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20 Giugno 2025 - 09:42
Insulti al campus antimafia: a San Giusto Camavese contestata l'iniziativa di Libera
A San Giusto Canavese, durante un incontro pubblico ospitato da Libera, un grave episodio di intolleranza ha turbato l’atmosfera del campus estivo dedicato alla formazione antimafia. Alcuni partecipanti hanno rivolto insulti all’indirizzo dell’iniziativa, minando il clima di impegno e riflessione che l’associazione guidata da don Luigi Ciotti promuove da anni in tutto il Paese.
L’episodio è stato reso noto venerdì 20 giugno, durante la presentazione del libro “Mi chiamo Marco e sono un testimone di giustizia” di Davide Mattiello, già parlamentare e attivista, da sempre impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. È stato lui stesso ad annunciare l’intenzione di procedere con una denuncia formale, condannando pubblicamente quanto accaduto.
Secondo quanto riportato, il gesto ha avuto luogo nel contesto di una giornata formativa pensata per avvicinare i giovani alla cultura della legalità, in un territorio che, sebbene spesso percepito come periferico rispetto alle dinamiche mafiose, non è affatto immune da fenomeni di infiltrazione o da atteggiamenti di ostilità verso chi si oppone alle logiche del silenzio e della complicità.
Mattiello ha spiegato che l’educazione è l’arma più potente per contrastare l’indifferenza: «Un comportamento del genere va condannato senza esitazione. È fondamentale che i ragazzi sappiano cosa sono le mafie, come operano, e che capiscano che la loro esistenza dipende anche da certi silenzi o da certe prese di distanza dai percorsi di consapevolezza». Le sue parole trovano eco in un contesto nazionale in cui, secondo gli ultimi rapporti della Direzione Investigativa Antimafia, i gruppi criminali tentano sempre più spesso di penetrare nel tessuto economico anche del Nord Italia, Piemonte incluso.
Nel Canavese, la presenza di beni confiscati, di imprese collegate a soggetti indagati e di operazioni sospette nel comparto edilizio o agricolo, rappresenta un campanello d’allarme che va preso sul serio. Iniziative come quella di Libera, dunque, non sono solo momenti simbolici, ma occasioni concrete di resistenza culturale.
La comunità locale è ora chiamata a una risposta coesa. Le istituzioni, in primis, dovranno assumersi il compito di tutelare questi percorsi, mentre il mondo scolastico e associativo deve continuare a farsi promotore di valori civili forti, resistendo alla tentazione del quieto vivere. Come ha sottolineato lo stesso Mattiello, «Non possiamo abbassare la guardia. I segnali, anche se piccoli, vanno colti e affrontati subito».
Nel frattempo, il campus prosegue, tra testimonianze, laboratori e momenti di confronto. Le offese ricevute non hanno fermato il lavoro educativo, ma anzi sembrano aver rafforzato la volontà di proseguire con maggiore determinazione. Perché anche nei territori apparentemente tranquilli, la lotta alle mafie inizia dalle parole giuste, dette nel momento giusto.
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