Chi eredita l’urna di un familiare defunto, quando il primo affidatario muore o non può più occuparsene? Finora, la legge regionale non lo diceva. Nessuna norma specificava chi avrebbe dovuto prendersene cura. Una lacuna che, in tempi di cremazioni sempre più frequenti, ha creato non pochi problemi nelle famiglie. Da oggi, però, le cose cambiano.
Con un emendamento proposto dalla consigliera regionale Paola Antonetto (Fratelli d’Italia), di San Mauro Torinese, nell’ambito della discussione sulla “Legge annuale di riordino dell’ordinamento regionale 2025”, il Piemonte introduce finalmente la possibilità del subentro formale e regolamentato nell’affido delle urne cinerarie.

La modifica alla legge regionale sulla polizia mortuaria prevede che, in caso di decesso o impedimento dell’affidatario originario, l’urna possa essere assegnata a un coniuge, convivente o familiare entro il primo grado, compresi i fratelli e le sorelle. Sarà sufficiente una comunicazione al Comune per regolarizzare il passaggio e proseguire nella custodia senza interruzioni o complicazioni.
Una soluzione che punta a semplificare la vita delle persone, ma anche a evitare situazioni di abbandono o di incertezza giuridica, soprattutto nei casi in cui il legame con l’urna ha un forte valore affettivo.
«La normativa attuale non prevede la possibilità di un passaggio formale dell’affido – spiega Antonetto – e questo può generare difficoltà nelle famiglie, soprattutto in un contesto in cui la cremazione è sempre più diffusa. Con questo emendamento si garantisce continuità, rispetto per la volontà del defunto e si riconosce anche il valore affettivo e familiare di chi subentra».
Il provvedimento prevede anche una clausola di salvaguardia: in assenza di soggetti idonei o disponibili, l’urna sarà destinata alla tumulazione in cimitero, secondo quanto stabilito dalla legge e dalle eventuali volontà espresse dal defunto.
Nessun onere per la Regione: l’emendamento non comporta spese aggiuntive per le casse pubbliche, ma rende più snella e coerente una normativa che fino ad oggi non aveva tenuto il passo con la trasformazione sociale delle famiglie italiane e con l’aumento del numero di cremazioni.
L’obiettivo dichiarato è duplice: aggiornare le regole e allo stesso tempo riconoscere il valore umano e simbolico che le urne rappresentano per chi le custodisce. L’affido, insomma, non è solo una formalità amministrativa, ma un atto di continuità, di rispetto e di memoria. E per questo – conclude la nota – deve essere trattato con la cura che merita.