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Libri abbandonati, cabine smontate. A San Mauro la cultura è solo uno spot?

Tra Castelletto, iniziative legate alle scuole e Festa delle Fragole, il Comune sembra essersi dimenticato del bookcrossing. La promessa di rilanciare il progetto è svanita, mentre i vandali festeggiano

Libri abbandonati, cabine letterarie smontate

La cabina del bookcrossing e i libri abbandonati. Non è la prima volta che i vandali le prendono di mira

«Peccato che un'iniziativa così bella e preziosa per la nostra comunità, basata sulla fiducia e sulla condivisione, venga continuamente maltrattata». Con queste parole il Comune di San Mauro Torinese ha commentato il 18 giugno quanto avvenuto a una delle cabine telefoniche cittadine. Ormai dismesse, queste postazioni pubbliche un tempo utilizzate per telefonare, erano state riconvertite negli ultimi anni in luoghi in cui poter effettuare il bookcrossing, ovvero dove poter prendere in prestito libri, liberamente e per tutto il tempo che si desidera, e lasciarne altri per i cittadini.

«Le cabine del bookcrossing non sono né un cestino, né un luogo dove sfogare la propria maleducazione. Sono nate come spazi di cultura, di scambio, punti di incontro per tutti coloro che amano leggere e condividere questa passione», aggiungono dal civico 150 di via Martiri della Libertà.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante edicola e testo

La cabina con i libri abbandonati. Era stata decorata dai bambini della città.

Non è infatti la prima volta che le cabine del bookcrossing sanmauresi vengono prese d'assalto dai vandali, come segnalato in più occasioni dai cittadini. Uno degli episodi più importanti era avvenuto tra lo scorso dicembre e gennaio, quando i vetri di una struttura vennero smontati e i libri gettati a terra.

Questa volta, invece, la cabina è stata "svuotata" di molti volumi, abbandonati poi su una panchina poco distante e potenzialmente esposti alle intemperie. In caso di temporali estivi, i libri si sarebbero infatti danneggiati irreversibilmente. 

«Ci auguriamo che l'autore (o gli autori) di questo gesto abbia, se non altro, approfittato di questa occasione per sfogliare qualche volume prima di "dimeticarselo" sulla panchina», concludono con amara ironia dal municipio. Non mancano però le polemiche. Secondo Marco Bongiovanni, consigliere comunale ed ex-sindaco, l'amministrazione sarebbe colpevole di negligenza, visto che le telecamere della zona non sarebbero state in funzione negli scorsi giorni: «Le telecamere le hanno riparate lunedì, speriamo siano funzionanti. Il problema è poi riconoscere le persone».

Per il consigliere pentastellato rimarrebbe quindi sempre il problema dell'identificazione, ma Bongiovanni ritiene che una città più sicura non possa prescindere dal corretto funzionamento delle telecamere di videosorveglianza, più volte rotte o fortemente ostacolate dalla vegetazione. Un tema su cui la maggioranza non ha mai fatto veramente chiarezza, se non offrendo qualche generica rassicurazione.

Visto però l'impegno – nei fatti, ma spesso solo a parole – del Comune di San Mauro di voler puntare di più sulla cultura e sulla lettura, è diventato ormai imprescindibile affrontare il tema delle cabine "letterarie" cittadine, di certo meno appariscenti delle "panchine letterarie" di piazza Europa – costate 3mila euro l'una e costantemente sporche –, ma vere promotrici di cultura. Non solo discutibili monumenti spendaccioni e rubaspazio.

Dopo lo sconcerto del Comune e dei cittadini, è ora che quindi si cambi passo: o aumentando la sicurezza in città, con videocamere grazie a cui le forze l'ordine si spera riescano a identificare i responsabili, oppure abbattendo definitivamente le cabine e abbandonando il progetto "Pronto, chi legge?".

Vera cultura o solo spot? L'importante è dirlo ai cittadini. Negli scorsi mesi, la sindaca Giulia Guazzora ha dichiarato di voler «rilanciare» il progetto. Una proposta che però, tra inaugurazione del Castelletto, Festa delle Fragole e altre manifestazioni con maggior visibilità, non ha più avuto ulteriori sviluppi.

Il Palazzo comunale

Che cos'è il bookcrossing: la libertà dei libri che viaggiano nel mondo

C’è un modo alternativo di leggere, lontano dalle librerie patinate e dai click dei colossi online. Un modo che fa dei libri oggetti in movimento, vivi, capaci di passare di mano in mano come messaggi in bottiglia. È il bookcrossing, una pratica che nasce negli Stati Uniti nel 2001 grazie a Ron Hornbaker, informatico e bibliofilo, con l’idea di creare una “biblioteca senza pareti” che unisse lettura, condivisione e tracciabilità. L’ispirazione gli venne da siti che permettevano di seguire il percorso delle banconote americane, come “Where’s George?”, ma fu con i libri che il concetto prese una svolta più poetica e culturale.

Il funzionamento è semplice ma geniale: si registra un libro su una piattaforma online – il sito ufficiale è bookcrossing.com – che assegna un codice univoco, il BCID. Questo codice viene scritto sull’interno della copertina, insieme a una breve spiegazione dell’iniziativa. A quel punto, il libro viene "liberato" in un luogo pubblico: una panchina, una fermata dell’autobus, un bar, una cabina telefonica. Chi lo trova può leggerlo, aggiungere un commento sul sito e poi rimetterlo in circolo, magari in un altro punto della città o persino in un altro Paese. È così che i libri diventano viaggiatori, e le persone che li incontrano formano una comunità globale.

I numeri del bookcrossing

A oggi il sito conta quasi 1,9 milioni di iscritti in 132 Paesi e più di 13 milioni di libri registrati, secondo i dati ufficiali riportati nel 2019. L’Europa è particolarmente attiva: Germania, Regno Unito e Paesi Bassi sono tra le nazioni con il maggior numero di aderenti, e non mancano esempi di successo anche in Italia.

Nel nostro Paese il fenomeno è presente da oltre vent’anni e continua a crescere. Secondo i dati ufficiali del sito bookcrossing.com, nel 2019 erano oltre 26.200 gli utenti registrati italiani. Le cosiddette "Official Crossing Zones", ovvero le postazioni ufficiali di scambio libro, sono più di 500 e distribuite in almeno 150 città italiane. In Alto Adige, ad esempio, ne sono attive circa 60, sparse tra biblioteche, caffè letterari e punti di informazione turistica. A Milano, Roma, Bologna, Arona e altre città sono comparse le “book-cabine”: vecchie cabine telefoniche dismesse, trasformate in piccole biblioteche libere. Una forma creativa di riuso urbano che coniuga cultura, sostenibilità e innovazione sociale.

La forza del bookcrossing non sta solo nei numeri, ma nello spirito che incarna: un’idea di lettura libera, accessibile e democratica. Iniziative come quelle dell’associazione Liberalibri di Caserta, attiva dal 2002 con banchetti permanenti di scambio, o i progetti regionali in Piemonte e Sicilia con le “valigie di libri”, raccontano una geografia italiana fatta di cittadini attivi, scuole, biblioteche e amministrazioni che credono nella condivisione del sapere.

In un’epoca in cui la fruizione digitale rischia di isolare i lettori, il bookcrossing offre un’alternativa concreta e umana: si legge, si condivide, si lascia una traccia. E nel frattempo, i libri continuano a viaggiare. Certo, non se rimangono abbandonati su una panchina.

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