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DL sicurezza bocciato dalla Cassazione: rischio incostituzionalità

La Corte di Cassazione ha espresso forti dubbi sul decreto legge. Duro colpo per il governo Meloni

DL sicurezza bocciato in Cassazione: rischio incostituzionalità

DL sicurezza bocciato in Cassazione: rischio incostituzionalità

Il decreto Sicurezza voluto dalla maggioranza di governo è al centro di un duro braccio di ferro istituzionale. Dopo mesi di dibattito e un primo via libera alla Camera lo scorso settembre, il testo è tornato in questi giorni sotto la lente del Quirinale. Gli uffici del presidente della Repubblica hanno infatti sollevato forti perplessità su alcune misure contenute nel provvedimento, giudicate potenzialmente incostituzionali.

Nelle ultime settimane sono ripresi i contatti tra la Presidenza della Repubblica, Palazzo Chigi e i capigruppo della maggioranza. Il segretario generale Ugo Zampetti è stato direttamente coinvolto nei colloqui per trasmettere l’orientamento del Capo dello Stato. La Presidenza, in particolare, avrebbe chiesto correzioni puntuali su alcune norme: tra queste la detenzione per donne incinte, il divieto di vendita di sim ai migranti, e l’estensione del reato di manifestazione a luoghi come le stazioni ferroviarie.

Il governo, inizialmente disponibile ad accogliere parte delle osservazioni, si è trovato davanti alla resistenza della Lega. Il partito guidato da Matteo Salvini continua a considerare il decreto come una bandiera identitaria da non modificare, nonostante Forza Italia e Fratelli d’Italia si fossero detti pronti a emendare il testo. Le dichiarazioni dei leghisti, che chiedono di procedere senza modifiche, stanno però creando forti tensioni all’interno della maggioranza.

Giorgia Meloni

La premier Giorgia Meloni, che si era mostrata disponibile a rivedere alcuni passaggi, teme ora una bocciatura formale del testo da parte del Quirinale, che nei suoi poteri potrebbe rinviare la legge al Parlamento. In passato Sergio Mattarella ha evitato questa mossa, ma il clima politico e la fragilità del testo potrebbero costringerlo a far valere il proprio ruolo di garante della Costituzione.

Ad aumentare la pressione è arrivata anche la relazione dell’Ufficio del Massimario della Cassazione, che in 129 pagine smonta il decreto sia dal punto di vista formale che sostanziale. Viene contestato l’uso della decretazione d’urgenza, non giustificato da elementi nuovi e considerato un mezzo per sottrarre il disegno di legge a un normale percorso parlamentare. Secondo i giudici, manca un reale presupposto di necessità e urgenza, dato che il testo era già in discussione da tempo.

Sul piano del contenuto, la Cassazione denuncia l’eterogeneità delle misure – dalla criminalità al terrorismo, dalla sicurezza urbana all’usura – e sottolinea che alcune norme contengono sanzioni sproporzionate, in contrasto con il principio di proporzionalità previsto dalla Costituzione. In particolare, si contesta il rischio che vengano colpite libertà fondamentali, come quella personale, senza un’adeguata ponderazione della gravità dei fatti.

Nel frattempo, le opposizioni hanno colto l’occasione per attaccare duramente il governo. Diversi parlamentari parlano di un decreto propagandistico, repressivo e ideologico, accusando la maggioranza di voler criminalizzare il dissenso e le fasce più deboli della popolazione. Critiche sono arrivate anche da magistrati e penalisti, preoccupati per l’impatto che le nuove norme avranno sul sistema giudiziario.

In questo clima, un incontro tra Meloni e Mattarella appare sempre più probabile. Sul tavolo, non solo il destino del decreto Sicurezza, ma anche la gestione dei rapporti tra governo e magistratura, già deteriorati da mesi di polemiche e attacchi reciproci. L’obiettivo del Quirinale resta quello di riportare il confronto su un binario istituzionale e costituzionalmente corretto.

L’evoluzione delle prossime settimane sarà decisiva per capire se il testo riuscirà a diventare legge, o se verrà rispedito al mittente con una clamorosa bocciatura. In entrambi i casi, lo scontro è destinato a lasciare un segno profondo nei delicati equilibri tra poteri dello Stato.

Sergio Mattarella

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