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Torino, ancora blackout e scale ferme: metropolitana sotto stress

Calo di tensione blocca le scale mobili, ma i treni continuano a circolare senza problemi

Blackout e scale ferme

Blackout e scale ferme, metropolitana sotto stress

Un’altra giornata difficile per Torino, dove il caldo estremo ha messo in ginocchio la rete elettrica cittadina, causando disagi a catena. Questa volta, a farne le spese è stata la metropolitana, con tutte le scale mobili bloccate a causa di un calo di tensione che ha attivato i sistemi di sicurezza. I treni hanno continuato a circolare, ma l’impatto per gli utenti, soprattutto anziani e persone con mobilità ridotta, è stato evidente.

La crisi elettrica, che da giorni colpisce varie zone della città con blackout improvvisi, è ormai una costante di quest’estate torinese, la prima segnata da temperature oltre i 35 gradi già a fine giugno. In questo contesto, ogni interruzione pesa doppio: più che un semplice disagio, diventa il segnale di un’infrastruttura sotto pressione, messa in crisi da condizioni climatiche sempre più estreme.

La giornata nera è iniziata con la segnalazione di scale mobili ferme in tutte le stazioni della linea 1. GTT ha chiarito subito che non si è trattato di un guasto tecnico, ma di un meccanismo di autoprotezione del sistema. In presenza di un abbassamento della tensione, infatti, il software della metro ordina l’arresto immediato degli impianti mobili, per evitare rischi di malfunzionamento o infortuni. Una misura di sicurezza necessaria, che però ha avuto ricadute pesanti sull’accessibilità.

Scale mobili

Nel frattempo, le squadre di manutenzione hanno lavorato senza sosta per ripristinare il funzionamento degli impianti. Alcuni sono tornati operativi già nel primo pomeriggio, altri solo in serata. Ma la sensazione di fragilità resta. La metropolitana torinese, simbolo di efficienza e innovazione fin dalla sua inaugurazione, è diventata negli ultimi mesi sempre più vulnerabile a fenomeni esterni, in particolare alla tenuta della rete elettrica gestita da Iren.

Il vero nodo, infatti, non è la metro in sé, ma ciò che la alimenta. Torino sta facendo i conti con una rete elettrica che fatica a reggere i carichi estivi. Il consumo aumenta, i condizionatori vanno al massimo, e l’equilibrio si spezza. Basta un picco o una variazione anomala, e si verificano interruzioni in cascata. Non è la prima volta che succede: anche lo scorso anno si erano registrati blackout localizzati in centro e nei quartieri di prima cintura. Ma la frequenza e l’estensione dei fenomeni di questi giorni ha allarmato sia i cittadini che le istituzioni.

Molti pendolari e residenti hanno lamentato l’assenza di comunicazioni chiare, specialmente nei minuti immediatamente successivi al blocco delle scale. In alcune stazioni, la situazione è stata complicata dal surriscaldamento degli ambienti e dalla difficoltà per gli utenti più fragili a salire o scendere i lunghi tratti di scale. I treni, per fortuna, hanno continuato a circolare, evitando che la giornata degenerasse in un collasso totale del sistema.

Da Palazzo Civico si guarda ora al futuro, ma con la consapevolezza che la tenuta energetica della città non può più essere demandata all’ordinaria amministrazione. Serve un piano straordinario per la stabilità della rete, capace di affrontare le emergenze climatiche e proteggere i servizi essenziali. La metropolitana, che ogni giorno trasporta migliaia di persone, è uno di questi. Non basta garantire il movimento dei treni: l’intero sistema deve essere sicuro e accessibile, in ogni condizione.

Nel frattempo, Torino si prepara a un’estate che si preannuncia lunga, calda e incerta. Con i termometri destinati a salire ancora, il rischio è che questi episodi si ripetano. E che il malessere diffuso dei cittadini, già messo alla prova da un traffico complicato e da altri lavori in corso, si trasformi in una rabbia difficile da contenere.

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