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20 Giugno 2025 - 16:50
Nuove telecamere a Torino per controllare le aree più a rischio. Basteranno?
A Torino la sicurezza passa sempre più attraverso l’occhio delle telecamere. La Giunta comunale ha approvato oggi, 20 giugno 2025, il progetto di fattibilità tecnico-economica per l’installazione di 23 nuove postazioni di videosorveglianza nei punti considerati più delicati e problematici del territorio urbano. L’iniziativa rientra tra le misure previste dal Patto per la Sicurezza, e si affianca all’attività ordinaria della polizia locale e delle forze dell’ordine.
Le zone interessate dall’intervento sono alcune tra le più esposte a episodi di degrado o microcriminalità: Barriera di Milano, San Salvario, i giardini Luigi Maiocco, piazza Bengasi, via Nizza, corso Maroncelli, via Monferrato e piazza Gran Madre. Si tratta, in gran parte, di aree già attenzionate da tempo, sia per segnalazioni dei cittadini sia per la presenza ricorrente di episodi di spaccio, vandalismi o disturbo della quiete pubblica.
«È un tema su cui come assessorato alla Sicurezza abbiamo iniziato a lavorare già da diversi mesi per rispondere a una necessità di maggiore presidio del territorio, con un'attenzione particolare per alcune zone, individuate anche con l'aiuto dei cittadini e delle loro segnalazioni», ha spiegato l’assessore Marco Porcedda, sottolineando che il progetto è nato da un ascolto diretto del tessuto cittadino.
«Siamo soddisfatti di riuscire a presentare oggi un progetto che, nell'ambito delle competenze dell'amministrazione comunale, risponda alle necessità della città e costituirà un ulteriore supporto all'attività delle forze dell'ordine», ha aggiunto Porcedda. Le nuove telecamere, una volta attive, saranno collegate a un sistema accessibile sia alla polizia municipale sia alle altre forze di polizia, che potranno utilizzarle per le attività di prevenzione e contrasto dei reati.
L’intervento ha un costo complessivo di 250mila euro, per la cui copertura il Comune intende richiedere un finanziamento ministeriale, seguendo la strada già intrapresa da molte amministrazioni italiane che puntano sulla videosorveglianza come strumento di deterrenza e controllo.
La scelta delle zone non è casuale. In particolare, Barriera di Milano resta da anni al centro di attenzioni istituzionali, operazioni straordinarie e denunce da parte dei residenti. Lo stesso vale per San Salvario, quartiere vivace ma da sempre attraversato da tensioni notturne, e per piazza Bengasi, dove la recente apertura della nuova stazione della metro ha evidenziato la necessità di un controllo più capillare anche nelle ore serali.
In via Nizza e corso Maroncelli si sono moltiplicate, negli ultimi mesi, le segnalazioni relative ad assembramenti molesti e degrado urbano. Più simbolica, ma non meno significativa, l’attenzione verso piazza Gran Madre e via Monferrato, zone ad alta frequentazione turistica, dove si vuole coniugare tutela del decoro con esigenze di sicurezza urbana.
L’amministrazione comunale, con questa mossa, intende rafforzare la propria presenza nei quartieri anche attraverso la tecnologia. Se da un lato c’è chi plaude all’idea di “più occhi” per presidiare il territorio, non mancano però le perplessità: una parte della cittadinanza chiede che all’aumento delle telecamere corrisponda anche un reale presidio umano, fatto di pattuglie e interventi rapidi, non solo di sorveglianza a posteriori.
Il dibattito è aperto. Ma per ora, Torino punta su una rete sempre più estesa di occhi elettronici, nella convinzione che la prevenzione debba iniziare anche dallo sguardo invisibile ma costante della videosorveglianza.
Immagine di repertorio
Torino sta puntando sempre più sulla tecnologia per combattere la microcriminalità e offrire sicurezza ai propri cittadini. Ma le nuove telecamere, per quanto sofisticate e numerose, sollevano una domanda: sono sufficienti senza un parallelo aumento della presenza umana sulle strade?
Negli ultimi anni la città ha investito in sistemi all’avanguardia: progetti come il "Grande Fratello" di Barriera di Milano, semafori sorvegliati dai T‑Red, ZTL sempre più monitorate e ora 23 nuovi occhi elettronici nelle aree sensibili. Tuttavia, spesso a precedere o accompagnare queste operazioni non si è vista una presenza costante “dal vivo”: agenti in strada, pattuglie a piedi, dialogo diretto con comunità di quartiere.
È legittimo aspettarsi che un sistema tecnologico serva al supporto delle forze dell’ordine, non a sostituirle. E se le telecamere sono utili per rilevare e registrare, il cuore delle misure efficaci resta nel controllo quotidiano e nelle risposte tempestive. Senza un presidio umano attivo, l’occhio elettronico rischia di restare uno strumento di registrazione, non di deterrenza attiva.
Inoltre, i cittadini meritano trasparenza circa l’utilizzo delle immagini, le modalità di accesso e conservazione, e le garanzie sulla privacy. La legge e il Garante della Privacy impongono vincoli che devono essere rispettati con scrupolo, soprattutto se si va oltre la semplice sorveglianza: pattern recognition e algoritmi avanzati richiedono equilibrio tra sicurezza e diritti individuali .
Torino sta investendo sulla sicurezza, e questo è positivo. Ma è il momento di valutare l’efficacia dell’approccio: le telecamere devono integrarsi con la presenza sul campo, che significa agenti, pattuglie, presidio reale, dialogo con le comunità. Solo così le innovazioni non restano una promessa, ma diventano parte di una sicurezza concreta, sentita e vissuta da tutti i cittadini.
La presenza di agenti rimane insostituibile. Immagine di repertorio.
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