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Piemonte rivoluziona l'uso dei fitofarmaci: nasce il Tavolo permanente per un'agricoltura più sostenibile

Un nuovo Tavolo tecnico fitosanitario in Piemonte trasforma la gestione dei fitofarmaci: decisioni condivise e tempestive per affrontare le emergenze climatiche e normative, con un focus sull'agricoltura biologica e sostenibile

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Piemonte rivoluziona l'uso dei fitofarmaci: nasce il Tavolo permanente per un'agricoltura più sostenibile

L’uso dei fitofarmaci nell’agricoltura biologica e sostenibile in Piemonte non sarà più deciso da un ufficio tecnico, ma da un nuovo organismo collegiale. Si tratta del Tavolo permanente tecnico fitosanitario, istituito attraverso un emendamento alla Legge Regionale 1/2019, inserito nella legge di riordino appena approvata dal Consiglio regionale. A presiederlo sarà direttamente l’Assessore all’Agricoltura, che assumerà così un ruolo guida su una materia da tempo al centro di tensioni e richieste da parte della filiera.

Il Tavolo avrà una funzione vincolante: la Giunta potrà autorizzare o vietare l’uso di determinate sostanze, o concedere deroghe temporanee, solo dopo aver acquisito il suo parere. Una novità che rivede completamente l’assetto decisionale finora adottato, dove era il servizio fitosanitario regionale a stabilire applicazioni e limiti delle linee guida ministeriali.

Alla base della riforma, secondo l’Assessore, c’è la necessità di rispondere in modo più tempestivo e condiviso a situazioni straordinarie. Il riferimento va agli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, ma anche a dinamiche di mercato e restrizioni normative che mettono in difficoltà soprattutto i produttori biologici e a produzione integrata. Il nuovo Tavolo sarà composto da esperti, rappresentanti delle organizzazioni agricole e tecnici con competenze specifiche, e avrà il compito di esaminare caso per caso, tenendo conto delle urgenze operative dei territori.

Nel dettaglio, l’organismo potrà decidere, ad esempio, se autorizzare l’impiego di un fitofarmaco non previsto nei disciplinari, in presenza di un’infestazione improvvisa, o se limitare temporaneamente l’uso di un principio attivo in zone particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale o sanitario. In entrambi i casi, sarà la Giunta regionale a firmare il provvedimento, ma solo dopo aver recepito formalmente l’indicazione tecnica del Tavolo.

Il nodo dei fitofarmaci è particolarmente delicato in Piemonte, dove il settore biologico è in forte crescita, ma si scontra con le difficoltà legate alla gestione delle emergenze fitosanitarie. Il cambiamento climatico, infatti, sta alterando l’equilibrio degli ecosistemi agricoli, facilitando la diffusione di insetti e patogeni non sempre controllabili con i soli metodi ammessi nel biologico. Dall’altra parte, le normative europee impongono vincoli sempre più stringenti sull’uso di sostanze chimiche, spingendo verso soluzioni alternative che però non sempre risultano efficaci.

Negli ultimi anni, molte Regioni italiane hanno già introdotto strumenti simili per affrontare la questione con maggiore flessibilità. Il Piemonte era rimasto indietro, e proprio su questo si è concentrata la spinta alla modifica normativa. L’obiettivo dichiarato è armonizzare le scelte locali con il resto del Paese, evitando che le imprese agricole piemontesi subiscano svantaggi competitivi a causa di regole più rigide.

Nel frattempo, la Regione sta aggiornando anche i disciplinari di produzione integrata, aprendo alla possibilità di utilizzare microrganismi e bioformulati come strumenti di difesa a basso impatto. Alcune sostanze microbiche stanno mostrando buoni risultati nel contenimento di parassiti e malattie, e potrebbero rappresentare una soluzione efficace e sostenibile nei prossimi anni.

La partita dei fitofarmaci, dunque, si sposta su un piano più politico e tecnico al tempo stesso, dove la partecipazione della filiera agricola diventa centrale. Con il nuovo Tavolo, le decisioni non saranno più calate dall’alto, ma costruite in un confronto tra chi produce, chi controlla e chi decide. Un cambio di passo che potrebbe incidere profondamente non solo sul biologico, ma su tutta l’agricoltura piemontese.

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