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24 Giugno 2025 - 15:11
Ipotesi shock: il dormitorio per senza tetto nella scuola piena d'amianto?
Pensavamo di averle sentite (e viste, ndr) tutte e invece no, a Chivasso, ci si riesce sempre a stupire. Sentite un po' qua...
Il caso della scuola "Marsan" ritorna in Consiglio comunale. Per l’ennesima volta. E stavolta il contesto è ancora più spinoso, perché proprio il 1° luglio chiuderà il dormitorio pubblico di via Nino Costa, lasciando dodici senzatetto senza una sistemazione. Dodici uomini che, ogni sera, potevano trovare riparo tra quelle mura, mangiare un pasto caldo, lavarsi, dormire in un letto pulito.
Che ci azzecca la "Marsan", la "amianto-school" come già ribattezzata, con il dormitorio di via Nino Costa? Ci azzecca, ci azzecca.
Perché da martedì 1 luglio il dormitorio sparirà per volontà dell'amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Claudio Castello e, tra le ipotesi che circolano con insistenza per “tamponare” l’emergenza, rispunta proprio lei: l’ex scuola Aimone Marsan, chiusa dal 2019 per la presenza di amianto.
Il dormitorio all'ex scuola Marsan? E' l'idea che frulla nella testa di qualcuno a Palazzo Santa Chiara.
Un paradosso tutto chivassese. Ma vediamo perché.
Claudio Castello sindaco di Chivasso
L’amministrazione guidata dal sindaco Claudio Castello si ritrova oggi a valutare – o quanto meno a non escludere – la possibilità di trasformare un edificio dichiarato vetusto, insicuro e contaminato in una struttura ricettiva per soggetti fragili. E lo fa a pochi mesi dall’approvazione del Documento Unico di Programmazione 2024-2026, in cui la Marsan veniva indicata come immobile da demolire, con tanto di stima economica: 446.000 euro. Come alternativa, si parlava di un recupero parziale per finalità sociali, ma il costo lievitava fino a 1,5 milioni di euro. In nessuno dei due scenari, però, si parlava di dormitorio.
Quella è una novità emersa solo qualche settimana fa da una nota tecnica dello Studio Comola datata aprile 2025 e indirizzata all'ingegner Fabio Mascara dirigente del settore Governo del Territorio del Comune che, pur aprendo all’uso parziale dell’edificio, lo subordina all’attuazione di una lunga serie di prescrizioni: tra cui l’interdizione completa dei locali non utilizzati, la messa in sicurezza dei manufatti contenenti amianto, la registrazione puntuale di ogni intervento e un’informazione dettagliata alle associazioni eventualmente incaricate della gestione.
Ovvio che la valutazione del professionista sia stata eseguita su incarico affidato proprio da Palazzo Santa Chiara.
Secondo il Programma Amianto Rev. 3, approvato il 16 maggio 2025, nell’edificio sono presenti oltre mille metri quadri di materiali contenenti amianto, classificati in parte in “zona 4” – che richiede interventi urgenti e localizzati – e in parte in “zona 5”, soggetti a monitoraggio continuo. Tra le criticità segnalate, infiltrazioni, degrado puntuale e l’obbligo di compiere almeno undici azioni prima di rendere gli ambienti parzialmente fruibili. Ma a fronte di tutto questo, dal 2019 nessuna manutenzione significativa è stata fatta.
Intanto il dibattito si riaccende. Domani, mercoledì 25 giugno, in Consiglio comunale verrà discussa l’interrogazione presentata da Claudia Buo, consigliera di Liberamente Democratici, che chiede conto alla giunta della direzione intrapresa.
Non solo chiede se ci sia l’intenzione di cambiare rotta rispetto all’impegno alla demolizione annunciato dallo stesso Castello nel 2017, ma interroga anche sull’assenza dei dati analitici dei campionamenti effettuati nel 2022 – mai pubblicati – e sulla modifica dei limiti di rilevazione delle fibre aerodisperse nei rilievi del 2025, passati da 0,08 a 0,28 ff/l. Una variazione tecnica che, secondo Buo, riduce drasticamente la possibilità di confrontare i dati nel tempo, minando la trasparenza dell’intero processo.
L’interrogazione evidenzia anche un altro punto dolente: la Marsan non ha i requisiti igienico-sanitari minimi per ospitare un dormitorio.
Mancano docce, spogliatoi, gli impianti sono datati e pensati per un asilo.
La trasformazione in struttura residenziale temporanea richiederebbe ulteriori investimenti, che non compaiono in alcuna voce di bilancio. Anzi: mentre si ipotizza un intervento da 1,5 milioni per la Marsan, lo stesso bilancio 2025-2027 prevede zero euro per il dormitorio. Nel 2024 erano stati stanziati 56.000 euro, dimezzati a 28.000 per il 2025 e completamente azzerati per il 2026 e il 2027. E a giugno scade il contratto con l’associazione che gestisce il servizio. Dal 1° luglio, dunque, il dormitorio chiude. E chi ci dormiva? Non si sa.
L’assessora alle politiche sociali Cristina Varetto aveva parlato in Consiglio comunale genericamente di progettualità in via di definizione, ha fatto riferimento a possibili contatti con associazioni del territorio. Ma nulla è stato concretamente deciso, firmato, annunciato. Una vaghezza che aumenta l’ansia e l’incertezza tra gli operatori, i volontari, e soprattutto tra i dodici uomini che ogni sera hanno potuto contare su un tetto sopra la testa.
In questo quadro già confuso e preoccupante, il sindaco Castello ha ribadito nei mesi scorsi, in Consiglio comunale, la volontà di non demolire l’edificio. Ha elencato gli interventi realizzati dal 2006 ad oggi: rimozione dei pavimenti, messa in sicurezza di alcune pareti, monitoraggi semestrali. Ha assicurato che non c’è dispersione di fibre e ha annunciato l’interesse, non meglio precisato, di alcune associazioni per il recupero dello stabile. Ma nella stessa sede ha ammesso che il Politecnico di Torino, coinvolto in un primo tempo, si è sfilato perché i fondi del PNRR non erano disponibili per operazioni di questo tipo.
E così si torna al punto di partenza: un edificio che nel 2017 doveva essere abbattuto entro l’anno, nel 2025 è ancora lì, chiuso, abbandonato, sorvegliato, potenzialmente pericoloso, e ora persino candidato a ospitare un dormitorio.
Nel corso degli ultimi Consigli comunali, il dibattito è stato acceso.
La minoranza ha parlato in più occasioni di irresponsabilità, di scelte politiche inadeguate, di promesse tradite.
Tra i consiglieri più battaglieri Claudia Buo, che con il suo gruppo ha organizzato anche una petizione per la messa in sicurezza dell'edificio.
Ha ricordato che fu proprio Castello, da assessore ai Lavori Pubblici, a dichiarare che la Marsan andava abbattuta. Ha sottolineato come ogni intervento su quella struttura, anche minimo, comporti rischi e costi, e ha chiesto conto - anche nell'ultima interrogazione - della totale mancanza di trasparenza negli ultimi anni. Ha puntato il dito su una gestione improvvisata: “Oggi quella struttura è abbandonata a se stessa. Possiamo permetterci di venire in Consiglio e chiedere che il sindaco mantenga la parola data nel 2017? In sette anni, la situazione non può che essere peggiorata”.
La Marsan torna in Consiglio, ma il vero tema è un altro: il dormitorio chiude e l’alternativa è davvero un edificio contaminato, non attrezzato, costoso, incerto?
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