Aveva occhi azzurri, pelle chiara, capelli scuri e tratti marcati. E visse in Europa oltre diecimila anni fa, durante il Mesolitico. A ridare un volto a questa antichissima donna è stato un team di ricercatori guidato dall’archeologa Isabelle De Groote, dell’Università di Gand, grazie all’analisi del DNA conservato nel suo cranio, ritrovato tra il 1988 e il 1989 in una cavità rocciosa del Belgio, nota come grotta di Margaux, nella valle del fiume Mosa.
Si trattava di un sito funerario atipico, composto esclusivamente da sette-dieci donne adulte, i cui resti erano coperti da ocra rossa e accompagnati da pietre e oggetti lavorati. Una disposizione rituale, probabilmente legata a pratiche spirituali complesse. Secondo gli studiosi, si trattava di sepolture selettive, forse destinate a figure di rilievo nella comunità, custodi di conoscenze o depositarie di ruoli simbolici.
La donna, la cui età al momento della morte è stimata tra i 35 e i 60 anni, apparteneva al gruppo genetico noto come WHG (Western Hunter-Gatherers), lo stesso dell’Uomo di Cheddar, ritrovato in Inghilterra. Ma a differenza di quest’ultimo – che secondo le ricostruzioni avrebbe avuto pelle scura e occhi chiari – il suo aspetto era molto diverso: carnagione chiara e occhi azzurri. Un dettaglio che, secondo i ricercatori, mette in discussione l’idea di una popolazione mesolitica omogenea dal punto di vista fenotipico.
Lo studio, pubblicato da più fonti internazionali, sottolinea come la varietà nel colore della pelle e nei tratti somatici fosse già presente 10.500 anni fa, molto prima dell’avvento dell’agricoltura e delle migrazioni neolitiche. Una scoperta resa possibile grazie all’eccellente stato di conservazione del materiale genetico, che ha permesso di ottenere un ritratto accurato, sia biologico che culturale.
Accanto ai resti umani, nella grotta sono stati rinvenuti anche utensili litici, ossa di pesce, noccioli carbonizzati e resti di animali, a testimoniare un ambiente di vita semi-nomade, basato sulla pesca stagionale, la raccolta di frutti e il movimento tra paludi e foreste. L’ocra rossa, elemento ricorrente nelle sepolture antiche, veniva probabilmente usata per marcare il passaggio alla morte o per proteggere il corpo secondo credenze rituali. Questa scoperta non solo aggiunge un tassello importante alla conoscenza del Mesolitico europeo, ma mette in luce la centralità del ruolo femminile all’interno di certi gruppi.