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Vandalismo a Torino, auto devastate: cresce l’allarme in città

Specchietti rotti e carrozzerie rigate: indagini in corso per identificare i responsabili degli atti vandalici

Vandalismo a Torino

Vandalismo a Torino, auto devastate: cresce l’allarme in città

Una mattina di routine si è trasformata in una scena desolante per molti residenti di Torino. Diverse auto parcheggiate lungo corso Massimo d’Azeglio, una delle principali arterie cittadine, sono state trovate pesantemente danneggiate. Un raid vandalico che ha lasciato dietro di sé vetri rotti, specchietti divelti, portiere scassinate e carrozzerie rigate. L’ennesimo episodio di violenza gratuita contro beni privati, che alimenta un clima di tensione e insicurezza sempre più diffuso nel capoluogo piemontese.

Il primo allarme è partito all’alba, quando un cittadino, recandosi al lavoro, ha notato un uomo intento a danneggiare le vetture posteggiate lungo la strada. La pronta segnalazione alle forze dell’ordine ha permesso di attivare immediatamente le indagini. Sul posto sono giunti gli agenti della polizia municipale, che hanno avviato i rilievi e disposto l’analisi delle telecamere di sorveglianza installate nella zona. Al momento si cercano immagini utili a identificare il responsabile o gli eventuali complici.

Per molti automobilisti, il danno non è solo materiale. Riparare uno specchietto o rifare la carrozzeria comporta spese rilevanti, oltre al disagio pratico per chi usa l’auto quotidianamente. Alcuni residenti raccontano che già in passato corso Massimo era stato teatro di episodi simili, ma mai con una tale intensità. Stavolta, spiegano, “è stato un attacco sistematico”. Le automobili sembrano colpite con metodo: lo specchietto rotto da un lato, una riga profonda sull’intera fiancata, una maniglia divelta. Come se qualcuno avesse agito con l’intenzione deliberata di causare il massimo danno.

Il problema, tuttavia, non si ferma a corso Massimo. Nelle scorse settimane sono stati registrati casi analoghi anche in via Nizza, corso Regina Margherita e in alcune zone semicentrali. Persino il campo da calcio comunale, luogo frequentato da famiglie e ragazzi, è stato oggetto di ripetuti atti vandalici. Una situazione che sta diventando sempre più difficile da contenere, anche a causa della carenza di vigilanza notturna e dell’insufficiente numero di telecamere in alcune aree.

La reazione dell’amministrazione non si è fatta attendere. Il Comune ha annunciato un rafforzamento del presidio urbano, soprattutto nelle ore notturne, e un potenziamento della videosorveglianza con nuovi impianti nei punti più critici. L’assessorato alla Sicurezza urbana ha inoltre avviato un monitoraggio delle segnalazioni ricevute dai cittadini attraverso l’app comunale, con l’obiettivo di identificare eventuali pattern di azione da parte dei vandali.

Sul fronte investigativo, la polizia sta seguendo diverse piste, tra cui quella di azioni compiute da singoli individui disturbati, ma anche quella – più inquietante – di baby gang o gruppi organizzati che agiscono per emulazione, soprattutto nei weekend. Non si esclude nemmeno che alcuni episodi possano essere collegati a rituali di iniziazione diffusi su social, una piaga già documentata in altre città italiane.

Intanto, cresce la frustrazione dei cittadini, molti dei quali lamentano un senso di abbandono da parte delle istituzioni. Il quartiere San Salvario, attraversato proprio da corso Massimo, ha chiesto un tavolo permanente di confronto tra residenti, commercianti, forze dell’ordine e Comune per affrontare in modo strutturato il problema della sicurezza urbana.

In questo contesto, il ruolo della comunità diventa cruciale. Le forze dell’ordine rilanciano l’appello alla collaborazione, invitando chiunque abbia visto o sentito qualcosa a farsi avanti. Anche un dettaglio può fare la differenza, soprattutto nelle indagini supportate da strumenti tecnologici come il riconoscimento delle targhe e la geolocalizzazione dei dispositivi mobili.

Torino si interroga oggi non solo su un episodio di vandalismo urbano, ma su un clima più ampio che intreccia degrado, disagio giovanile e scarsa tutela del territorio. Episodi come quello di corso Massimo diventano così un termometro sociale, un segnale che invita a non abbassare la guardia e a rilanciare politiche di prevenzione, educazione civica e sorveglianza attiva.

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