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21 Giugno 2025 - 16:40
Mistero in Canavese: dov’è finito Orazio Cena? Una settimana senza risposte (foto d'archivio)
È calata la notte anche ieri, per l’ennesima volta, tra i rovi e la Dora. Una notte buia, carica di domande e priva di risposte. Le torce hanno continuato a illuminare la sterpaglia, gli occhi attenti dei cani addestrati hanno scrutato ogni centimetro di terra e d’acqua, annusato sentieri, cespugli, argini. Ma di Orazio Cena, 54 anni, di Mosche di Chivasso, ancora nessuna traccia. Come se si fosse dissolto nel nulla, inghiottito dalla notte di un venerdì di metà giugno. Come se la terra o l’acqua l’avessero risucchiato senza lasciare orme.
Tutto inizia venerdì sera. Orazio esce di casa a bordo della sua Ford, senza dire una parola, senza lasciare biglietti, messaggi, indizi. Un gesto qualunque, apparentemente, che non insospettisce nessuno. Ma non rientra. E le ore cominciano ad accumularsi come pietre, trasformandosi in giorni, in una settimana intera. Lunedì 16 giugno, arriva la prima svolta: l’auto viene trovata. È lì, ferma, chiusa, in fondo a una sterrata che si inoltra tra i campi e la vegetazione, a pochi metri dal ponte d’Ugliacco, lungo la provinciale tra Villareggia e Mazzè.
Un luogo appartato, nascosto, noto solo a pochi: pescatori, forse qualche camminatore, chi conosce bene le rive della Dora. Non è una strada che si imbocca per caso. È una lingua di terra battuta che corre parallela al fiume, in un punto in cui l’acqua accelera, lambisce rive impraticabili, taglia il verde con la forza della sua corrente. Più in là, i canali del naviglio d’Ivrea si diramano come vene nel bosco, e il terreno sale verso Moncrivello e le colline.
Appena scoperta l’auto, partono le ricerche. Una macchina imponente si mette in moto: i vigili del fuoco di Torino, i carabinieri di Caluso, le squadre cinofile con cani molecolari, i sommozzatori, l’elicottero Drago che sorvola la zona dall’alto, e ora anche i droni che perlustrano ogni metro quadrato di bosco e fiume. Decine di uomini e donne in divisa battono i sentieri, le rive, si inoltrano nei boschi, esplorano la vegetazione fitta, intricata, inospitale. A piedi, in barca, ovunque. Ma di Orazio, ancora niente.
Ricerche di vigili del fuoco (archivio)
Le ipotesi si moltiplicano. È scivolato nel fiume? Travolto dalla corrente e trascinato via, nascosto ora tra i tronchi e il fango? Si è perso nei boschi, disorientato, forse ferito? Ha avuto un malore? Ha deciso volontariamente di sparire? Nessuna pista è esclusa. Tutto è possibile. Ma ogni ora che passa assottiglia la speranza, aggiunge un tassello di inquietudine, un nuovo interrogativo senza risposta.
Il livello della Dora è alto, gonfio di piogge recenti. L’acqua corre veloce, pericolosa. I sommozzatori si tuffano, controllano, scandagliano, ma il fiume non restituisce nulla. Nessun oggetto, nessun segnale. Solo acqua e silenzio. Intorno, i tronchi galleggiano come fantasmi, i riflessi delle torce si spezzano sulle onde, e i boschi sembrano trattenere un respiro lungo, angosciante.
Nel frattempo, la famiglia aspetta. Non può fare altro. Aspetta con gli occhi gonfi e il telefono stretto in mano, appeso a una speranza che si sta consumando. Chi conosce Orazio Cena lo descrive come un uomo riservato, tranquillo, mai sopra le righe. Nulla, a quanto pare, lasciava presagire un gesto improvviso, un addio, una fuga. La sua sparizione è avvolta in un silenzio che pesa, denso come la boscaglia, opaco come l’acqua della Dora.
L’area delle ricerche è vasta. I sentieri da Villareggia a Moncrivello sono numerosi, amati da ciclisti e camminatori. Ma basta deviare di poco, e diventano trappole, labirinti naturali in cui è facile perdere l’orientamento. Di notte, si trasformano in abissi. Gli uomini della Protezione civile, i militari, i volontari perlustrano ogni angolo. Ma nessuna traccia. Nessun incontro. Nessuna testimonianza.
E allora resta solo una domanda, sempre più urgente, sempre più sorda nella testa di tutti: Dov’è finito Orazio Cena?
Finché ci sarà da cercare, nessuno si fermerà. Ma il tempo corre. E con lui, il timore che il mistero resti senza risposta.
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