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Quando la matematica incontra Cicerone: il fascino del 'colpo di Venere' nella maturità 2025

Un quesito fonde calcolo delle probabilità e Cicerone, invitando a riflettere sul destino tra matematica e cultura antica

Il destino in quattro facce

La seconda prova dello scientifico riscopre il legame tra numeri e cultura

Nella seconda prova della maturità 2025, al liceo scientifico, è comparso un quesito che ha saputo fondere rigore scientifico e suggestione classica. Tra calcoli di probabilità e combinazioni numeriche, spiccava infatti il riferimento al celebre colpo di Venere, citato da Cicerone nel "De divinatione". Un dettaglio non secondario, capace di trasformare un esercizio in un’occasione per riflettere sul rapporto tra caso e destino, scienza e cultura.

Il "colpo di Venere" era, nell’antica Roma, la combinazione più fortunata possibile nel gioco dei dadi a quattro facce: quattro numeri diversi, simbolo di favore divino e segnale propizio. Il contrario era il "colpo del cane", presagio nefasto. Nel mondo romano, il gioco dei dadi – praticato con fervore anche in ambito divinatorio – rifletteva una concezione della sorte come spazio di mediazione tra volontà umana e volontà celeste. Il quesito della prova ministeriale proponeva di calcolare proprio la probabilità di ottenere quattro numeri diversi o, all’opposto, quattro identici, mescolando così analisi combinatoria e immaginario antico. In questo cortocircuito tra logica e simbolo si inserisce idealmente anche il ritorno di Cicerone tra i testi proposti nella seconda prova del liceo classico, dove gli studenti si sono confrontati con un brano tratto dal "De amicitia". Un autore notoriamente complesso da tradurre, che con la sua sintassi articolata e la sua densità concettuale continua a rappresentare un banco di prova importante. La sua difficoltà si affianca a quella di altri tre grandi autori latini altrettanto impegnativi: Tacito, Seneca e Sallustio. Tacito è maestro della sintesi brutale, della frase cesellata fino all’ellissi, che costringe il lettore a colmare i vuoti con il contesto. Seneca, con il suo stoicismo asciutto e sentenzioso, maschera dietro una struttura paratattica semplicissima una fitta rete di sottintesi e metafore morali. Sallustio, infine, riduce all’essenza il periodare latino, riscoprendo toni arcaici e privi di armonia, capaci però di restituire un senso di urgenza e gravità.

La maturità 2025, nel proporre questi nomi e questi stimoli, sembra aver ricordato agli studenti che il sapere non è fatto di compartimenti stagni. Che tra un dado e una frase latina può passare un’idea di destino. E che persino il rigore della matematica può diventare il punto di incontro tra mondi diversi

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