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Soldi per feste e gemellaggi, ma zero euro per chi dorme per strada: il paradosso della Sinistra a Chivasso

L'amministrazione comunale taglia i fondi al dormitorio: futuro incerto per 12 senzatetto

Soldi per feste e gemellaggi, ma zero euro per chi dorme per strada: il paradosso della Sinistra a Chivasso

Soldi per feste e gemellaggi, ma zero euro per chi dorme per strada: il paradosso della Sinistra a Chivasso

Dal primo luglio chiuderà il dormitorio comunale pubblico di via Nino Costa? Oggi può ospitare 12 persone, ogni giorno dalle 19 alle 8 del giorno successivo. Quindi, fino ad oggi dodici persone “senza fissa dimora” (solo uomini) hanno potuto entrare nel dormitorio alle 19, cenare in compagnia fruendo di quel poco o tanto di socialità consentita dalle circostanze, dormire in un letto pulito e sotto un tetto invece che su una panchina all’aperto, lavarsi, fare colazione, e alle 8 lasciare i locali.

Il bilancio di previsione 2025-2027, approvato dal Consiglio comunale il 3 febbraio, lascia pochi dubbi: per il dormitorio il Comune prevede di non spendere NULLA negli anni 2026-2027. Oltretutto, a giugno 2025 cessa il contratto o convenzione con l’associazione che lo conduce.
Nel 2024 il Comune aveva speso 56.000 euro per il dormitorio, nel 2025 la spesa era già stata ridotta a 28.000, ma ora prevede ZERO euro per gli anni 2026 e 2027. Perciò a giugno si chiude?
La domanda secca l’ha posta in consiglio Claudia Buo. L’amministrazione non ha potuto negare che la copertura finanziaria del servizio dormitorio nel biennio 2026-2027 non c’è. L’assessore alle politiche Cristina Varetto ha risposto vagamente che l’amministrazione sta cercando un’altra soluzione, una “progettualità” anche migliore di quella attuale, alludendo a contatti con associazioni e soggetti vari. Tutto molto indefinito.

D’accordo, vi sono iniziative e opere del Comune che richiedono una certa riservatezza per giungere in porto. Però siamo ormai a due mesi e mezzo dalla chiusura del dormitorio e la stessa amministrazione ammette di essere ancora alla ricerca di una soluzione. Eppure le difficoltà in cui versava il dormitorio erano note da tempo. Che cosa ha fatto l’amministrazione comunale nel frattempo?

Far balenare, a due mesi e mezzo dalla chiusura, soluzioni molto vaghe è una mancanza di rispetto per il Consiglio comunale, è una mancanza di trasparenza verso i cittadini, e soprattutto è una mancanza di sensibilità verso i dodici utenti del dormitorio. I quali hanno o no il diritto di sapere che fine faranno da luglio in poi? L’incertezza e l’ansia non riguardano solo loro dodici. Riguarda le famiglie, gli amici, le associazioni di volontariato alle cui porte busseranno per trovare ospitalità.

BREVE STORIA DEL DORMITORIO

Il dormitorio aprì nel 2015, durante l’amministrazione del sindaco Ciuffreda. L’impulso venne da quella amministrazione, e l’operazione fu a tre: il CISS mise a disposizione i locali, ASLTO4 e Comune avrebbero pagato le spese di gestione. L’ASL voleva liberarsi dei senzatetto che dormivano nel pronto soccorso. Il Comune riteneva doveroso provvedere agli “ultimi”: un segno di civiltà della città di Chivasso.

Ma l’accordo cominciò a incrinarsi durante il Covid e continuò a scricchiolare negli anni successivi, quando a Ciuffreda era subentrato Castello. Il CISS chiedeva la restituzione dei locali per destinarli ad altri usi. L’ASL si tirò indietro perché riteneva che provvedere ai senzatetto non fosse compito suo.
L’amministrazione Castello non poteva non avere avvertito questi segnali preoccupanti: che cosa pensava di fare per scongiurare la chiusura?

Ora gira voce che l’amministrazione, fra le varie soluzioni prese in considerazione per il dormitorio, stia pensando di utilizzare i locali della ex scuola Marsan, di proprietà comunale, e di affidarne la gestione ad una associazione di volontariato.
Sono voci credibili, almeno se pensiamo ad una soluzione in tempi non eterni? La scuola Marsan fu abbandonata nel 2019 perché vi era stata rilevata la presenza di materiale contenente amianto.

Le soluzioni erano due: o abbatterla, o recuperarla asportando l’amianto. Ma, a quanto pare, la seconda soluzione, cioè il recupero, costerebbe all’incirca un milione e mezzo di euro.
Il Comune li ha? Non mette nemmeno poche migliaia di euro per continuare il servizio dormitorio e spenderebbe un milione e mezzo per il recupero della Marsan?

La cosa grave è che questi dubbi e incertezze permangono a soli due mesi e mezzo dalla chiusura del dormitorio.

Claudio Castello sindaco di Chivasso

E TAGLIARE QUALCHE SPESA SUPERFLUA?

Possibile che un Comune con un bilancio di 53 milioni di euro di entrate non sappia proprio trovare 56.000 euro per allungare temporaneamente la vita del dormitorio?

Inevitabilmente si finisce col fare la domanda che può apparire demagogica ma forse è solo realistica: l’amministrazione non potrebbe rinunciare a spese non dico superflue ma almeno “rinunciabili” per un anno o due e destinare il denaro risparmiato al dormitorio?

Una sorta di “moratoria” temporanea delle spese non necessariecanti, balli, feste, viaggi di gemellaggio, teatro, musica, contributi inspiegabili ad associazioni – per consentire ad una amministrazione di sinistra di provvedere agli “ultimi”.

Nel febbraio scorso questo giornale commentava: “l’Amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Claudio Castello, ha previsto 56 mila euro per il dormitorio nel 2024 (già decurtati rispetto al recente passato), 28 mila nel 2025 e zero nel biennio 2026-2027. Parallelamente, salgono a 51.300 euro gli stanziamenti per la Stagione teatrale (dai 44.085 del 2024) e crescono quelli destinati a “Lampi d’estate” (da 18 mila a 31.350)”.

Certo la cultura è importante. Compresi teatro e musica. Ma non esistono solo teatro e musica per arricchire la propria cultura. Esistono anche i libri, leggere i quali è il primo e importante strumento di apprendimento. Chi non può permettersi di comprarli, i libri, può ricorrere all’accogliente ed efficiente biblioteca chivassese.

A distanza di due mesi dal nostro precedente articolo, diamo un’occhiata alle novità dell’albo pretorio sul sito del Comune.

Con Delibera di Giunta n. 68 del 27 marzo l’amministrazione assegna un contributo diretto e indiretto al Club Alpino Italiano per le “celebrazioni dei 50 anni di corsi della scuola di alpinismo e scialpinismo”.

Sono mille euro erogati al Club e altri circa 500 euro di mancati introiti del Comune dovuti alla concessione gratuita dei locali e all’assistenza tecnica a carico del Comune.
Ora, coloro che fanno alpinismo e scialpinismo fanno benissimo a farlo e si mantengono in salute. Ma esiste anche la salute dei 12 senzatetto, e il CAI, se vuole festeggiare i 50 anni ecc. ecc. può farlo pagando di tasca propria.

Sono sicuro che se il Comune chiedesse al CAI di rinunciare al contributo comunale perché l’amministrazione deve ammonticchiare, euro su euro, i soldi per il dormitorio, sono sicuro che il CAI capirebbe e rinuncerebbe.

Anzi, glielo chiediamo noi direttamente, così facciamo prima, considerata la velocità missilistica con la quale si muove l’amministrazione.

Capitolo gemellaggi: il 12 e il 13 aprile il sindaco Castello dovrebbe andare al gemellato Comune di Sabaudia per festeggiare il novantesimo compleanno di quella città.

Castello potrebbe stare a casa e far risparmiare il Comune: sono sicuro che l’accorto e diplomatico collega di Sabaudia capirebbe.

IL 25 APRILE DURA FINO A NOVEMBRE

Con delibera di giunta n. 71 del 27 marzo arriviamo al 25 aprile e al dolente capitolo ANPI.
Con questa delibera il Comune stabilisce di partecipare al bando “Azioni in libertà” di Città Metropolitana: un bando per ottenere finanziamenti da trasferire “ad associazioni, fondazioni, musei ed enti locali, per valorizzare la storia locale in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione”.

Il Comune ha messo intorno ad un tavolo l’ANPI, lo SPI-CGIL, Comuni e istituti scolastici del territorio. Insieme hanno elaborato un ricco programma di eventi e l’hanno mandato in Città Metropolitana.

Se lo approva, Città Metropolitana eroga dei contributi, ma non tutta quanta la spesa dell’ambizioso programma: anche il Comune deve contribuire, e in base alla delibera deve metterci 15.145 euro.

E se Città Metropolitana non approvasse il progetto?

L’accorta amministrazione chivassese ci ha già pensato. Se con Città Metropolitana andrà male, il Comune provvederà parzialmente a proprie spese all’allestimento di ben otto eventi o iniziative da aprile a novembre: un 25 aprile un tantino prolungato. Sempre in collaborazione con l’ANPI.

Non è chiarissimo, dalla lettura della delibera, quali sarebbero i costi a carico del Comune: forse circa 7.500 euro.

Pur sempre circa un quarto di quei 28.000 euro che l’amministrazione non ha voluto stanziare per prolungare di un anno l’attività del dormitorio.

Sono quasi sicuro che, se il Comune chiedesse all’ANPI di rinunciare ad alcuni di questi eventi, sempre per consentire al Comune di mettere insieme, euro su euro, il mucchietto di banconote a favore dei dodici “ultimi”, sono quasi sicuro che l’ANPI si ricorderebbe di cosa è stata prima di diventare quella che è.

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