplosa mentre era parcheggiata lungo il marciapiede. Un episodio che, per la dinamica e le implicazioni, ha attirato l’attenzione di residenti e passanti, molti dei quali si sono fermati per osservare i resti fumanti e scattare fotografie.

Nonostante il clamore, per fortuna non si registrano feriti. A scongiurare il peggio è stata la prontezza di una commerciante del mercato rionale, che con un secchio d’acqua ha evitato che le fiamme si propagassero ad altri oggetti o veicoli vicini. Il cratere lasciato sull’asfalto e la colonna di fumo nero che si è levata per alcuni minuti hanno però lasciato un segno tangibile, simbolo di un rischio concreto troppo spesso sottovalutato.

Al centro dell’attenzione, ancora una volta, le batterie agli ioni di litio. Gli esperti parlano di “thermal runaway”, ovvero una fuga termica che si verifica quando una cella della batteria si surriscalda, innescando una reazione a catena che può sfociare in un’esplosione. Temperature ambientali troppo elevate – in questo caso il termometro della farmacia accanto segnava 42 gradi – possono essere l’innesco perfetto. A ciò si sommano altri fattori come batterie difettose, usura, cariche non appropriate o anche piccole infiltrazioni d’acqua.

La crescente diffusione di veicoli elettrici leggeri come e-bike e monopattini sta portando alla luce nuove vulnerabilità. Torino, come molte città italiane, ha assistito negli ultimi anni a un’esplosione del fenomeno, con migliaia di dispositivi elettrici in circolazione quotidiana. Ma la sicurezza non sempre tiene il passo con l’innovazione. E i picchi termici, sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico, stanno aumentando il rischio di eventi simili.

Le autorità invitano alla massima prudenza. I tecnici spiegano che le bici elettriche dovrebbero essere parcheggiate all’ombra, possibilmente in ambienti ventilati. Anche il caricamento delle batterie deve avvenire lontano da fonti di calore e in orari meno caldi della giornata. La manutenzione periodica, la verifica dell’integrità del pacco batteria e il rispetto delle indicazioni del costruttore non sono optional, ma condizioni indispensabili per garantire la sicurezza.

L’incidente ha riacceso il dibattito su regolamenti e controlli, in particolare sulla qualità delle batterie importate e vendute online a basso costo, spesso senza le dovute certificazioni. Alcuni modelli, purtroppo, sfuggono alle maglie dei controlli doganali e finiscono sul mercato a prezzi competitivi ma con standard di sicurezza inadeguati.

C’è chi propone campagne informative per sensibilizzare l’utenza, soprattutto i più giovani, sul corretto utilizzo di questi mezzi. E chi chiede alla politica di intervenire con una normativa più stringente su vendita, revisione e smaltimento delle batterie esauste, che rappresentano anche un problema ambientale rilevante.

Intanto, il boato di corso Racconigi rimane un campanello d’allarme. A pochi metri dai banchi del mercato, tra famiglie, bambini e anziani, quella bicicletta esplosa ha mostrato in modo tangibile quanto la tecnologia, se non gestita correttamente, possa diventare pericolosa. La Torino dell’estate rovente – tra black out elettrici, incendi spontanei nei campi e episodi come questo – si scopre vulnerabile a un clima che cambia e a comportamenti che devono adattarsi.

«Una bici lasciata troppo tempo al sole può diventare una bomba», spiega un tecnico intervenuto sul posto. E se oggi è andata bene, domani potrebbe andare diversamente. Un appello, dunque, non solo alla prudenza individuale, ma a un salto collettivo di consapevolezza.

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