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24 Giugno 2025 - 23:17
Andrea Cantoni
Altro che crisi climatica, alluvioni, sanità al collasso, marciapiedi rotti, gioco d'azzardo e.... A Ivrea, il problema urgente — quello davvero impellente — è lo stemma. Sì, proprio lui, il povero scudo bianco con la croce rossa, coronato da rami di alloro e quercia, con la solita corona sopra la testa e una scritta sobria che dice Città di Ivrea. Un simbolo, direbbe qualcuno, di tradizione e identità. Ma per la Giunta, evidentemente, un fastidio visivo da correggere in silenzio.
E così, nella quiete non tanto ovattata della Conferenza dei Capigruppo, come chi sposta i mobili in casa sperando che nessuno se ne accorga, è arrivato l’annuncio: via lo stemma attuale — che già di suo è una versione modernizzata — per far posto a qualcosa di “ancora più stilizzato”, cioè più cool, più brand, più “facciamo finta che siamo una start-up”. Naturalmente, il tutto senza coinvolgere il Consiglio Comunale. E tantomeno la cittadinanza. Perché la partecipazione democratica, si sa, è un vezzo d'altri tempi.
A lanciare il grido d’allarme è il consigliere comunale Andrea Cantoni sui social. Da appassionato di araldica, si è ritrovato a giocare la parte del cavaliere solitario in difesa del blasone.
“La Giunta stravolge lo stemma comunale: manie di onnipotenza o scorrettezza istituzionale?”, domanda retoricamente, mentre mostra con orgoglio una versione corretta (quella a sinistra nell'immagine) che ha realizzato lui stesso “rapidamente”, basandosi su regole araldiche che — sorpresa! — esistono davvero.
E in effetti, l’attuale stemma eporediese (quello con la scritta “Città di Ivrea” in corsivo, collocato a destra nell’immagine) non brilla per rigore araldico. Ma Cantoni non si scandalizza per questo. Si scandalizza per il metodo. “Il percorso è già segnato”, dice, come si direbbe di un condannato. La Giunta, insomma, ha deciso. E la città dovrà inghiottire il nuovo simbolo – magari con un QR code rosso su fondo bianco, per restare al passo coi tempi.
A sinistra l'elaborazione di Andrea Cantoni
Il punto, però, è che uno stemma non è un volantino. Non è un logo aziendale. È la rappresentazione visiva della storia, del passato, di ciò che una comunità è stata e vuole essere. E che una modifica del genere venga decisa nel retrobottega della politica, senza passare dal Consiglio — l’organo che dovrebbe rappresentare la volontà dei cittadini — è un segnale che puzza di autoritarismo, o quanto meno di fastidiosa presunzione.
E allora eccolo, Cantoni, che con toni misurati ma affilati chiede di “soprassedere dall’assunzione di scelte così impattanti sull’identità della nostra Città”. Chiede una pausa. Una riflessione. Magari anche un confronto con qualche esperto, visto che non stiamo parlando del colore delle panchine del parco. Il sindaco gli darà retta o il treno della modernizzazione grafica è già partito con un'autista che ha già deciso da che parte si piegherà il futuro cioè tutto su un lavoro di PowerPoint?
Eppure, una domanda rimane sospesa nell’aria (e sulla bocca di più d’un eporediese): era davvero essenziale cambiare lo stemma? Proprio adesso? In un momento storico in cui la politica dovrebbe rassicurare, non disorientare?
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