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25 Giugno 2025 - 09:31
Il cane del vicino disturba: la legge italiana parla chiaro
Chi vive in città lo sa bene: non sempre il miglior amico dell’uomo è anche il miglior vicino. L’abbaiare persistente di un cane, specie in contesti condominiali, può trasformarsi da sottofondo affettuoso a causa di tensioni, esposti e querele. Se è vero che “can che abbaia non morde”, non è detto che non dia fastidio. Quando il cane diventa un disturbo, la convivenza si complica, e intervengono leggi, regolamenti e – in molti casi – liti in assemblea condominiale.
Secondo l’articolo 659 del Codice Penale, il disturbo alla quiete pubblica è un reato punibile se i rumori, anche quelli prodotti da un animale domestico, superano la soglia della normale tollerabilità. La giurisprudenza è concorde: non serve che tutto il quartiere sia sveglio di notte per configurare il reato. È sufficiente che il fastidio coinvolga un numero indeterminato di persone, come può accadere in un palazzo con più famiglie.
Ma da cosa dipende l’abbaiare incessante? Le cause possono essere tante e, quasi sempre, legate a disagi emotivi. I cani lasciati soli a lungo in casa sviluppano ansia da separazione, abbaiano per solitudine, stress o frustrazione. Altri reagiscono a rumori improvvisi, campanelli, ascensori, e non riescono a smettere. La mancanza di stimoli o passeggiate può alimentare la loro agitazione. Alcuni proprietari, sottovalutando il problema, ritengono normale che il cane “faccia la guardia”. Ma c’è una sottile linea tra vigilanza e disturbo reiterato.
Le tutele per i vicini esistono. In primo luogo, è consigliabile un approccio amichevole: parlare con il padrone, spiegare il disagio e magari suggerire un educatore cinofilo. Se il dialogo non funziona, si può ricorrere all’amministratore del condominio, che ha il compito di gestire le controversie. In casi estremi, si può procedere con una querela per disturbo, supportata da registrazioni audio, testimonianze e perizie fonometriche. La Cassazione ha in più occasioni condannato proprietari di cani per non aver preso provvedimenti di fronte alle lamentele dei vicini.
Non mancano, però, le responsabilità degli stessi condomini. Non si può pretendere il silenzio assoluto da un animale. I giudici considerano tollerabili alcuni episodi isolati. L’abbaio occasionale è naturale, quello continuo e quotidiano – soprattutto nelle ore di riposo – diventa illecito.
Esistono anche strumenti per aiutare il cane: oltre all’addestramento, ci sono giochi anti-noia, dispositivi antiabbaio (da usare solo con criterio), o la presenza di un dog-sitter. Una buona routine quotidiana, che preveda almeno due uscite al giorno, è spesso già sufficiente a migliorare la situazione.
Eppure, molti problemi si potrebbero evitare con buon senso e prevenzione. Come insegna il Tribunale di Torino in una recente sentenza, “la gestione corretta del cane è indice di responsabilità civile”. Chi accoglie un animale in casa deve sapere che il suo benessere è anche questione di equilibrio sociale.
Nel 2024, secondo un report dell’OIPA, il 22% delle segnalazioni ricevute in ambito urbano riguardavano cani lasciati soli per troppo tempo e fonte di disturbo. Un dato che deve far riflettere: l’amore per gli animali non può prescindere dal rispetto del contesto in cui si vive.
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